15 marzo 2012

Il mondo che verrà


Non è facile essere ottimisti di questi tempi, anche perché per confrontarsi con queste sfide, necessiterebbe uno spessore morale e spirituale ben più grande di quello che le società stanno dimostrando

di Giuseppe Calì

E così questo tanto discusso 2012 è iniziato! Se n’è parlato tanto e tanto se ne parlerà, specie in rapporto alle profezie sulla fine del mondo. Vedremo film, trasmissioni televisive in quantità crescente, man mano che ci avviciniamo al temuto 21 dicembre, seguendo una regia da thriller che tanto giova allo show business. Ciò non toglie che le preoccupazioni siano reali e che i tempi che stiamo vivendo portino a presagire sventure e sofferenze di tutti i generi.
La crisi finanziaria ed economica mondiale, le guerre e rivoluzioni che ancora continuano a incendiare il mondo, poteri occulti e mafiosi che si confrontano sull’arena internazionale, sono alcuni dei fenomeni che incombono sulla gente proiettando oscurità ed enorme incertezza sul futuro. Non è facile essere ottimisti di questi tempi, anche perché per confrontarsi con queste sfide, necessiterebbe uno spessore morale e spirituale ben più grande di quello che le società stanno dimostrando.
Vorrei però affermare che credo ancora nell’uomo e soprattutto ho fiducia nella forza invisibile che l’ha alimentato, protetto e guidato da sempre, specie nei momenti più oscuri della storia. Credo fermamente nel destino positivo dell’umanità, nella potenza creativa che ci porterà ad approdare su nuovi e migliori lidi. Penso che alla fine ci sarà un grande salto evolutivo che partirà dalle coscienze e arriverà alla formazione di nuovi processi sociali, politici, economici, artistici e così via. La Bibbia ci parla di “Nuovo Cielo e Nuova Terra, perché il Vecchio Cielo e la vecchia terra saranno passati” e dice anche che questo rinnovamento passerà attraverso un periodo di grandi sofferenze “simili alle doglie del parto”. Insomma per “rinascere” bisogna prima “morire”. Questo è un principio generale che nella storia si è sempre espresso: mentre una civiltà finisce, un’altra nasce e la storia della coscienza continua in nuove forme sempre più evolute. La novità è che oggi questo processo di morte e rinascita non coinvolge più soltanto un popolo o una civiltà, bensì l’umanità intera. 
La terra quindi non finirà, ma il mondo deve cambiare e cambierà, sotto l’effetto di elementi nuovi e potenti che catalizzano questo processo di trasformazione. Anzitutto tramite internet e i mezzi d’informazione ora sappiamo tutto ciò che succede nel mondo. Non possiamo più ignorare la sorte dei nostri “conterranei”, nel senso più ampio della parola, delle altre parti del mondo. L’informazione è energia che trasforma le coscienze e inevitabilmente, in poche generazioni, nasceranno nuovi livelli di cooperazione, consapevolezza e quindi amore e responsabilità. Passate le inevitabili iniziali paure del “diverso”, la naturale bontà dell’animo umano genererà imprese grandiose di solidarietà. Tutto ciò anzi sta già avvenendo, anche se siamo solo agli inizi.
Esiste una provvidenza invisibile che non ci ha mai abbandonato nel corso del lungo cammino della storia e che si è manifestata in diversi modi, a seconda del tempo, generando religioni e simboli che a loro volta hanno prodotto culture e civiltà. Proprio nei momenti cruciali, personaggi unici hanno incarnato le aspirazioni e gli ideali più elevati, proiettando sulla terra, anche se per brevi periodi, la luce di un Principio Originale che ha dato nuovo significato a tutte le cose, portando popoli interi a cambiare completamente valori e punti di riferimento. Hanno lasciato dietro di sé insegnamenti e simboli affinché rimanesse vivo lo spirito nuovo nato dalla loro esperienza terrena. Oggi abbiamo messo in secondo piano e male interpretato tali insegnamenti, adattandoli alle nostre esigenze culturali e ne abbiamo messo da parte e relativizzato i simboli.
I simboli comunicano potentemente e invisibilmente con la parte più profonda dell’essere: Che cosa proviamo di fronte alla croce? Al simbolo del Tao? A una colomba pasquale? I testi sacri sono anch’essi potenti simboli, oltre che rappresentazioni della Parola. La natura lo è come manifestazione di armonia, Principio e creatività. Purtroppo questo potere evocativo funziona anche con i simboli negativi: per esempio, quali stimoli provocava nei nazisti la svastica e cosa proviamo noi oggi quando la vediamo?
Vorrei però parlare del simbolo più originale e potente che sia mai stato creato, anzi il maggiore originariamente creato a nostro beneficio: i genitori.    
I genitori, oltre al ruolo importantissimo che hanno nella famiglia e nella formazione dei figli, sono un simbolo potentissimo: connesso con la vita, con le origini, con il senso stesso dell'esistenza. Molte delle qualità e delle lacune con cui ci dobbiamo confrontare nella nostra vita derivano dal nostro rapporto con questa entità che, nella parte più profonda del nostro essere, dove le cose significative avvengono primariamente, è così vicina al concetto di Dio. Per questo affermo che sono il simbolo più potente e primordiale, quello che ha più impatto nella nostra vita e da cui tutti gli altri derivano, inclusi i così carismatici simboli della fede. Oggi purtroppo anche queste nostre radici sono messe in discussione, relativizzate, trascurate. “Onora il padre e la madre” è il comandamento più obsoleto. Stiamo perdendo il senso della vita ma dobbiamo assolutamente ritrovarlo. Il nuovo mondo potrà nascere nello stesso tempo in cui i genitori torneranno a essere socialmente ancora un simbolo di amore e di vita, di rettitudine e di buon esempio, di dedizione, sacrificio e pace. Come risultato naturale le istituzioni e la società intera saranno trasformate. Riappropriarci della nostra vera umanità è la priorità assoluta. È necessario che questo processo parta da una nuova educazione rivolta non solo ai giovani ma a tutti, anche tramite i mezzi d’informazione che non dovrebbero mai violare così pesantemente, come fanno ora, la natura fondamentale del cuore umano, i suoi desideri più originali e i valori da cui dipendono la vita e la morte.
Ciò vale dal livello individuale a quello mondiale. Ecco perché in diversi discorsi, oramai da qualche tempo, il Rev. Moon parla di Organizzazione delle Nazioni Unite "Genitori", auspicando per questo ente, nei confronti dell’umanità intera, la stessa cura che un genitore ha per i propri figli, al fine di promuovere un mondo di libertà, pace, giustizia, fratellanza, senza barriere né veti da parte di nessuna nazione. Invece di un equilibrio tra interessi di parte, il bene dell'umanità intera per la prosperità condivisa, per lo sviluppo umano, per la formazione delle nuove generazioni, deve prevalere. Non un governo mondiale che ci controlli, ci domini, ci usi, ma un governo etico che garantisca il rispetto di una carta universale dei Principi basilari dell’esistenza, della cooperazione, l'uso della scienza e della tecnologia secondo valori spirituali condivisi, lo sviluppo di un’economia equamente distribuita. Un governare che agisca mosso dal bene comune anche con la necessaria forza e autorevolezza, per dirimere i conflitti con la necessaria diplomazia, ma in casi estremi anche militarmente per impedire che nazioni più forti abbiano il sopravvento su quelle più deboli, contro la libertà di autodeterminazione dei popoli. L'unico caso in cui si possa accettare la formazione di un esercito molto addestrato e specializzato, equipaggiato con il meglio della tecnologia, ma nello stesso tempo formato da personale preparato all'ideale della pace mondiale, è questo. Un genitore può minacciare l'uso della forza, per impedire che i propri figli si massacrino a vicenda o addirittura mettano il mondo nel caos. Fino ad ora gli USA hanno ricoperto questo ruolo in modo molto imperfetto, per quanto in molti casi dobbiamo essere loro grati per il sacrificio dei loro giovani. È ora che questo compito passi a corpi internazionali di pace che dipendano da quest’organismo genitoriale mondiale e agiscano nell'interesse di tutta l'umanità.
Tra l'alto non dobbiamo prevenire soltanto le guerre aperte. Esistono guerre sotterranee che ancora più delle altre influiscono sulla nostra vita, quelle tra poteri occulti di diverso tipo, che usano il mondo come una scacchiera in cui gli esseri umani sono trattati come pedoni sacrificabili. E non parlo soltanto delle mafie, delle grandi organizzazioni criminali e dei vari “cartelli”, ma di lobby potentissime guidate da pochi eletti che decidono ogni cosa secondo logiche particolari e non secondo principi di bene comune e allargato. Un'organizzazione che, anche attraverso un’intelligence molto sviluppata, possa proteggerci e debellare tentativi egemonici sotterranei, e possa garantire la trasparenza totale dell'esercizio del potere, è veramente necessaria.
Esiste e non si può ignorare anche una problematica nel rapporto tra scienza e fede, tra uso della tecnologia e principi e quindi è necessario che appaia un'autorità etica anche in questo senso. Non è per bloccare la ricerca, ma per indirizzarla verso il bene comune, evitando il degrado ambientale, la sperimentazione nociva, l'uso indiscriminato della conoscenza a favore della guerra e dei poteri forti. Si curi dell'equa distribuzione del sapere e della tecnologia, affinché sia usata non tanto per stabilire supremazie, quanto per promuovere il benessere collettivo.
Si potrebbe ipotizzare la formazione di due camere, un’interreligiosa, formata da saggi e figure di grande statura morale e spirituale, allo scopo di vegliare sull'osservanza dei Principi basilari, e un'altra che rappresenti i popoli e l'umanità intera. Tra l'altro la tecnologia oggi ci permetterebbe una consultazione veloce e costante anche con rappresentanze di base di tutta la popolazione mondiale, per evitare che si prendano decisioni soltanto in alto, senza mai consultare chi poi subisce le conseguenze delle decisioni. Una forma di referendum rappresentativo permanente, che esprima l'opinione generale dell'intera umanità sulle grandi questioni. Ciò presuppone ovviamente un grande salto di coscienza e una rivoluzione nel pensiero e nell'educazione. Tutto questo investimento sarebbe ripagato a breve dal senso di responsabilità condivisa come in un’Agorà mondiale, dallo sviluppo di una consapevolezza generale del destino comune che condividiamo con tutti i nostri fratelli del mondo intero e dall’avvento di una pace duratura perché basata sulla qualità di Signori del Creato, qualità dataci da Dio nel momento stesso della Creazione.
So bene che tutto questo profuma di utopia, ma non per questo mi sento demotivato o scoraggiato dal sostenere una visione del mondo di questo tipo. Senza anelito verso un ideale non si può costruire un mondo migliore. E comunque “non c’è forza più grande di quella di un’idea il cui tempo è arrivato”.  
Termino riportando alcune frasi dal discorso che il Rev. Moon ha dato a un convegno mondiale dell’UPF il 12 settembre 2005, che è parte di una pubblicazione chiamata “Messaggi di Pace”:
“In questa era, la guerra è il sistema più primitivo e distruttivo per risolvere i conflitti e non porterà mai alla pace vera. Questo è il tempo in cui, come insegnò il profeta Isaia, di ‘convertire le spade in vomeri e le lance in falci’. L’umanità deve porre fine al ciclo perverso della guerra, che sacrifica le vite dei nostri figli e sperpera somme astronomiche. È giunto il tempo in cui i paesi del mondo devono unire le loro risorse e avanzare verso il mondo di pace desiderato da Dio, il Signore di questo grande universo”.

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