23 novembre 2012

Si radunano in Cinquantamila per dire addio al Dott. Sun Myung Moon

Dott. Michael Balcomb, UPF international
Sabato 15 settembre 2012
Il Rev. Sun Myung Moon, il leader religioso fondatore della Chiesa dell'Unificazione e dell’Universal Peace Federation, è stato sepolto il 15 settembre in una zona di montagna poco fuori Seul, in Corea del Sud, il Paese che Padre Moon ha amato profondamente.
Oltre alle 50.000 persone riunite sia nello Stadio Cheongshim che all’esterno, un portavoce della Chiesa di Unificazione ha affermato che, in base ai dati in suo possesso, vari milioni di persone hanno partecipato alla cerimonia seguendola via web o via satellite in oltre 100 nazioni.
Dopo la lettura di una selezione dei messaggi di sostegno e di cordoglio ricevuti da parte di leader coreani e di varie nazioni, è iniziata la cerimonia. Il corpo di Padre Moon, che si trovava da otto giorni in una piccola cappella presso il vicino Museo Cheon Jeong Goong, è stato trasportato allo Stadio. Lì lo attendevano i partecipanti alla cerimonia: donne vestite in bianco e uomini in abito scuro e cravatta bianca.

La bara è stata accolta all'ingresso da una guardia d'onore; poi, accompagnata da una solenne processione, è giunta fino al palco principale, trasformata in un giardino di rose, gigli, e crisantemi. Tre dei figli del Rev. Moon hanno guidato la processione, seguita da Madre Moon, affiancata dalle sue figlie. Austera e composta, ha preso il suo posto accanto al marito per l'ultima volta.
Una preghiera molto commovente è stata offerta dal Dott. Bo Hi Pak, che aveva incontrato Padre Moon negli anni cinquanta, quando era un giovane ufficiale dell'esercito, ed era stato tra i primi missionari della Chiesa inviati negli Stati Uniti. Il Dottor Pak ha emotivamente e poeticamente riassunto la vita del Rev. Moon, una vita piena di amore per le persone e per Dio.
Il discorso ufficiale della cerimonia di Seong-hwa è stato fatto dal Rev. Hyung Jin Moon, il figlio più giovane dei coniugi Moon e Presidente della Chiesa dell'Unificazione. Con frequenti pause per asciugarsi le lacrime, ha invitato tutti i presenti a unirsi per realizzare la visione del padre di un regno di pace. «Solo oggi comprendiamo a fondo il senso delle sue parole», ha detto. «Come ci ha chiesto di fare, offriamo ogni cosa per il mondo di libertà che Dio e i Veri Genitori desideravano per questa terra».
Tre relatori hanno offerto elogi che riflettevano lo scopo della vita di Padre Moon. Il primo era Dong-Suk Kang, Presidente di Expo 2012 a Yeosu, città costiera in cui il Rev. Moon aveva trascorso molto tempo e per la quale aveva profuso molte energie negli ultimi anni. Kang ha ricordato il suo contributo a Yeosu e il suo impegno per la valorizzazione delle risorse dell’oceano. «Era orgoglioso di essere coreano» ha detto Kang, «e ha investito tanto per migliorare l’immagine della Corea nel mondo».
L'oratore successivo è stato Lord Tarsem King, il primo membro Sikh della Camera dei Lord britannica e membro dell’UPF nel Regno Unito. King, che l'anno scorso aveva accolto i coniugi Moon in Gran Bretagna e nel palazzo del Parlamento, ha offerto le proprie condoglianze ed il proprio incoraggiamento. «Da un lato, questo è un giorno di tristezza, perché riflettiamo sulla perdita di un uomo che noi tutti abbiamo conosciuto ed amato», ha detto King, «ma dobbiamo anche essere orgogliosi della sua vita, passione e convinzione. Era sempre pronto a mettere in gioco la propria vita per amore della volontà di Dio».
«Non riesco a pensare a nessun altro che si sia dedicato più a fondo allo sviluppo della comprensione reciproca ed alla cooperazione interreligiosa» ha continuato King. «Padre Moon ha propugnato il dialogo interreligioso molto prima che diventasse un’idea comunemente accettata. Egli ha anche invitato le Nazioni Unite a prendere più seriamente il dialogo interreligioso e  ad istituire un consiglio interreligioso all'interno dell’ONU».
L’oratore finale è stato Alfred Moisiu, che in qualità di Presidente d'Albania aveva accolto i coniugi Moon nel suo paese durante il tour di pace da loro effettuato del 2005. «Durante la nostra conversazione mi ha commosso la sua grande visione e la speranza che aveva per il mio paese» ha detto Moisiu. «Ho sentito che era venuto disinteressatamente per promuovere il bene del popolo albanese, e che la sua visita era veramente un momento indimenticabile della nostra storia. La visione che ci ha illustrato è stata costantemente implementata e ora ha un ampio sostegno nella società albanese. La sua visione sta facendo la differenza». Moisiu e King erano due dei circa 300 dignitari stranieri, provenienti da ottanta nazioni, venuti a Seul per portare il loro ultimo saluto.
La copertura mediatica del programma è stata vasta, con frequenti aggiornamenti su BBC Asia, Al-Jazeera, Reuters, AFP, e altro ancora. A un certo numero di delegati UPF è stato chiesto un commento. «Siamo molto grati per il suo lavoro», ha detto il Generale Malimba Masheke, l'ex primo ministro dello Zambia, intervistato dalla televisione coreana. «È riuscito a unire persone di tante nazioni, superando le barriere di nazionalità e di religione che così spesso e così inutilmente ci dividono». José de Venecia, presidente per cinque mandati della Camera filippina dei Rappresentanti, ha affermato che la visione di Padre Moon di un Consiglio interreligioso presso le Nazioni Unite è oggi più che mai necessaria, visti i conflitti e la violenza che imperversano in Medio Oriente.
Dopo la conclusione della cerimonia principale, Padre Moon ha iniziato il suo ultimo viaggio. Lasciando lo Stadio della Pace, il corteo funebre si è snodato di nuovo lungo strette strade di montagna fiancheggiate da tanti sostenitori che sventolavano bandierine, arrivando finalmente al sereno luogo di sepoltura nel parco del Museo del Cheon Jeong Goong.
Lì, famiglia e amici riuniti strettamente intorno al Wonjeon, o tumulo, ad ascoltare alcune parole finali, riprese dagli insegnamenti del Rev. Moon, circa il mondo dello spirito e la nostra dimora eterna con Dio. Infine ciascuno ha offerto fiori e messo un po’ di terra sulla bara.
«Anche se questa è la fine della sua vita terrena, non costituisce la fine del suo impatto e del suo lascito a questo mondo», ha detto l'ambasciatore Krishna Rajan, che è venuto dall’India, per essere presente alla cerimonia. «Sono convinto che oggi è in realtà l'inizio di un nuovo capitolo della sua opera che sarà sicuramente portare il nostro mondo alla pace».

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