18 aprile 2012

Sudan-Sud Sudan - Escalation nel conflitto


Il 16 aprile l’Assemblea nazionale sudanese ha adottato una risoluzione in cui definisce il governo di Juba come “nemico”. La decisione è arrivata dopo la persistenza dell’occupazione militare di Heglig, località petrolifera contesa al confine tra Sudan e Sud Sudan, da parte dell’esercito sudsudanese (SPLA). Il 12 aprile il governo di Khartoum aveva già interrotto i negoziati in corso ad Addis Abeba dove i rappresentanti dei governi dei due paesi stavano cercando un accordo sulle principali questioni rimaste aperte dopo l’indipedenza del Sud Sudan: sicurezza, petrolio, cittadinanza, confini. Il Ministro della difesa sudanese, il Gen. Abdel Rahim Mohamed Hussein, ha dichiarato la mobilitazione generale dell’esercito sudanese (SAF) contro gli attacchi militari dell’esercito di Juba avvenuti nei giorni scorsi in territorio sudanese e l’avanzata delle truppe del Sudan Revolutionary Forces (SRF), una coalizione di diversi movimenti di opposizione armata tra cui il Sudan People Liberation Movement del Nord (SPLM-N) e i movimenti attivi in Darfur, e che, secondo Khartoum, sarebbe supportato direttamente dal governo di Juba e dall’esercito sudsudanese (SPLA).
Scontri nella regione petrolifera di Heglig. Le relazioni tra i due governi sono precipitosamente deteriorate in seguito agli intensi scontri tra SAF e SPLA, verificatesi a partire da fine marzo nella regione petrolifera di Heglig, nello stato sudanese del Kordofan Meridionale al confine con lo stato di Unity, Sud Sudan. Le versioni riportate dalle due parti sulle responsabilità degli attacchi sono discordanti. Secondo le autorità di Juba, lo SPLA ha reagito ad un precedente attaccato lanciato dalle truppe di Khartoum, accusate di aver bombardato la località di Abiemnhom, a 60 km entro il confine del Sud Sudan nello stato di Unity, tentando di far saltare un ponte utilizzato come collegamento strategico interno. I portavoce dell’esercito sudanese avevano invece dichiarato che erano state per prime le forze sudsudanesi a lanciare deliberatamente l’attacco. Il 10 aprile, il colonnello Sawarmy Khaled, portavoce del SAF, ha accusato l’esercito sudsudanese (SPLA) di aver attaccato nuovamente Heglig, due volte  consecutive in 24 ore, ma i vertici dello SPLA avevano giustificato l’azione militare come reazione ad un attacco sferrato dal SAF nel tentativo di riprendersi l’area, che è ancora sotto il controllo dello SPLA. Le autorità sudsudanesi hanno infatti negato quanto riportato da alcuni media sudanesi che avevano fatto circolare la notizia della riconquista di Heglig da parte dell’esercito di Khartoum. Secondo quanto affermato domenica scorsa dal vice presidente del Sud Sudan Riek Machar “l’ultimo tentativo di rappresaglia su Heglig da parte del SAF è stato respinto dalle nostre truppe a 30 km dalla città”. Il ministro sud sudanese dell’informazione Barnaba Marial Benjamin ha accusato le forze aeree sudanesi di aver bombardato diverse importanti infrastrutture petrolifere della zona, accusa prontamente smentita dalla controparte sudanese, Abdulla Massar, che ha fatto ricadere la responsabilità dei danni alle infrastrutture sulle truppe avversarie.
La questione aperta dei confini. Heglig si trova a circa 100 km a est di Abyei, regione già fortemente contesa tra Sudan e Sud Sudan, a confine tra lo stato sudanese del Kordofan Meridionale e Unity, appartenente al Sud Sudan. La sua importanza strategica è legata alla presenza di importanti giacimenti petroliferi da cui il Sudan ricava circa il 50% del suo greggio. Secondo il governo di Juba, Heglig (rivendicata dai sudsudanesi con il nome di Panthou) è sempre appartenuta a Unity e già la cosi detta “linea di confine del 1956”, storico punto di riferimento nella definizione delle appartenenze territoriali, passava a nord dell’area. Solamente dopo la scoperta del petrolio, i governi che si sono succeduti a Khartoum, a detta di Juba, avrebbero iniziato a spostare il confine del Kordofan Meridionale più a sud, fino ad incorporare diverse località storicamente appartenenti alle regioni meridionali del Sudan, divenute indipendenti lo scorso 9 luglio. Secondo Juba la decisione della Corte Permanente di Arbitrato del 2009 che pone Heglig fuori dai confini di Abyei, non ha risolto la controversia sull’appartenenza di Heglig all’uno o all’altro stato, in quanto la Corte era stata chiamata ad esprimersi esclusivamete sulla definizione del territorio di Abeyi.
Attacchi a Unity e scontri nell’Upper Nile. Dopo l’attacco al ponte di Abiemnhom, che avrebbe innescato le reazioni militari da parte dello SPLA, il 14 aprile il SAF ha nuovamente bombardato lo stato sudsudanese di Unity, nel tentativo di distruggere un’altra via di comunicazione particolarmente strategica, il ponte di Rubkona, che si trova all’ingresso della capitale stessa, Bentiu. L’attacco ha causato la morte di quattro civili e di un soldato e il ferimento di quattro militari, tutti appartenenti alle truppe sudsudanesi. Altri attacchi da parte di aerei Antonov, solitamente usati dall’esercito sudanese, si sono verificati in diverse località dello stato.
Il 15 aprile, si sono verificati degli scontri anche nella località di Kuek, nello stato dell’Upper Nile. Secondo una prima versione fornita dal portavoce dello SPLA, Philip Aguer, il SAF avrebbe attaccato una stazione di polizia, con l’obiettivo di distrarre l’attenzione dello SPLA da Heglig. Secondo altre fonti,  invece, l’attacco sarebbe stato sferrato dal South Sudan Democratic Army (SSDA), forze ribelli in opposizione al governo di Juba, guidate da Johnson Olonyi, che avrebbero successivamente attaccato anche la località di Kodok, nel nord dell’Upper Nile.
Avanzano le truppe del Fronte Riboluzionario Sudanese in Kordofan Meridionale
Secondo quando dichiarato la scorsa settimana dal Ministro Sudanese della Difesa 22 battaglioni composti da 500 soldati del Fronte Rivoluzionario Sudanese (SFR) sono avanzati verso le città di Talodi, Kadugli e Kauda, già teatro di violenti attacchi la scorsa estate. Un commando armato formato da una sessantina di mezzi guidati da Minni Minnawi, leader dello Sudan Liberation Movement (SLA) attivo in Nord Darfur,  sarebbe già schierato nei pressi dei pozzi petroliferi di Ragad, Techwin e Manga. Il ministro della difesa sudanese ha aggiunto che i mezzi schierati sono stati forniti dal governo di Juba.

Sudan-Sud Sudan - Saltano i negoziati ad Addis Abeba
Con l’escalation del conflitto sono saltati i negoziati ad Addis Abeba, a cui stavano partecipando i rappresentati dei due governi nel tentativo di trovare un accordo sulle questioni rimaste in sospeso dopo l’indipendenza del Sud Sudan, con la mediazione dell’Unione Africana. I primi scontri tra i due eserciti verificatesi a fine marzo avevano già fatto saltare la visita a Juba del presidente sudanese Omar El-Bashir prevista per i primi di aprile. L’incontro tra i presidenti dei due paesi avrebbe dovuto portare alla firma definitiva dell’intesa sulla cittadinanza raggiunta il 14 marzo scorso da Pagan Amum, capo delegazione sudsudanese ai negoziati e dalla sua controparte sudanese, Idriss Abdel Qadir. Secondo questo primo accordo i governi dei due paesi si impegnavano a rispettare e garantire il diritto di residenza, la libertà di movimento, la libertà di intraprendere attività economiche e di disporre di beni di proprietà dei cittadini a coloro che, dopo l’indipendenza del Sud Sudan, si trovano ancora in Sudan pur avendo origini nelle regioni meridionali del paese e che ora appartengono al nuovo stato, e viceversa [vedi Newsletter 94 di marzo 2012].
Nuove  condizioni per la ripresa dei negoziati. Il presidente sudanese Omar El-Bashir in un incontro con il ministro degli esteri egiziano Mohamed Amru Kamil in visita a Khartoum, ha dichiarato che il suo governo non è disposto a riprendere i negoziati con Juba se il governo del Sud Sudan non ritirerà le truppe da Heglig. Qualche giorno prima, il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, aveva escluso qualsiasi possibilità di ritirare le proprie truppe nonostante le pressioni da parte della comunità internazionale di Unione Africana, Onu e governo statunitense che per primi avevano invitato il governo di Juba a fare marcia indietro per evitare il ritorno alla guerra con Khartoum. Salva Kiir aveva risposto puntualizzando che la comunità internazionale non aveva fatto le medesime richieste al governo sudanese dopo l’occupazione militare di Abyei a maggio dello scorso anno. Successivamente,  le autorità sudsudanesi e lo stesso Salva Kiir hanno precisato che il ritiro delle truppe può avvenire solo a patto che si rispettino alcune condizioni, tra cui il dispiegamento di truppe ONU e la firma di per un immediato cessate il fuoco.

Sudan - Sud Sudan - La comunità internazionale condanna gli scontri
La comunità internazionale ha condannato all’unanimità gli scontri delle ultime settimane. In un comunicato stampa dell’11 aprile, l’Unione Africana ha espresso forti preoccupazioni per l’escalation di conflitti in corso lungo la linea di confine e ha richiamato entrambe le parti al rispetto della reciproca integrità territoriale, come stipulato nel Memorandum di Non Aggressione e Cooperazione firmato ad Addis Abeba il 12 febbraio scorso. L’Unione Africana ha invitato le due parti a ritirare immediatamente le truppe, a fermare i bombardamenti aerei e a non supportare i movimenti ribelli attivi all’interno dei due stati.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon in una conversazione telefonica con il Ministro degli Esteri sudanese, Ali Ahmed Karti, ha ribadito la necessità di immediato cessate il fuoco, sottolineando che le radici dei conflitti tra i due stati non devono e non possono essere affrontate con scontri armati. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha invitato le due parti a ritirare le rispettive truppe e a mantenerle 10 km entro i confini della cosi detta linea di confine del 1956. Dure condanne sono arrivate dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, Catherine Ashton che ha definito l’occupazione militare di Heglig da parte delle truppe sud sudanesi “inacettabile”.

Sudan – Sud Sudan - Nuova ondata di profughi
Aumenta il numero degli sfollati e profughi in fuga dalle zone di conflitto. L’OCHA ha riferito che circa 10mila persone hanno abbandonato i villaggi della zona di Heglig e più di 26mila sarebbero in fuga  da Talodi, località nello stato del Kordofan Meridionale. L’International Rescue Commitee che opera all’interno del campo profughi Yida, in territorio sudsudanese a circa 20 km dal confine, ha riferito che la situazione umanitaria in seguito agli scontri degli ultimi giorni si sta notevolmente aggravando. Gli operatori umanitari stanno registrando più di 400 arrivi giornalieri, rispetto ai 50 delle settimane precedenti. “La nuova ondata di profughi è iniziata l’8 aprile”, ha riferito Elizabeth Pender, operatrice al campo Yida, “le loro condizioni sono disastrose, hanno camminato per giorni e giorni e arrivano al campo completamente disidratati: il numero dei pazienti della nostra clinica è raddoppiato nel giro di pochi giorni”.
All’inizio di aprile il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Tommy Vietor, aveva espresso forti preoccupazioni per il deteriorarsi della situazione tra i due stati, annunciando lo stanziamento di 26 milioni di $ da parte del governo americano da destinare proprio all’aiuto dei profughi in fuga dagli scontri in corso nelle zone di confine.

Ripreso da News, Campagna Italiana per il Sudan. Aprile 2012

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