23 febbraio 2013

UNA BUSSOLA PER LA SCIENZA


Shamsher Ali, fisico alla Dhaka University, Dhaka, Bangladesh. Questa relazione è stata presentata all'Assemblea delle Religioni del Mondo, tenutasi nel novembre 1985 a McAfee negli Stati Uniti e patrocinata dalla International Religious Foundation, associazione nata su ispirazione del Rev. Moon. Temi quanto mai attuali. Riproponiamo questo articolo come fonte di riflessione.

Lo sviluppo tecnologico e l'etica umana nella prospettiva di uno scienziato e uomo di fede musulmano

La scienza ha un valore grande, indispensabile per la nostra vita, ma da sola non basta. Bisogna conoscere in che direzione devono essere fatte le sue applicazioni. E sono i sistemi di valori offerti principalmente dalle religioni che potrebbero indicare questa direzione.


Un motore fisico è facile da costruire, ma il motore etico, che dovrebbe guidare l'attitudine dell'uomo verso la vita e il suo ambiente, non si può sviluppare dall'oggi al domani.
Mai prima d'ora nella storia, l'umanità si è trovata di fronte a così tante situazioni ironiche e tra queste, alcune delle più impressionanti, le troviamo nel campo nella scienza e della tecnologia.
Innanzitutto, parlando come un musulmano, studioso di scienze naturali, che ha fede tanto nella scienza che nel-la religione, riconosco la grande ironia, che, quantunque la religione abbia spinto l'uomo a sviluppare la scienza e la tecnologia per "aver il dominio", ora - dopo aver ottenuto solo una limitata conoscenza scientifica e tecnologica tanti scienziati si stanno allontanando dalla religione.

In secondo luogo scienza e tecnologia si sono evolute come strumenti di cambiamento e si è pensato che, col progredire del loro sviluppo, sarebbero state applicate in maniera eguale a tutta l’umanità nel suo insieme. Oggi, tuttavia, ci troviamo nella situazione in cui una parte del nostro pianeta di tecnologia e di scienza ce n'è fin troppa mentre da altre parti si soffre per la loro mancanza. Gli esperti dello sviluppo classificano i membri della famiglia umana in diverse categorie usando appellativi del tipo "progrediti", "il Nord e il Sud" e via dicendo. All'inizio molti pensavano che scienza e tecnologia potessero essere utilizzate per colmare la lacuna esistente fra queste diverse società e che, col progredire della tecnologia, la loro distanza si sarebbe ravvicinata. Invece, l'esperienza ha provato esattamente il contrario.
Una terza ironia, relativa all'impegno dell'umanità nel campo scientifico e tecnologico è emersa quando l'uomo, dopo aver usato in nome del progresso alcune delle sue tecniche scientifiche per conquistare la natura, ha dovuto poi cominciare a preoccuparsi per ristabilire l'equilibrio ecologico della stessa.
In questo processo l'uomo si è reso conto che la natura non si può conquistare in modo incontrollato e che, in ultima analisi, anch'essa risponde con le sue "rappresaglie". Tuttavia, spesso questa scoperta anziché influire sulle azioni di quelle persone che provocano effettivamente uno sconvolgimento nella natura, è venuta a ricadere, con le sue implicazioni, proprio sulle spalle di quei settori più poveri dell'umanità il cui sviluppo tecnologico non è ancora stato avviato. Volendo fare la lista delle ironie umane, si potrebbe continuare all'infinito, ma io voglio fermarmi qui per riesaminare quei problemi che ho appena sollevato. Dobbiamo indagare nel nostro cuore per scoprire dove abbiamo sbagliato.
Io non intendo sminuire il valore della scienza, e a questo proposito lasciatemi ricordare la storia di quel monaco orientale che un bel mattino, facendo un discorso ai suoi fedeli in un monastero, disse a un certo punto: "C'è una chiave che apre i cancelli del Cielo". I fedeli pensarono allora che il monaco avrebbe delucidato i vari modi per ottenere questa chiave, ma quello che disse subito dopo li lasciò esterrefatti. Il monaco infatti dichiarò: "La stessa chiave apre anche i cancelli dell'Inferno". Allora sorse il dilemma: "È meglio dunque lasciar perdere questa chiave in quanto comporta il rischio di entrare nell'Inferno? Ma se è meglio lasciar stare questa chiave, allora come si può entrare in Cielo?". La risposta non è che si deve evitare questa chiave ma che, oltre a conquistarsela, occorre conoscere quali sono i cancelli del cielo e quali quelli dell'inferno.

Scienza e religione
La stessa cosa vale quando si considerano la scienza e la tecnologia. La scienza gioca proprio il ruolo di questa chiave. Essa è indispensabile ma, come quella chiave, da sola non basta. Bisogna conoscere in che direzione devono essere fatte le sue applicazioni. E sono i sistemi di valori offerti principalmente dalle religioni che potrebbero indicare questa direzione. Quindi è proprio nel rivolgersi alla religione anziché nell'allontanarsene, che gli scienziati possono essere aiutati a trovare il modo di applicare i risultati delle loro ricerche per portare dei miglioramenti all'umanità. Sia gli scienziati che i teologi dovrebbero far sì che non esistano conflitti reali fra religione e scienza. Qualsiasi apparente contrasto nasce dall'incapacità di capire, a livello profondo, il significato dei principi scientifici nonché dei presupposti religiosi.
La religione stessa ha promosso la ricerca della verità nei livelli più profondi della natura ed io sono tremenda-mente commosso dalle prime parole della rivelazione coranica "Iqra" o "Leggi", cui fanno immediatamente seguito gli insegnamenti di Dio sui segreti sconosciuti all'uomo. Se leggere, scrivere e scambiare opinioni sono considerati come il mezzo più alto per accumulare conoscenza, è ovvio che Dio abbia messo enfasi sull'acquisizione del sapere scientifico e tecnologico. Più e più volte nel sacro Corano si chiede all'uomo di meditare sulla Creazione per scoprire la natura delle cose. Infatti quando nel Corano (2:269) Dio dice: "Nessuno se non il Saggio è capace di comprendere i miei segni", sta veramente mettendo l'accento sulla ricerca della conoscenza. Più uno scienziato scava in profondità nei segreti della natura, più scopre la bellezza del creato e l'infinita saggezza di Dio essa nel 'progetto' della Sua creazione".
Il problema è che non molti scienziati ricercano la verità a livello veramente profondo e che fra coloro che indagano profondamente solo pochi hanno una consapevolezza ed una comprensione delle strutture religiose. Questo inconveniente si potrebbe evitare se scienziati e teologi potessero trovarsi insieme per condividere liberamente le loro idee in un clima di tolleranza e rispetto reciproco verso i rispettivi punti di vista. Dopo tutto, nessuno scienziato considera le sue ricerche come l'ultima parola sull'argomento e l'indagine sulle particelle elementari della natura condotta negli ultimi tre decenni ne è un chiarissimo esempio. Dopo che una particella era stata giudicata come la più elementare, attraverso ulteriori ricerche si scopriva all'interno di essa l'esistenza di altre particelle ancora più elementari. È come se, ogni qualvolta che si avvicina alla verità, lo scienziato scoprisse che la verità si è allontanata di un passo. Vi ci si avvicina ripetutamente, ma la verità si sposta sempre di un passo più in là sfuggendo alla sua presa. La ricerca della verità sembra un processo interminabile, un concetto, questo, splendidamente riflesso nella Sura di Luqman del Sacro Corano (3:27).
"Anche se quante piante sono sulla terra fossero penne per scrivere e il mare fosse inchiostro e, oltre di esso, sette altri mari d'inchiostro lo ampliassero, per quanto si potesse così scrivere, le parole di Dio non si esaurirebbero; invero Dio è potente e saggio".
L'etica religiosa potrebbe svolgere la funzione di una bussola per i movimenti della scienza; scienza e religione dovrebbero lavorare mano nella mano.
Scienza e tecnologia sono state sfruttate erroneamente come una forza di divisione e gli uomini le hanno usate come metro di misura della civiltà. Purtroppo, almeno fino ad oggi, i loro progressi sono stati monopolio di poche società industrializzate, mentre il resto dell'umanità è rimasto abbandonato nella più grande miseria.
È davvero una disgrazia che l'umanità debba essere divisa così com'è; il rapido sviluppo della tecnologia dei mezzi di comunicazione, dovrebbe portare ad un sempre maggiore scambio fra i vari settori dell'umanità e scienza e tecnologia potrebbero agire come una forza unificatrice anziché come una forza di divisione.
È già da un po' di tempo che si parla di creare un Nuovo Ordine Economico Internazionale attraverso la riorganizzazione delle risorse, dei traffici, del commercio e l'acquisizione di una conoscenza pratica della tecnologia.
Tuttavia la realizzazione di tale "ordine" rimarrà solo un pio desiderio se essa non nasce da una motivazione di cuore. Lo sviluppo della tecnologia è un problema scientifico, ma il desiderio di condividere i risultati del progresso tecnologico è una questione di carattere etico. Così, a meno che l'umanità non segua un codice morale di vita (che è il nocciolo di tutte le religioni) gli uomini non impareranno mai a mettersi d'accordo e a fare sacrifici gli uni per gli altri. Il tentativo di creare delle società tecnologicamente orientate e di incrementare le capacità produttive non avrà successo se non ci saranno dei "motori" dietro ai "motori". Il "motore" della scienza deve produrre, quello dell'etica deve distribuire.
Un motore fisico è facile da costruire, ma il motore etico, che dovrebbe guidare l'attitudine dell'uomo verso la vita e il suo ambiente, non si può sviluppare dall'oggi al domani. L'etica deve emanare da una cultura religiosa basata sull'amore - amore per il Creatore e amore per la Creazione. In ultima analisi, la realizzazione di un ordine armonioso nel mondo si potrà raggiungere attraverso il lavoro congiunto della scienza e dell'etica. La scienza, se usata da sola, può condurre ad un ordine disparato, come se ne è già avuta esperienza, mentre l'uso dell'etica senza la scienza può portare sì alla condivisione, ma solo ad una condivisione di miserie. Scienza ed etica devono quindi lavorare in armonia.

La conquista della natura
Passiamo ora al problema della conquista della natura da parte dell'uomo. Non bisogna dimenticare, quando tentiamo di conquistare la natura, che esistono milioni di forme di vita che condividono il nostro stesso habitat.
I particolari delle funzioni di questi esseri, nonché le loro interrelazioni simbiotiche, non sono ancora del tutto conosciuti. E qui, vorrei far riferimento a un versetto del Sacro Corano (3:191) dove si afferma che quelli che meditano profondamente sulla creazione arriveranno a concludere che non c'è una singola cosa che il Signore Dio abbia creato senza uno scopo.

Incidentalmente, questa affermazione è divenuta un articolo di fede anche per i moderni ecologisti che, attraverso le loro osservazioni e ricerche, stanno scoprendo che niente è stato creato per niente. L'accettazione di questo articolo di fede influisce sulla nostra attitudine verso la vita e l'ambiente. Dobbiamo rispettare le varie forme di vita. A volte, certo, può essere necessario limitare la propagazione di alcune specie attraverso un controllo fisico e biologico, ma non dobbiamo mai arrivare ad eliminare totalmente nessuna forma di vita. Poiché non conosciamo le funzioni di molti di questi organismi, provocando l’estinzione di una certa specie potremmo causare un danno irreparabile al nostro pianeta. Nel sistema della natura tutte le creature hanno certi diritti e l’uomo dovrebbe rispettarli. È tempo che scienziati e tecnologia dicano: vivi, ma lascia vivere anche gli altri organismi”.
Infine consideriamo il potere della scienza e della tecnologia. Negli ultimi anni la scienza è progredita ad una velocità incredibile e ad ogni anno che passa sta diventando uno strumento di cambiamento sempre più potente. E’ una rivoluzione che ha avuto luogo nel corso di un solo secolo. Soltanto sessanta anni fa il primo moderno antibiotico, la penicillina, non era ancora stato preparato e la scoperta del DNA non era ancora stata fatta; solo cinquant’anni fa la televisione non era ancora stata inventata e il processo di fusione nucleare era sconosciuto; solo quarant'anni fa non era stato ancora creato il transistor e i moderni computer non potevano essere costruiti; solo trent'anni fa il primo satellite artificiale non era ancora stato lanciato; solo vent’anni fa l'uomo non aveva ancora messo piede sulla luna e solo dieci anni fa la teoria della grande unificazione delle forze non era ancora stata comprovata in maniera estensiva.
Quante cose sono successe nell'arco di un solo secolo! Questo, naturalmente, è stato possibile grazie alle profonde basi poste dai giganti della scienza nei secoli precedenti. Il punto da notare, tuttavia, è che, in questo suo inarrestabile sviluppo, il potere della scienza potrebbe superare ogni immaginazione, e ciò non può non farci esprimere una parola di avvertimento per i posteri. Senza un appropriato controllo il tremendo potere della scienza e della tecnologia potrebbe causare un disastro per l'umanità. Questo controllo può venire da un risveglio spiritale dell'uomo - la rivitalizzazione del suo patrimonio morale e dei suoi valori etici.
Per concludere vorrei suggerire che in futuro ai nostri figli venga detto sì che la scienza è una cosa meravigliosa, ma che l'amore per l'uomo è una cosa ancora più meravigliosa. Lasciamo pure che la scienza raggiunga il massimo della sua forza; i nostri figli, però, dovranno credere che non c'è nessuna forza al mondo più grande dell'amore.
Preghiamo e speriamo che, contemporaneamente allo sviluppo scientifico, anche l'amore per le persone, indipendentemente dal loro sfondo geografico e socioculturale, possa diventare una pratica di vita.

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