12 marzo 2013

Far fiorire il seme dell'altruismo

Vogliamo riproporre un articolo scritto qualche decennio fa, che ripercorre ed approfondisce molto bene alcuni elementi fondamentali per una giusta interpretazione dell'Educazione del Carattere.

Per poter fiorire in un bambino il seme dell'altruismo ha bisogno di essere nutrito dall'amore altruista dei suoi genitori.

di Julius SegalI

Il piccolo Mark di 13 mesi sta divorando la propria cena quando suo padre torna stanco dal lavoro e si butta sulla sedia di fronte a lui. Mark subito sposta la sua attenzione dalla cena al padre e cerca di fargli mangiare il proprio cibo ancora nel piatto.
David che ha due anni incidentalmente urta la testa di una compagna di giochi. Appare disperato e immediatamente la bacia e la consola. "Ti ho fatto male?" dice "per favore non piangere".
Anne, che ha solo 21 mesi si accorge che sua madre è turbata e piange dopo un litigio con suo marito. Sale allora in grembo alla madre e comincia ad offrirle conforto, strofinando il proprio viso contro il suo, baciandole la fronte e ripetendo "hi?" fino a che ottiene in risposta un "hi" e un sorriso. Questi tre episodi sono solo alcuni dei numerosi riportati dalle psicologhe americane M. Radke — Yarrow e C. Zahn — Waxler le quali hanno dedicato 10 anni allo studio del comportamento altruistico dei bambini — ossia il comportamento inteso ad aiutare qualcuno che ne abbia necessità. Dalla loro ricerca all'Istituto Nazionale della Salute Mentale di Bethseda-Maryland è emerso che Anne, David e Mark non sono ne angeli venuti dal cielo ne aberrazioni della natura umana.
Tutti i bambini mostrano sorprendenti istinti di generosità e atti di compassione generosa. Contrariamente a quanto molti credono la nostra vita non inizia come quella di piccole creature totalmente egoiste, ma possediamo una capacità incredibilmente sviluppata di preoccuparci per gli altri e di aiutare coloro che ne hanno bisogno.
Non che i bambini non abbiano anche un lato più oscuro. Come i genitori ben sanno essi possono essere narcisisti ed ostili. Come in ogni adulto l'egoismo può coesistere con l'altruismo, l'auto-indulgenza con il sacrificio. Per i genitori comunque il problema è: "Come possiamo incoraggiare il lato positivo della natura dei bambini?" Come possiamo nutrire l'apparentemente istintivo sentimento di preoccupazione per gli altri che i giovanissimi hanno verso i loro simili?
Da vari studi sull'argomento prendiamo alcuni suggerimenti che possono aiutare i nostri figli a diventare persone generose e sensibili verso le necessità degli altri esseri umani.

II comportamento verso gli altri
Le discussioni teoriche circa la gentilezza umana; per quanto convincenti, possono fare molto meno per incoraggiare l'altruismo rispetto al vostro messaggio di genitori. Nella casa della mia infanzia ho presto imparato che ero giudicato in base al mio comportamento verso i miei amici piuttosto che per la mia pagella.
Mia madre non ha mai imparato le regole del baseball, ma non aveva dubbi sulle regole della vita. Dalla sua finestra della cucina osservava i nostri giochi e se uno di noi maltrattava un altro bambino la sua reazione era rapida e inequivocabile. Era chiaro per noi che se ci comportavamo così eravamo seriamente nei guai. Le ricerche moderne dimostrano che gli istinti di mia madre erano giusti. L'approccio efficace, concludono, non è dispensato in maniera calma e ragionata, attenta¬mente studiata per insegnare al bambino, ma è imposto emozionalmente, a volte severamente, spesso con la forza.
Non c'è nulla di studiato in un messaggio materno verso bambini che manifestino una tendenza ad atteggiamenti del tipo "io per primo". La madre non accetta alcuna scusa e fa chiaramente sapere al bambino qual è la sua visione della gentilezza umana.
Evidentemente i bambini imparano molto più velocemente a preoccuparsi per gli altri quando, al di là di ogni dubbio, questo appare di fondamentale importanza per i loro genitori. Non nascondete perciò i vostri valori, affermate con forza quanto sono importanti per voi la gentilezza e la considerazione tra le persone.

Perché è importante l'attenzione verso gli altri
Le reazioni emotive, da sole, non sono comunque sufficienti. Diverse ricerche concordano nell'affermare che lo sviluppo dell'altruismo necessita da parte dei genitori di una chiara spiegazione delle ragioni per cui essi attribuiscono importanza all'aiutarsi reciprocamente piuttosto che farsi del male. Il sentimento deve essere accompagnato dalla persuasione. Questo significa che è necessario prendere del tempo per spiegare ai bambini le conseguenze del nostro comportamento verso gli altri.
Ci sono occasioni in cui l'interesse egoistico può superare anche il migliore istinto del più generoso dei bambini. In questi momenti i bambini hanno bisogno di udire una voce autorevole che spieghi loro quello che può significare per le altre persone il loro errore. Ad esempio: "Guarda, Marco sta piangendo perché non hai voluto dargli un po' del tuo dolce" oppure "Non è bello quello che hai detto! Paolo adesso è infelice perché lo hai offeso". I genitori che reagiscono in modo chiaro agli atteggiamenti egoistici dei propri figli incoraggiano lo sviluppo dell'empatia ossia della capacità di sentire realmente i sentimenti altrui come fossero i propri. Questa capacità di identificarsi con la "vittima" è fondamentale. A qualsiasi età saremo capaci di comportarci altruisticamente solo se avremo imparato a sentirci personalmente legati alle altre persone e perciò direttamente responsabili del loro benessere.
Quando io e i miei amici eravamo bambini vedevamo che gli adulti prendevano regolarmente gli spiccioli attentamente conservati in una "cassetta del¬la carità" per offrirli a chiunque bussasse alla porta in cerca di aiuto.
La possibilità che mio padre aveva di pagare l'affitto veniva messa in dubbio ogni mese, ma non fu mai messa in dubbio la sua prontezza nell'aiutare coloro "che stanno anche peggio di noi".
Queste azioni stabiliscono uno standard tangibile per i nostri figli.
Una delle cose più chiaramente dimostrate dalle ricerche in questo campo è che se si vuole trasmettere un comportamento altruistico c'è bisogno di modelli altruistici.
Secondo lo psicologo David Rosen-han della Stanford University se i genitori si comportano in maniera altruistica i figli faranno altrettanto anche se è stato loro predicato l'egoismo. Quando c'è una contraddizione tra gli insegnamenti e le azioni dei genitori i bambini si adegueranno agli esempi che ricevono piuttosto che alle parole che sentono. Come ho sentito dire dal rabbino Lyle Fishman di Chavy Chase-Maryland "Nell'infanzia la preoccupazione per gli altri è sentita piuttosto che insegnata".
Le dimostrazioni di interesse altruistico non devono essere riservate alle occasioni speciali come nel periodo di Natale. Al contrario le azioni di questo tipo devono essere avvenimenti naturali fermamente inseriti nella vita della famiglia. In altre parole i bambini avranno più facilità a comportarsi in modo altruistico se i loro genitori sono altruisti in modo attivo.
Non è un insegnamento nuovo. Il rabbino Fishman dice che l'antica esortazione biblica ad insegnare gli standards di comportamento "diligentemente ai bambini" era molto chiara sulle tattiche da usare. Piuttosto che lezioni da impartire ad orari ed in luoghi stabiliti, gli insegnamenti dovevano essere impartiti in continuazione "quando siedi nella tua casa, quando cammini per la via, quando ti corichi e quando ti alzi". Gli antichi avevano evidentemente compreso ciò che la psicologia oggi conferma: "Per mettere radici lo spirito altruista deve essere parte del tessuto familiare di ogni giorno e non solo occasionalmente".

Il valore dell'emulazione
"Parlando di altruismo — afferma Radke Yarrows — i genitori non devono sentire che la loro è l'unica influenza. Ci sono altre forze importanti fuori dalla loro casa".
Può essere importante, ad esempio, che un bambino abbia rapporti continuativi con altri bambini che sono gentili. Consideriamo questo esperimento:
Gli psicologi W.W. Hartup e B. Coates dell'università del Minnesota hanno chiesto ad un gruppo di bambini in età prescolare di guardare un loro coetaneo mentre cercava di comporre un semplice puzzle. Per ogni tessera messa al posto giusto, il bambino riceveva in premio sei caramelle che poteva conservare in due vasi diversi, uno per lui e l'altro per un suo compagno.
Agendo su istruzione dei ricercatori il bambino metteva ogni volta cinque caramelle nel vaso appartenente all'altro bambino.
Dopo aver osservato questo modello di comportamento generoso i bambini furono chiamati a giocare a loro volta. I risultati furono sorprendenti. Coloro che avevano osservato il modello altruistico condividevano maggiormente le proprie caramelle rispetto ai bambini che non lo avevano fatto. Quindi l'assistere ad un semplice atto di generosità stimola qualsiasi bambino ad un comportamento simile.

I bambini tendono ad emulare il comportamento generoso anche quando lo osservano in televisione e non nella realtà. Secondo l'Istituto Nazionale Americano per la Salute mentale "I bambini che osservano comportamenti altruistici alla televisione diventano a loro volta più altruisti".
Le ricerche mostrano ad esempio che allo stesso modo in cui, vedendo spettacoli violenti alla TV si può essere stimolati ad avere un comportamento aggressivo, la visione di azioni "socialmente positive" può avere l'effetto opposto, ossia può incoraggiare comportamenti come il condividere le cose con gli altri, l’aiutare il prossimo e così via.
Quindi ha senso non solo limitare la visione della violenza televisiva, ma anche incoraggiare i bambini a guardare programmi intesi a portare alla luce quei sentimenti di tenerezza e generosità che i bambini possiedono.
Anche i libri possono essere di aiuto, anche se dobbiamo tristemente constatare che è sorprendentemente difficile trovare libri per ragazzi che evidenzino comportamenti altruistici. Le storie di vite altruistiche sono importanti per i giovani di oggi. Esse esaltano la vita di uomini e donne che si sono veramente dedicati agli altri — quelle figure carismatiche di cui io e i miei compagni di scuola abbiamo sentito parlare da bambini, ma che non è facile osservare nella società contemporanea.
I bambini di oggi sono costantemente bombardati dalle immagini di gente "famosa". Una infinità serie di celebrità appare ogni giorno in televisione o sulle copertine dei giornali. Ma non è sempre facile individuare quando la fama è realmente meritata. Non è facile per i giovani riconoscere i "buoni".
Non stancatevi comunque di cercare opportunità per far conoscere ai vostri bambini quei personaggi che danno un esempio di cura verso gli altri e per incoraggiare in loro sentimenti di identificazione con queste figure. Non perdete occasione per parlare con ammirazione di quelle persone che considerate modelli di generosità e interesse altruistico. Raccontate loro le storie degli eroi dello spirito allo stesso modo in cui parlate loro degli eroi della scienza, dello sport o del cinema.
Non c'è ragione per cui non possiamo esaltare Madre Teresa o Martin Luther King allo stesso modo in cui vengono esaltati Madonna o Michael Jackson.

Ricompensare i vostri figli per le azioni generose
Non è sempre facile come sembra ricompensare i propri figli per i loro atti d'altruismo. Spesso è molto più facile accorgersi dei problemi che il bambino crea piuttosto che delle cose buone che fa e non rispondiamo alle azioni positive dei bambini con la stessa intensità emozionale con cui reagiamo verso i loro capricci o le loro disobbedienze.
Sfortunatamente perciò gli atti umani e generosi dei ragazzi spesso non ottengono alcun riconoscimento da parte nostra. Inoltre i gesti gentili dei bambini sono fatti di sovente senza enfasi.
Consideriamo per esempio due casi riportati dagli psicologi D.E. Papalia e S. Wendkos Olds nel loro libro "Sviluppo umano".
Nel parco una bambina di 9 anni sta mangiando un panino con il tonno — il suo cibo preferito — quando vede un uomo malvestito frugare in un bidone della spazzatura; senza esitazione si avvicina e gli regala il proprio cibo. Un'altra bambina, di undici anni, arriva in ritardo a scuola perché si è fermata ad aiutare una donna che è caduta per la strada fermandosi con lei fino a che non è arrivata una persona adulta.
Spesso i genitori non si accorgono che i loro figli hanno agito con genuina gentilezza verso un altro essere umano e perciò questi gesti non vengono valorizzati. E saggio quindi essere attenti a recepire questi segni di preoccupazione per gli altri, anche se sono piccoli e una volta trovati è bene riconoscerne il valore e lodarli. Anche un bambino generalmente poco incline verso gli altri può agire occasionalmente con una grande considerazione per essi.
Il compito del genitore è allora dare riconoscimento al bambino per quell'atto di generosità. Per esempio un padre può dire: "Ho visto come hai aiutato quel bambino che è caduto. Sei stato molto gentile e sono orgoglioso di te per questo" oppure "Hai fatto una cosa molto bella quando hai offerto il tuo posto sull'autobus a quella donna anziana".
I bambini hanno bisogno di capire la gioia e l'orgoglio che ci fanno provare quando agiscono in maniera altruistica.

Create le opportunità
Un comportamento generoso può condurre ad una attitudine generosa più spesso che non il contrario. Questo è dovuto al fatto che un atto di benevolenza spesso dà origine a sentimenti di soddisfazione e di auto-realizzazione che fungono a loro volta da stimolo a comportarsi in maniera generosa. I bambini hanno bisogno di sentire quello speciale senso di soddisfazione che provano quando li incoraggiamo a condividere il cibo con qualche persona bisognosa — ad esempio — oppure a scrivere una lettera ad un compagno ammalato o a condividere ciò che hanno con il loro prossimo. In effetti l'atto altruistico possiede già di se stesso la sua ricompensa psicologica.
Tra le tante toccanti scene di altruismo infantile riportate dai ricercatori la seguente riguarda la reazione di un bambino di quattro anni alla notizia della morte della madre di una sua amica: "Quando Carla sarà grande e le chiederanno chi era sua madre dovrà rispondere che non lo sa. Questo mi fa piangere".
Cosa ispira un bambino a crescere preoccupandosi per il destino degli altri in un modo così profondo?
Secondo gli psicologi Paul Mussen e Nancy Eisemberg-Berg lo zelo con cui un bambino pratica l'altruismo dipende dall'esistenza di un solido legame tra il bambino e la madre. E da questa base sicura che un bambino può avventurarsi oltre e prestare attenzione agli altri piuttosto che essere cronicamente preoccupato per le sue necessità e i suoi desideri non soddisfatti. Quando sei un bambino che tenta di ottenere la cura di un genitore disperatamente lontano non hai energia sufficiente per pensare a coloro che ti stanno intorno.
Quando i bambini sono i beneficiari della cura dei genitori, del loro sacrificio e della loro comprensione, sono più facilmente portati a comportarsi allo stesso modo vergo gli altri.
Nessuna delle tattiche sin qui suggerite funzionerà in assenza di questo legame indistruttibile tra genitore e figlio. Per poter fiorire il seme di altruismo che si trova nel cuore di ogni bambino ha bisogno di essere nutrito dall'amore altruista dei propri genitori.


Ma attenti ai sensi di colpa
Possono i bambini preoccuparsi troppo? La risposta è sì. Alcuni ragazzini sembrano essere costantemente pronti a sacrificare il proprio interesse in favore degli altri, come se la loro stessa sopravvivenza dipendesse da quello che possono fare per rendere felici le altre persone.
Questi bambini sono spesso definiti dai propri genitori "troppo buoni per essere veri". Essi hanno una capacità fuori dal comune di stare un passo avanti rispetto ai desideri, alle necessità o anche ai sogni dei propri genitori non solo rispondendo alle loro richieste di aiuto ma addirittura anticipandole. "Eccezionale" potete dire "vorrei che mio figlio fosse così".
Il problema comunque si trova nel motivo alla base di questo comportamento dei bambini. Per molti "piccoli santi" la causa non è tanto un dolce altruismo ma piuttosto una grande ansia. Le loro azioni altruiste sono fatte per paura piuttosto che con devozione. In realtà sembrano temere che, senza la loro costante disponibilità il mondo crolli.
Bambini così, ad esempio, sembrano sentirsi personalmente responsabili di fare qualcosa per far cessare i contrasti tra i propri genitori o anche tra i loro fratelli maggiori. Sentendo attriti nella propria famiglia divengono sollecitati pacieri. Come giovani diplomatici fanno la spola con sollecitudine tra gli adulti offrendo favori che, sperano, riporteranno l'ordine ed eviteranno il caos. "Se osservate obiettivamente — afferma uno psicologo infantile — questi bambini sembrano agire con consapevolezza ed empatia. Ma se li guardate bene danno così tanto che finiscono per dare anche se stessi".
Inoltre per alcuni bambini i problemi dei propri coetanei generano dolorose apprensioni. Sentendo che qualche altro bambino sta soffrendo — che subisce abusi o è abbandonato, che vive in povertà o nello squallore, o che nasce già tossicodipendente — si identificano con le vittime fino a deprimersi profondamente.
I nostri figli dovrebbero essere motivati ad aiutare ad alleviare il dolore altrui ogni volta ed in ogni circostanza in cui ciò sia possibile. Questo non significa però che debbano sentire il "senso di colpa del sopravvissuto" se sono stati fortunati abbastanza da non dover subire le tragiche circostanze in cui altri si trovano.
I bambini portati a sentirsi troppo responsabili per ciò che succede attorno a loro dovrebbero avere una opportunità di discutere la cosa.
Spesso il semplice fatto di parlarne pone loro nella giusta prospettiva — specie se i genitori stessi colgono l'occasione di rassicurarli che, sebbene ognuno di noi possa fare qualcosa, non c'è nulla che debba gravare sulle spalle di una sola persona. Bisogna cercare di tenere i bambini al di fuori dei problemi della famiglia siano essi finanziari, coniugali o relativi alla salute, poiché questi vanno al di là della loro responsabilità. E soprattutto va evitata la tentazione di usare sistemi che possano indurre sensi di colpa quando i bambini ci portano al limite della pazienza.
Una cosa di vitale importanza è insegnare ai bambini a prendersi cura degli altri, ma a farlo con amore e serenità e non con ansia e senso di accusa verso se stessi.

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