21 febbraio 2012

I problemi della sanità Italiana


di Franco Previte

Il mondo della sofferenza sta attraversando periodi drammatici nei nosocomi pubblici e nei Servizi Pubblici per i continui “tagli” della sanità a causa che la stessa è sempre più burocratizzata a danno dei cittadini sempre meno assistiti.
I problemi strutturali della sanità italiana sono molti, tra i quali quelli inerenti le “sofferenze finanziarie” delle Regioni che prevedono in genere tagli del 1,5% dei costi del personale e del 3,5% delle altre spese, il “fondo sanitario nazionale” che è molto esiguo, le “spese sanitarie più necessarie ed urgenti” del comune cittadino che vengono spostate verso il privato, molte delle quali il cittadino non può permettersi.
Molto spesso nei Convegni ad alto livello sociale si discute di questa Sanità malata, ma spesso emerge il disagio psichico che non solo bisogna osservarlo dal lato economico, cioè quello di inserimento nelle cure della società evitando il perverso assistenzialismo, ma quello della valorizzazione del malato quale persona titolare di diritti non solo etici.
La condizione di vita disagiata dei cittadini, specie di quelli disabili, pone una ricerca del diritto positivo, che come dice sempre il Cardinale Dionigi Tettamanzi “non sono diritti dei deboli, ma diritti deboli”.
Il vero problema è la capacità di usufruire dei servizi sanitari e sociali, “cosa” che le persone povere, anziane, disabilitate, in fin di vita non riescono ad arrivare ed usufruire in modo adeguato dopo vent’anni dell’aziendalizzazione della sanità.
Ma come, pare, sia in atto ed in crescita una altra realtà che avviene a Milano quella delle cure “low cost”, servizi istituiti da imprenditori sociali, che potrebbero essere utili per migliorare l’accesso alla cure più rapide.
Comunque, a quanto pare, in Italia possono solo curarsi le persone economicamente agiate, cioè quelle la cui capacità di intervento ai servizi privati è agevole, rispetto a quelle che a tempi lunghi godono del Servizio Sanitario Nazionale.
In una altra situazione particolare, si trovano le persone anziane, le quali perdute l’autonomia dell’esercizio delle loro azioni non riescono ad inserirsi nei gangli vitali della sanità, non parlando, poi, delle lunghe liste di attesa per gli accertamenti diagnostici di routine ed un ticket se non uguale ma di poco inferiore al cittadino ricco ed infine per il rigoroso risparmio che attanaglia le USL o le ASL e che “devolvono” alle persone anziane, disabili, od in fin di vita.
Infatti se per la persona 40/50enne il costo delle cure e del ricovero ospedaliero è di 50, per un 60/85enne sarà di 100, dato il superamento di quel “quid finanziario” assegnato dal Servizio Sanitario Nazionale, ma costi economici necessari per un più lungo percorso e cure di quelle malattie più “aggressive” che colpiscono le persone in condizione di disabilità, anziane od in fin di vita.
Quanto proponiamo alla luce, pare, dei fatti è direzionato al fine , ripeto, di estendere a qualunque persona, ancor più diversamente abile, in tarda età od in fin di vita, il diritto alle cure sanitarie, alla nutrizione ed all’idratazione, secondo i dettami dell’art. 25 lettera f) della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU.
Il rispetto dei diritti di ogni persona al fine di raggiungere una “maggiore coesione sociale”, resta quella come è nella normativa della Costituzione Italiana, del Preambolo della Costituzione Europea, nella “Convenzione Europea per i diritti dell’Uomo”, nei Trattati internazionali.
I diritti umani stanno subendo un processo mediatico di rimodulazione e la situazione sociale mostra segni di grande preoccupazione in quanto la Politica ed il Governo Monti, forse, favoriscono forme di pseudo necessità, condivisibili per alcune, ma non per quelle che necessitano ed urgono al cittadino.                                         

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