19 marzo 2012

La famiglia ha valore per gli italiani?


I dati statistici nel Rapporto Annuale Istat 2005, consentono di rilevare una progressiva erosione del concetto famiglia in favore di forme di convivenza diverse.

di Franco Previte,
L’Indagine “I valori degli italiani” nella ri-scoperta delle relazioni operata dal Censis realizzata per i 150 anni dell’Unità d’Italia, (oh! quante spese sottratte a quelle necessarie sociali e sanitarie!) e presentata a Roma il 13 marzo u.s., attesta che questi sono ancora valori fondamentali e che l’82% della popolazione pensa che esista una sfera trascendente o spirituale che va oltre la realtà.

Tra questi il 66% si dichiara credente (pensabile nella Fede Cattolica), il 16% lo ritiene, anche se non si dichiara osservante.

Negli ultimi anni si è invalso una maggiore attenzione nei confronti della Fede, ma non mancano contraddizioni, in quanto i 2/3 degli italiani non entrano nei luoghi di culto e solo 1/3 partecipa alle funzioni religiose.

Tra i valori che accomunano gli italiani la tradizione religiosa rappresenta il 21,5%, al terzo posto dopo il concetto famiglia che domina incontrastato il 65,4% delle scelte.

Dunque la famiglia italiana, che altri rilevamenti statistici, forse, vogliono affermare lo sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro ogni forma di vita sociale e di vincolo matrimoniale in favore di nuove modalità dell’essere famiglia, resta salda e costituisce la famiglia “tradizionale”.

Continua il Censis nel periodo 1998/2009 sono aumentate le unioni libere in più di 541.000 persone arrivando ad un totale di 881.000 che inclusi i figli coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone e sono circa 5,9 milioni gli italiani che hanno sperimentato una forma di convivenza libera.

 Il Censis riporta un piccolo cenno a “diversi format familiari”, infatti nel periodo 2000/2010 sono diminuite le coppie coniugate con figli nella misura di circa 739.000, aumentate quelle coniugate con figli di circa 274.000 e quelle con un solo genitore in 345.000, commentando che “le diverse modalità concrete di essere famiglia rispondono al bisogno crescente di avere una relazionalità significativa”.

Pur tra le crescenti difficoltà, possibile frammentazione delle forme familiari, fallimenti, crisi contenitrice di stress, capacità di “tenuta” che si fa sempre più labile e debole od altre “anomalie”, la famiglia resiste ancora in questo contesto economico-culturale malgrado, ripetiamo, i segnali di intensa fragilità.

Quella “tradizionale”, e con questa espressione vogliamo riferirci alla vera famiglia di un tempo, anche a quella del concetto cristiano, continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi, a farsi carico dei propri figli, ad aiutare i propri genitori anziani, a curare i propri membri disabili.

E’ fuor di dubbio, come abbiamo osservato, che la fondamentale istituzione assistenziale è la famiglia fulcro indispensabile, necessaria, prioritaria e centrale della vita della società.

Rapporti statistici e realtà quasi quotidiane, ci portano a conoscere che su 10 omicidi avvenuti nell’ambito familiare 6 sono stati consumati tra le mura domestiche, come stupri aberranti e violenze barbariche di ogni tipo su donne e bambini .

La famiglia italiana trasformata dalla conversione dell’Italia da paese agricolo a quello industriale, che quei rilevamenti statistici, forse, vogliono affermare lo sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro ogni forma di vita sociale e di vincolo matrimoniale, resta ancora, oggi, salda.

Comunque, “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29), ciò significa che l’ordinamento familiare si considera come infatti è preesistente allo Stato, quindi l’espressione della Costituzione Italiana, “riconosce i diritti di famiglia”, li considera e riconosce come diritti primordiali, naturali conseguendo la concezione famiglia come “società naturale”, affermazione che va intesa nel senso che la famiglia deve essere considerata come un vincolo razionale ed etico che trova le sue leggi ed i suoi diritti nella natura stessa.

I diritti della famiglia riconosciuti, senza escludere quella della morale cristiana, sono tali in quanto questa è “fondata sul matrimonio” “ ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”, cioè di continuazione dell’umanità che altre “forme” non possono umanamente  e materialmente garantire ( almeno per il momento!).

La famiglia italiana, comunque ammalata, non necessita di semplici farmaci da banco, ma di una costante valutazione della crescita individuale dei suoi componenti nelle diverse espressioni e nel riconoscimento all’unisono della dignità.

Questa deve essere la sintesi di un più moderno concetto di libertà, di azione, di proposizione, di convivenza civile che costituiscono il senso della vita, il rispetto della dignità umana e della libertà in questa civiltà dell’individualismo e dell’indifferenza che si tenta di instaurare da troppo tempo.

Per concludere la famiglia ha, ancora, un certissimo valore negli italiani.

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