26 settembre 2012

News sulla Birmania

Ban Ki-Moon, Aung San Suu Kyi e' 'simbolo diritti umani'

Il segretario generale dell'Onu incontra la leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la Pace

ANSA - 21 settembre 2012

"Aung San Suu Kyi è un simbolo dei diritti umani": così il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon dopo l'incontro con la leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la Pace, oggi al Palazzo di Vetro, a New York. "San Suu Kyi ispira le persone in tutte il mondo - ha spiegato Ban - Abbiamo grandi speranze che possa guidare la riconciliazione e il processo verso la democrazia della Birmania".

Per il segretario generale gli altri Paesi che aspirano alla democrazia "dovrebbero prendere esempio da lei". "Se vogliamo raggiungere la democrazia dobbiamo lavorare insieme e non pensare al nostro tornaconto personale", ha detto dal canto suo la leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi al termine dell'incontro. Sulla riunione con il presidente americano Barack Obama, la lady di ferro birmana si è detta "contenta di aver incontrato il presidente Obama, e che gli Stati Uniti abbiamo ritirato le sanzioni contro il mio Paese". Per San Suu Kyi ora "é giunto il momento che la gente birmana cammini sulle proprie gambe, autonomamente". "Ma apprezziamo molto - ha aggiunto - quello che ha fatto il Congresso Usa per sostenere il nostro movimento".

-----------------

Russia/ Aung San Suu Kyi in Usa chiede rilascio delle Pussy Riot

Durante un evento organizzato da Amnesty International

TMNews - 20.9.2012
New York - Aung San Suu Kyi ha lanciato un appello per ottenere "il più presto possibile" il rilascio delle Pussy Riot, attualmente detenute in Siria. La richiesta della politica birmana, leader nella difesa dei diritti umani, è arrivata durante un evento organizzato da Amnesty International.

Il parlamentare dell'opposizione, attualmente in visita negli Stati Uniti, ha detto che le piacerebbe "che la band al completo sia rilasciata il più presto possibile", rispondendo a una domanda durante un dibattito con trecento giovani. "C'era qualcosa di sgradevole per le altre persone nella canzone?", si è chiesta la vincitrice del Premio Nobel, scarcerata a fine 2010 dopo aver trascorso la gran parte degli ultimi quindici anni agli arresti domiciliari.

Quando le è stato detto che le sue frasi avrebbero potuto essere interpretate come una critica al governo russo, Aung San Suu Kyi ha risposto - scatenando sorrisi e applausi nella platea - che i "governi devono essere preparati ad affrontare le critiche".

"E' una questione diversa se si insultano individualmente le altre persone", ha detto la leader birmana alla platea, che comprendeva Pyotr Verzilov, marito di una delle cantanti arrestate. Tre componenti del gruppo punk-rock sono state condannate per teppismo motivato dall'odio religioso, per una performance contro Vladimir Putin in una cattedrale ortodossa.

-----------------

Birmania: Suu Kyi alla Bbc, ho rimpianti

Ma non ho dubbi sul fatto che dovevo restare in Birmania

ANSA - 23 settembre 2012

ROMA - La leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, si 'confessa' alla Bbc e parla della sofferenza provata durante gli anni in cui era agli arresti domiciliari nella sua casa alle porte di Rangoon: ''Mi sarebbe piaciuto veder crescere i miei figli'', dice il premio Nobel per la Pace, ammettendo di avere ''rimpianti personali''. Durante gli anni trascorsi a Rangoon la sua famiglia era a Oxford. ''Ma non ho dubbi sul fatto che dovevo scegliere di restare qui con il mio popolo'', aggiunge.

-----------------

Birmania: San Suu Kyi, aiutateci in cammino verso democrazia

Agenzia Giornalistica Italia - 23 settembre 2012

L'icona della lotta democratica birmana, Aung San Suu Kyi, ha espresso la speranza che il suo Paese possa completare la transizione verso la democrazia. Il suo desiderio, ha detto in un discorso al Queens College di New York, e' che "la Birmania possa diventare un giorno il Paese che era prima che la giunta militare assumesse il potere, un Paese di speranza".

4 settembre 2012

Birmania, la guerra di religione dei monaci

Centinaia di buddisti in piazza a Mandalay: il presidente cacci i musulmani Rohingya. E la società birmana si compatta contro "gli invasori bengalesi", sulla linea del governo

In Birmania i monaci buddisti sono tornati a protestare, con un lungo corteo color zafferano come quello della “rivoluzione” del 2007 repressa nel sangue. Ma se cinque anni fa marciavano contro la giunta militare, ora sostengono la politica del presidente, un ex generale di quella dittatura. Il nemico comune sono gli 800 mila musulmani di etnia Rohingya nell’ovest: una minoranza di “diversi” contro la quale si sta compattando la “nuova Birmania”, in un riallineamento tra governo e opposizione impensabile fino a un paio di anni fa.

A Mandalay, la seconda città del Paese, ieri e domenica centinaia di monaci sono stati lasciati sfilare dalle forze di sicurezza, con una coda ancora più numerosa di gente comune. Uno striscione portava la scritta “Salvate la madrepatria sostenendo il presidente” Thein Sein, lodato per aver ventilato la sua soluzione ideale del problema Rohingya: un’espulsione di massa verso qualsiasi Paese disposto ad accoglierli. Un’ipotesi che l’Onu - criticata nel corteo - ha subito respinto, ma che rispecchia il pensiero dominante in Birmania.