26 luglio 2012

Alle soglie dell’ultima rivoluzione


Coloro che hanno maggiormente influenzato l’evoluzione degli usi e costumi, e lasciato l’impronta più forte in tutte le varie civiltà, sono state le figure di tipo religioso – filosofico

Di Giuseppe Calì

Nel corso della storia, di rivoluzioni, ce ne sono state tante, famose e meno famose. Per rivoluzione intendo anche quei movimenti di pensiero, religioso o culturale, che hanno influenzato il divenire della società in modo profondo e rapido. Non solo quindi rivoluzione Americana, Francese o Russa, ma anche del pensiero filosofico greco, della spiritualità cristiana dei primi tempi, Islamica (che ha coinvolto tutto il medio oriente ed oltre), e così via. Se consideriamo l’estremo oriente, possiamo parlare di Buddha e Confucio come autentici rivoluzionari del pensiero, creatori di culture nuove, che hanno poi raggiunto grande estensione.
Siamo istruiti ed anche abituati a pensare che la storia sia soprattutto una successione di guerre, guidate da condottieri vittoriosi che hanno condizionato popoli e nazioni. Se osserviamo bene, però, coloro che hanno maggiormente influenzato l’evoluzione degli usi e costumi, e lasciato l’impronta più forte in tutte le varie civiltà, sono state le figure di tipo religioso – filosofico.
Possiamo quindi considerare, in particolare, Gesù, Budda, Confucio e Maometto come i veri capostipite delle civiltà del nostro tempo, a cui sono seguite altre figure, anch’esse di grande impatto ed importanza, nel corso degli ultimi duemilacinquecento anni di storia. Altri fondatori, santi, maestri che hanno promosso l’evoluzione dello spirito e del pensiero e lasciato anch’essi un’eredità notevole di cui oggi noi beneficiamo. Ricordarli tutti sarebbe impossibile in questa sede. Ovviamente cito il Reverendo Moon tra essi, ultimo in ordine di tempo perché ancora vivente, in quanto fondatore dell’UPF e di tante altre organizzazioni per la promozione umana e l’evoluzione spirituale. Di grande pregio ed impatto, particolarmente, il suo impegno per avvicinare le quattro grandi culture di cui sopra, dimostrando una grande modernità nella visione del mondo prossimo futuro.
Nello stesso tempo, possiamo constatare che altre forme di pensiero, spesso in contrasto con le prime, sono sorte ed hanno generato anch’esse aree di egemonia culturale molto estese. L’umanesimo, l’illuminismo, l’empirismo, il naturalismo darwiniano, la psicoanalisi, fino al comunismo ed infine al materialismo, assurto oggi di fatto a ideologia vera e propria, il cui centro è il benessere dell’individuo a qualunque costo. Persino la scienza, dottrina della ricerca del dominio sulla natura e della conoscenza delle sue leggi, è oggi elevata al rango di pensiero filosofico e visione della vita, a dimostrare come l’uomo non sia stato in grado di conciliare le esigenze interiori e la sua ricerca della felicità spirituale, con quella del benessere fisico. O l’una o l’altro. Due visioni della vita che, anziché collaborare ed integrarsi per il bene dell’uomo nella sua totalità, lottano per il predominio culturale.
È sufficiente osservare ancora una volta la storia, però con spirito libero, per comprendere che il predominio di una cultura sull’altra non ha mai portato un gran bene all’uomo. Quell’equilibrio da cui potrebbe nascere una civiltà della pace non è mai stato trovato, e continuiamo a passare da integralismi religiosi a visioni incredibilmente pragmatiche e limitanti dell’esistenza umana.
È nell’uomo e a partire da esso che andrebbero unificate queste energie affinché insieme possano generare pace, prosperità e giustizia. L’uomo e la donna sono il punto di partenza della vita e quindi anche della società. È li che l’equilibrio vero deve essere trovato, in loro e tra di loro.
L’uomo oggi vuole riappropriarsi della propria esistenza, uscire dall’illusione che conti qualcosa solo perché compra, vota, prega, spera, fa sesso spicciolo e lotta per sopravvivere. La verità è che allo stato attuale delle cose, l’uomo non conta più nulla. I grandi poteri ed i sistemi costruiti su essi dominano, in una sorta di paesaggio alla “Matrix”, per chi ha visto il famoso film. Grazie a Dio, comunque, il più grande potere di cui l’uomo possa disporre non è quello economico e nemmeno quello delle armi: è quello del pensiero, della coscienza, e questo potere si è oggi risvegliato dal sonno ipnotico in cui è stato posto forzatamente per troppo tempo.
Il fenomeno sociale dei movimenti che dal basso cercano di emergere, di cambiare le cose, non sono che l’inizio di una trasformazione radicale che non potrà essere fermata. Lo abbiamo visto con la “primavera araba”. Non ci sono armi che tengano o accordi di alto livello che possano gestire questa forza.
Il pericolo in tutto questo è che questi movimenti, che nascono dalla sacrosanta ribellione alla mancanza di libertà vera, presupposto della felicità e dell’amore per il prossimo, non avendo punti di riferimento precisi, possano sfociare nella violenza, nella distruttività o perlomeno nel nulla politico. Abolire e contrastare non basta, anche se sono d’accordo con Martin Luther King sul fatto che la non collaborazione con il male è dovere di ogni uomo.  Bisogna soprattutto costruire il nuovo, e per questo c’è assoluto bisogno di una cultura, di un pensiero trainante, che possa indicare la strada su cui incanalare tutta questa energia.
In questo senso l’UPF può avere un ruolo determinante, creando dialogo e collaborazione, promuovendo tutti quei valori e soprattutto Principi su cui poggia il suo operare. Principi e valori che nascono dalla saggezza antica, universale, ma che devono concretizzarsi oggi in modo attuale, adatto al nostro tempo. Questo è il nostro impegno e per questo abbiamo speranza.  Noi crediamo che oggi esistano i presupposti per un cambiamento epocale, proprio nel senso di un nuovo e più elevato equilibrio tra spirito e materia, e quindi per la costruzione di una nuova civiltà più evoluta, sia in ambito scientifico che in quello spirituale.
Oggi la scienza scopre che la materia si assottiglia sempre di più, diventa energia pura, sempre più simile nella sua essenza allo spirito e scopre ciò che la spiritualità ha sempre sostenuto: che la forza dello spirito ha un impatto enorme nella materia, che l’invisibile agisce nel mondo fisico con grande potenza. Materia e spirito si avvicinano sempre di più ed è vicino il giorno in cui scopriremo definitivamente che non ci sono effettivi confini tra queste due dimensioni, che anzi sono una sola dimensione che segue le stesse leggi che armonizzano l’universo intero.
Nello stesso tempo, nonostante le ancora presenti e numerose difficoltà e differenze, le religioni si avvicinano tra loro, si capiscono di più, dialogano, prendono coscienza di aver bisogno l’una dell’altra, perché il mondo sta andando alla deriva e nessuna di esse da sola ha più il modo di salvarlo. Nell’era della globalizzazione, che viene purtroppo intesa meramente come mercato globale, deve avvenire una trasformazione radicale nel modo di percepire l’altro. Nessuna nazione, religione, economia, ha più la soluzione da sé. Le cose o si risolvono insieme, o non c’è soluzione. Il metodo basato sull’antagonismo è obsoleto. Per esemplificare il concetto, non si può risolvere il problema dell’economia mondiale cercando di salvare alcune nazioni di interesse cosiddetto primario, senza considerare le altre. Tutte la nazioni e tutti i popoli devono essere considerati primari, anche i più piccoli e deboli, ed il piano di ricostruzione deve includere anche questi. Non si può risolvere, per fare ancora un esempio, questo stesso problema “contro” la Cina, ma soltanto “con” la Cina.  Così è tra le religioni. Fino ad ora il dialogo è stato di facciata, diplomatico, come tra lottatori che sono coscienti della forza dell’avversario e non vogliono provocarlo. Un po’ come nella guerra fredda. L’Islam con la sua avanzata fa paura, allora è meglio farselo amico, per cercare di controllarlo ed ammansirlo. Ciò vale anche dalla parte Islamica, dove si cercano territori nuovi da conquistare. Questo atteggiamento ha come sfondo l’inimicizia, non l’amore. Cosa avverrà quando questa tregua fragile crollerà? Come troveremo le risorse per  la convivenza pacifica, se non avremo preparato culturalmente e spiritualmente le nuove generazioni?
Per questo è il tempo della vera fratellanza e della collaborazione fattiva per il bene dell’umanità intera. È tempo del coraggio di uscire dalle proprie Chiese, dalle proprie nazioni, addirittura dalle proprie convinzioni radicate, per incontrare, abbracciare, amare l’altro. Non potremo ridare animo alla società senza questo atteggiamento di rispetto, condivisione e cooperazione piena ed incondizionata, anche con i movimenti più piccoli. È tempo di crescere, di diventare maturi attraverso la spiritualità universale che caratterizzerà sempre di più il nostro tempo. Le istituzioni religiose che non comprenderanno questo e continueranno ad essere completamente autoreferenziali crolleranno, anzi stanno già crollando. La crisi spirituale globale, una vera “Armageddon” dell’anima, può essere vinta soltanto insieme. Tutti insieme. E questo, in tutta umiltà e sincerità, credo che sia il modo attraverso cui Dio stesso ci sta guidando, chiedendoci, come uomini del terzo millennio, di imparare a vivere come un’unica famiglia umana, senza più barriere. 

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