5 luglio 2013

La storia di Zijo Ribic

Noi rom siamo uomini, donne e bambini come tutti gli altri e la mia voce sarà sempre alta per ribadirlo

di Carlotta Morgana

da TUZLA (Bosnia) – E' diventato il portavoce di ottomila fantasmi che chiedono giustizia, vittime della ferocia criminale dei boia di Mladic e dell'ignavia di chi ha girato la testa dall'altra parte. Assassini  che nel 1992 hanno fatto diventare Srebrenica, nella Bosnia musulmana, una nuova Auschwitz. Zijo Ribic ha ventotto anni ma lo sguardo di un uomo senza età, perso nell'angoscia profonda che scandisce ogni attimo della sua esistenza. Eppure, questo ragazzo dall'aspetto fragile, ha tirato fuori tutto il coraggio che non hanno avuto uomini ben più forti di lui e ha denunciato i massacratori dei suoi genitori e dei suoi fratelli, annientati in una delle giornate più orribili della storia europea del Novecento. Li ha riconosciuti uno per uno e, grazie a un centro coordinato dalla sociologa Natasha Kandic, nato proprio per far luce sulle responsabilità individuali di quell'orrore,  è riuscito a portarli davanti ai giudici. .
Lo scorso gennaio, dopo un processo durato quattro anni, il Dipartimento per i crimini di guerra della Corte superiore di Belgrado  ha condannato sette membri del gruppo paramilitare di Simo Bogdanovic detto a pene detentive che vanno da 2 a 20 anni per crimini di guerra contro i civili nei villaggi del comune di Zvornik. Il gruppo di sette membri è stato condannato a pene per un totale di 73 anni di carcere. . La storia terribile del sopravvissuto Ribic inizia in una calda giornata dell'estate 1992. E' il 12 luglio e lui vive sereno i suoi otto anni con la sua grande famiglia in un villaggio rom, nella Bosnia musulmana. Racconta Zijo:  .
 Tre anni ci sono voluti a Zijo per rimettersi dalle ferite del corpo, mentre per quelle dell'anima non gli basterà tutta la vita. Racconta ancora: .  Purtroppo, se la crisi morde duro al di qua dell'Adriatico, in Bosnia è ancora più difficile sbarcare il lunario e il ritorno alla normalità resta ancora un traguardo lontanissimo. . Una memoria che si concretizza in cene-evento in cui Ribic serve piatti della cucina bosniaca mentre racconta gli accadimenti tragici del 1992. A fine serata  viene proiettato un documentario sulla sua storia girato dal regista bosniaco canadese Michael Jovic. Sono tante le associazioni, tra le quali la bolzanese Alexander Langer, e alcuni singoli cittadini che hanno conosciuto la terribile vicenda umana di questo ragazzo, già protagoniste  di tali cene (o pranzi), da Milano a Venezia, da Bergamo a Robecco sul Naviglio, da Bologna a Rimini. Ma non basta. Trovare sempre più modi per  accendere i riflettori su uno scorcio terribile del nostro presente è un dovere di tutti. Perché davvero quei fatti siano un capitolo chiuso per sempre.

Chi volesse aiutare Zijo Ribic scriva a carlotta.morgana@virgilio.it

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