15 marzo 2012

LA CONFLITTUALITÀ NEL CAUCASO MERIDIONALE: IL RUOLO DELL'ITALIA


Le radici degli odierni conflitti non sono particolarmente remote sebbene tale regione sia stata tradizionalmente segnata da un livello di bellicosità elevata.

di Carlo Alberto Tabacchi
Il più antico conflitto, quello tra armeni ed azeri, risale in effetti all'insorgere di forti contrasti etno-sociali nei primi del Novecento, che esplosero già nella guerra armeno-tatara del 1905 e nuovamente negli anni successivi alla prima guerra mondiale con violenti scontri tra le due popolazioni, interrotti dall'occupazione sovietica. I conflitti abkhazo-georgiano e quello osseto-georgiano si manifestarono per la prima volta tra il 1918 e il 1921 e riesplosero nel 1991.
Nella loro dimensione locale, cioè prescindendo dal coinvolgimento nella politica internazionale, i conflitti del Caucaso meridionale derivano soprattutto dall'esito delle politiche nazionali dell'epoca sovietica: politiche che puntavano ad un ampio riconoscimento territoriale delle numerose e varie etnie presenti nell'Unione e ad una loro relativa autonomia amministrativa e culturale. La creazione di entità territoriali autonome su base etnica è stata condotta in modo quanto mai discutibile, spesso dando vita a contrasti quando non esistevano in passato (per esempio tra abkhazi e georgiani o tra osseti e georgiani) oppure rinfocolandoli come nell'Alto Karabagh, il cui inserimento nell'Azerbaijan andava non solo contro la realtà demografica della regione ma anche contro le dinamiche storiche più consistenti.
Nei due decenni successivi al crollo dell'Urss, le repubbliche indipendenti e le regioni secessioniste, vittoriose militarmente ma non riconosciute a livello internazionale hanno proseguito alacremente nella loro opera di costruzione di una storiografia nazionale che si contrappone nettamente a quelle vicine e concorrenti. Ricordiamo anche che nell'ultimo ventennio e avvenuto un rapido declino del ruolo di Mosca come "fratello maggiore" e del russo come lingua culturale comune. Un fenomeno inevitabile alla luce dell'indipendenza di questi paesi e dei rapporti conflittuali che si sono sviluppati tra Georgia e Russia, che ha contribuito non poco al rafforzamento di tendenze culturali autarchiche. Ne il crescente utilizzo dell'inglese può compensare il tramonto del russo come lingua culturale comune o aggregante. Anzi, in alcuni casi l'uso dell'inglese - soprattutto da parte georgiana - per rimarcare la fuoriuscita dall'orbita culturale oltre che politica di Mosca, crea nuovi problemi di comunicazione tra le popolazioni della regione, in particolare con quelle del Caucaso settentrionale che fanno ancora parte della Federazione russa. 

II ruolo dell'Italia
L'Unione Europea dovrebbe dedicare maggiore e più continua attenzione a questa tormentata ma strategica regione: come è ben noto, l’importanza del transito di petrolio e gas assumerà nel futuro immediato grande rilevanza come alternativa all’asse russo-bielorusso-polacco.
Negli ultimi anni, si e verificato in Italia un notevole aumento dell'interesse per tali paesi. Ad esempio, l'università Ca Foscari di Venezia - dove si insegnano lingue e letterature armena e georgiana, nonché storia del Caucaso - si sta proponendo come il principale centro propulsore degli studi caucasici in Italia. Tale interesse è speculare a quello che si manifesta nei confronti del nostro paese nelle repubbliche del Caucaso meridionale. Ciò vale soprattutto per Erevan e Tblisi, capitali di antiche civiltà e di forte vocazione culturale europea che nei secoli hanno avuto con Roma rapporti significativi. Diverso è il caso dell'Azerbaijan, nazione musulmana le cui proiezioni verso l'Europa sono state limitate principalmente attraverso la mediazione russa.
Comune a tutti e tre i popoli del Caucaso resta il grande prestigio culturale dell'Italia, specialmente nella sfera artistica, musicale, letteraria ed ovviamente anche per quel che riguarda i prodotti della creatività italiana nel suo complesso. Esiste nell'intera regione una notevole simpatia nei confronti dell'Italia, anche sulla base di una forte somiglianza culturale, caratteriale e sociale tra il nostro paese e i vicini caucasici. In Georgia ed Armenia lo studio della lingua italiana si diffonde sempre più e le manifestazioni culturali congiunte hanno un notevole successo. Occorre anche considerare che la presenza di turisti italiani nella regione, particolarmente in Armenia, è in costante aumento, un dato che contribuisce non poco a migliorare la conoscenza reciproca. Infine, la popolarità italiana è accresciuta dal fatto che la sua posizione internazionale appare esente da tendenze egemoniche e contrassegnata invece da un costante orientamento umanitario e di cooperazione allo sviluppo.

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