24 novembre 2012

La Teologia Dell’Unificazione

Com'è noto la base dottrinale della Chiesa dell’Unificazione è costituita dal Principio Divino, la rivelazione ricevuta dal Rev. Moon nei primi anni della sua missione in Corea. In anni più recenti la dott.ssa Young Oon Kim ha scritto la "Teologia dell’unificazione" che intende mostrare come la visione del Principio Divino s’inserisce nell’ambito delle teologie tradizionali. Riprendiamo alcune brevi parti del suo libro.
 
di Young Oon Kim
LA REALTÀ DI DIO
La Teologia dell'Unificazione è molto diversa dalla maggior parte delle interpretazioni tradizionali della fede cristiana perché parte dalla constatazione dell'esistenza di una polarità nell'universo come indicazione principale per comprendere la natura essenziale di Dio.
Come possiamo conoscere Dio? Dio si manifesta in due modi: attraverso la natura e attraverso l'uomo. Alcune delle grandi religioni del mondo, come ad esempio l'Induismo, si fondano sulla consapevolezza e l'apprezzamento, sul rispetto di tutta la vita che deriva dalla bellezza, dall'ordine e dalla maestà del creato.
Altre invece, come il Giudaismo e il Cristianesimo, si possono definire religioni che pongono al centro l'uomo piuttosto che il mondo. Per i cristiani e gli ebrei Dio si rivela quando studiamo noi stessi; poiché l'uomo è fatto a immagine di Dio, se contempliamo il mondo dell'esistenza umana possiamo riconoscere la Sua realtà e natura.
La dottrina della polarità divina, tuttavia, non deve essere vista come una novità eccentrica della Teologia di Unificazione, ma piuttosto come una riaffermazione di una valida intuizione teologica presente sia nei tempi antichi sia in quelli più recenti.
Citerò alcuni esempi:
Il Confucianesimo classico e il Taoismo interpretano il mondo come un’espressione dell'Essere Supremo che si manifesta attraverso le dualità complementari dello yang (maschile) e dello yin (femminile). L'Induismo esprime la polarità divina in due forme: il santo matrimonio fra Siva e Sakti e l'unione romantica del Dio Krishna con la pastorella Radha che, uniti in un amore eterno, diventano i genitori di tutta l'umanità.
Perfino gli ebrei, che per tradizione hanno un concetto essenzialmente maschile di Dio, riconobbero anche l'aspetto femminile della divinità: secondo studi recenti, durante la maggior parte del periodo monarchico, pare che gli Israeliti abbiano adorato sia Yahweh che la sua Sposa, chiamata Astarte o Asherah, la regina del Cielo, e che invocassero sia la benedizione del loro sovrano guerriero, il Dio degli eserciti, che quella della Madre Terra.

Quanto al Cristianesimo, nel tardo Medio Evo, il cardinale Nicola di Cusa (1401) riaffermò il concetto bipolare della divinità definendo Dio come la "coincidenza degli opposti", concetto che fu poi ripreso verso la fine del XVIII secolo dai romantici tedeschi.

Come Dio ama
Allora, poiché Dio esiste in polarità, per natura Egli è un Dio d'amore, l'Agape come afferma il Nuovo testamento. A livello umano l'amore si esprime sempre in un rapporto dinamico fra due persone e comporta un'interazione vitale e fruttuosa fra un soggetto e un oggetto. Secondo il Principio Divino le definizioni dell'amore umano si applicano anche all'amore divino.
Secondo il Principio Divino se Dio è amore, deve avere qualcuno da amare, poiché l'amore non può essere corrisposto se non c'è un soggetto e un oggetto, qualcuno che ama e qualcuno che è amato. Per questo Dio creò l'uomo, affinché fosse il Suo compagno. Dio voleva investire il Suo amore infinito nell'umanità e ricevere da essa una piena risposta. In questo modo, studiando le implicazioni della polarità divina, comprendiamo il motivo per cui fu necessaria la creazione. L'universo fu creato affinché Dio potesse sperimentare la più grande gioia instaurando un rapporto di dare e avere in amore con l'uomo.
L'amore non può essere mai completo se non è corrisposto. Così, se Dio ama l'umanità, allora deve godere di questo rapporto tanto quanto noi.

Il cuore: realtà fondamentale di Dio
Dio non è per nulla sminuito quando estende la Sua potenza incarnandosi nell'uomo anzi, al contrario, partecipando a tutte le gioie e i dolori dei Suoi figli, il Suo raggio di azione si allarga. Pur rimanendo unico nella Sua qualità di creatore, Egli vuole condividere ogni aspetto della vita dell'uomo, come dice l'Apocalisse: "Ecco la tenda di Dio tra gli uomini, Egli porrà le Sue tende con loro, essi saranno il Suo popolo e Dio stesso sarà con loro" (Ap. 21:3).
Nell'Antico Testamento il giudaismo poneva l'accento sull'importanza dei legami di un individuo con la sua famiglia e la sua nazione. Dio non era un Dio privato, non s’interessava a noi come individui ma come parte di una comunità più grande. Poiché come persone costituiamo una rete unica di rapporti, è attraverso questi rapporti che scopriamo Dio. La Teologia dell'Unificazione, invece, va al di là di una religione basata unicamente sulla solidarietà sociale. Anche se Dio è sempre il nostro Padre universale, è possibile avere con Lui un rapporto molto privato. Una teologia basata sulla polarità pone l'amore al centro di tutto, per questo la nostra relazione con Dio è stata paragonata all'unità fra marito e moglie.
Esaminiamo questo problema sotto un'altra prospettiva. Dio non è semplicemente una forza che amministra la giustizia, o il Motore Immobile della metafisica aristotelica o una volontà onnipotente, l'ordine cosmico o la legge naturale. Anche se tutti questi attributi ci dicono qualcosa su Dio, non mostrano però la Sua caratteristica più importante: il Suo cuore.
Anche dando per scontato che la natura di Dio sia molto più vasta della nostra, tuttavia Lo dobbiamo pur sempre misurare con ciò che di più alto abbiamo. Quando descriviamo Dio come una persona, ammettiamo che Egli è simile a ciò che di meglio possiamo immaginare.
Una volta che abbiamo attribuito a Dio qualità come le nostre ci troviamo di fronte ad un altro problema: quali sono le caratteristiche migliori dell'uomo? Sin dal tempo degli antichi filosofi greci la nobiltà dell'uomo fu definita in termini della sua razionalità che, si diceva, ci rende simili agli dei. Nell'uomo, però, c'è qualcosa di più grande della sua capacità di pensare. Il Principio Divino afferma che il cuore è più importante della mente: non è tanto ciò che pensiamo che ci rende veramente uomini, ma la qualità dei nostri sentimenti; siamo lodati e giudicati dalla profondità e dalla portata dei nostri sentimenti piuttosto che da quanta conoscenza abbiamo. Ecco perché il Nuovo Testamento dà all'amore il primo posto, mettendolo perfino prima della fede. Se il cuore simboleggia il nucleo centrale della personalità umana, allora Dio dovrebbe essere visto in termini simili. Più di ogni altra cosa Dio è un Dio di cuore. Che cosa significa questo? Vuol dire che la nostra comprensione di Dio si deve basare su un apprezzamento dei sentimenti umani.
Se egli è un Dio di cuore, allora deve provare l'intera gamma di emozioni umane, dalla solitudine, all'intenso dolore alla gioia sublime. Se è un Dio che perdona, allora è anche ferito dal dolore, può amare, ma anche esprimere una giusta indignazione. Quindi poiché Dio è un Dio di cuore, deve essere profondamente coinvolto in tutto ciò che avviene nella Sua creazione. Ciò spiega anche perché la Teologia dell’Unificazione si rifiuta di definire Dio semplicemente come un essere onnipotente e onnisciente.

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