14 giugno 2012

Fonti dei conflitti nazionali: dove nascono?

di Giorgio Gasperoni,
rielaborato dall’iniziativa dell’Educazione del Carattere UPF

Il nostro ambiente culturale ed etnico ha un impatto anche su di noi. Le situazioni sociali o culturali in cui nasciamo influenzeranno lo sviluppo del nostro carattere. Noi raccogliamo certe attitudini, credi e abitudini attraverso la nostra cultura. Ereditiamo anche le limitazioni culturali e il peso dei crimini commessi dal nostro gruppo etnico, dalla nostra razza o nazione.
Le ingiustizie rivisitano chi ha commesso gli abusi, in una sorta di effetto boomerang. Gli Stati Uniti, ad esempio, furono fondati sui principi di libertà ed eguaglianza ma questi principi non furono applicati ai neri che erano stati portati in America come schiavi. Nel secolo successivo alla loro indipendenza, il popolo americano dovette pagare un grande prezzo per l’esistenza della schiavitù attraverso la guerra civile, in cui tanti americani da entrambi i lati persero la vita. La schiavitù fu abolita ma le tensioni razziali sono rimaste. Un bianco e un nero che si incontrano per la prima volta possono avvertire immediatamente una certa tensione, senza alcun motivo apparente. I bianchi i cui antenati possono non essere stati proprietari di schiavi o mercanti di schiavi, portano lo stesso la responsabilità del maltrattamento storico dei neri e dovrebbero fare di tutto per trattarli da eguali. Se le persone non accettano la responsabilità di riparare le conseguenze degli abusi passati, il conflitto razziale non sarà superato.
In modo simile i bianchi che vogliono creare un’amicizia profonda e duratura con le persone in tanti paesi asiatici, africani e latino americani, devono riconoscere il maltrattamento di quelle popolazioni da parte delle nazioni bianche durante il periodo coloniale. Se non riconoscono la loro responsabilità storica, il rapporto non andrà oltre un certo livello.
La nazione italiana, allo stesso modo, ha percorso un periodo molto tortuoso prima e dopo l’unificazione del 1861. Credo che gli italiani devono ancora elaborare bene la propria storia per arrivare ad una maggiore pacificazione e risoluzione del loro passato per sentirsi, pur nella diversità, un popolo.
L’esempio di Martin Luther King, Jr.- Amare il nemico
Martin Luther King Jr. faceva parte di un gruppo che aveva ragione di cercare la vendetta. Tuttavia si dedicò ai valori spirituali e fu ispirato dall’esempio di Mahatma Gandhi che aveva conquistato la libertà dell’India dalla Gran Bretagna. Egli applicò il principio della resistenza non violenta per combattere le ingiustizie razziali negli Stati Uniti.
King si appellò alla coscienza sia dei bianchi che dei neri. La sete di vendetta violenta era espressa attraverso un altro preminente leader nero, Malcom X. King disse a lui e ad altri come lui che se diventavano come i bianchi oppressori, sarebbero stati già sconfitti. King era anche convinto che la violenza razziale avrebbe distrutto l’integrità sia dei bianchi che dei neri e si fece promotore della resistenza non violenta come strategia per restaurare la base per la civiltà e alla fine la bontà. Per lui, la fede nei valori comuni era più importante del colore della pelle. Attraverso la sua leadership e il suo esempio di perdono e di amore incondizionato, King poté muovere il cuore e la coscienza di tanti americani bianchi a riconoscere il valore innato di ogni essere umano e a riparare i torti che avevano commesso contro i neri. Il movimento dei diritti civili capeggiato da King riuscì a conquistare tanti diritti che erano stati negati ai neri americani per secoli. Come egli disse: “Noi non ci liberiamo mai di un nemico rispondendo all’odio con l’odio; ci liberiamo di un nemico liberandoci dell’inimicizia”. King diede l’esempio di amare i bianchi che erano nella posizione di nemici. Questo aiutò a colmare il divario fra le razze e aprì la strada per una risoluzione più pacifica dei rapporti razziali. Nell’accettare il Premio Nobel per la Pace, King affermò: “L’uomo deve sviluppare per tutti i conflitti umani un metodo che respinge la vendetta, l’aggressione e la rappresaglia. La base di questo metodo è l’amore.”*
Noi abbiamo la libertà di scegliere di sviluppare il nostro potenziale per essere pienamente umani. Nel profondo del nostro cuore, desideriamo essere liberati dai conflitti interiori. Il segreto di tale libertà è vivere in accordo ai principi universali. Noi siamo dominati dai conflitti passati. Abbiamo l’opportunità o di trasmettere i problemi o di trasmettere la loro soluzione. Capire ed applicare i principi della risoluzione del conflitto ci aiuterà a rompere i modelli di conflitto.

*Martin Luther King, Jr. “Messaggio rivolto in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace”, 10 dicembre 1964

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