11 gennaio 2012

Quale relazione tra credo religioso e moralità?

di Giorgio Gasperoni
Rielaborato dall'Iniziativa dell'Educazione del Carattere dell'UPF

I due credi religiosi essenziali che sono comuni alle religioni di tutto il mondo hanno un impatto particolarmente importante sul comportamento morale. Questi sono la fede in una Realtà Suprema e in una vita nell’aldilà.

La Realtà Suprema
L’esistenza e la natura della Realtà Suprema o dell’Essere Assoluto è forse la più grande domanda dell’uomo. Fin dall’alba della storia, le persone hanno cercato una risposta a questa “domanda ultima” attraverso la religione e la filosofia. Questa Realtà Suprema – conosciuta in vari modi come Dio, Allah, Jahve, l’Assoluto, etc., o con nessun nome - è ritenuta conoscibile da alcuni e misteriosa da altri. La Realtà Suprema può essere trascendente o immanente, disinteressata o appassionata. Alcune persone sperimentano Dio come un essere personale, mentre altre percepiscono una forza impersonale oppure una Verità che non è né un essere né un non essere. Nonostante queste differenze nel modo di intenderla, la maggioranza delle persone nel corso della storia ha creduto in qualche realtà trascendente. Questo fenomeno suggerisce fortemente che gli esseri umani hanno un senso religioso innato che li spinge a ricercare questa realtà. Alcuni sostengono che questa è di per sé la prova che Dio esiste: nel più profondo del nostro essere stiamo cercando di ritornare alle nostre origini.

La nostra comprensione di questa realtà forma il nostro modo di vedere il mondo e il nostro posto in esso. Cosa più significativa, l’esistenza o la non esistenza di una Realtà Suprema ha profonde implicazioni per la moralità. Alcuni hanno sostenuto che se non esiste Dio allora tutto è permesso. Se è così, un mondo senza Dio è un mondo senza standard morali. Ė un mondo dove vige la regola del più forte e del più egoista. D’altra parte se non solo crediamo in una Realtà Suprema ma vediamo in essa la fonte di tutto ciò che è buono e vero, sentiamo in modo naturale che la vita ha uno scopo e un significato. Abbiamo un motivo per sviluppare il nostro carattere ed aspirare ad una vita di bontà. Crediamo che alla fine la virtù sarà premiata.
Particolarmente interessante è come questa Realtà Suprema a volte è ritratta come un Dio personale e persino come un genitore buono e amorevole. Come è stato notato nella presentazione “La Necessità di un’Educazione Morale, l’esperienza di un amore
incondizionato all’interno della famiglia ha un impatto significativo sul comportamento morale. Se è vero che la visione di Dio come un essere benevolo e amorevole è soprattutto prevalente nelle fedi bibliche, è presente comunque anche in altre fedi.
“ Io sono Tathagata,
Il Più Onorato fra gli uomini.
Io appaio nel mondo
Come dentro a questa grande nuvola
Per versare ricchezze su tutti
Gli esseri viventi assetati,
Per liberarli dalle loro miserie
Per raggiungere la gioia della pace,
La gioia del mondo presente,
E la gioia del Nirvana….”
Buddismo: Sutra del Loto 5: Parabola della nuvola di pioggia.

Il Maestro disse. “La bontà è davvero così distante? Se vogliamo veramente la bontà, dovremmo trovare che era proprio al nostro fianco.”
Confucianesimo. Analetti 7.29

Amare è conoscere Me stesso, la Mia natura più profonda, la verità che io sono.
Induismo. Bhagavad Gita 1 8.55

Egli è Colui che ha fatto scendere l'acqua dal cielo bevanda per voi ed erba pei pascoli. Per mezzo suo ha fatto germinare i cereali e l'olivo, le palme e le vigne e ogni altro frutto. In verità in ciò vi è un segno per gente che sa riflettere….. Se voleste contare i favori di Allah, non potreste enumerarli. In verità Allah è perdonatore, misericordioso.
Islamismo. Corano 16.10,8

Paziente e misericordioso è il Signore, lento all'ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Giudaismo e Cristianesimo. Salmo 145: 8-9

Ė la Via del Cielo non mostrare nessun favoritismo. Ė per sempre dalla parte dell’uomo buono.
Taoismo. Tao Te Ching 79

Un rapporto con un Dio giusto, buono e amorevole ha profonde implicazioni per la nostra comprensione del mondo e il nostro ruolo in esso.
Per il singolo credente, può creare ordine dal caos, fornendogli un contesto per capire se stesso nello schema più grande delle cose. Alcuni concetti religiosi molto diffusi, come l’idea del giudice onnipresente che ci guarda quando nessuno ci vede, danno ai credenti un chiaro orizzonte morale.
Credere in Dio e nella nostra potenzialità di rispecchiare il nostro “creatore” fornisce un modello per lo sviluppo morale. L’attuale confusione sugli obiettivi dell’educazione morale riflette una confusione sullo scopo dell’educazione e la natura della persona che deve essere educata. Senza un’idea chiara di chi deve essere educato o una comprensione dello scopo della vita umana, la metodologia e gli obiettivi dell’educazione non approdano a nulla. Dal punto di vista di alcune delle principali religioni, il presupposto fondamentale dell’educazione dell’individuo è che l’umanità è creata da Dio per realizzare uno scopo, un ideale originale di creazione.
L’esistenza di Dio fornisce un’autorità morale che rafforza la decisione morale. le concezioni umanistiche della vita morale hanno poca autorità morale. Secondo Immanuel Kant, una vita buona è guidata da ciò che il pensiero razionale definisce come il proprio dovere. La prescrizione utilitarista è di esercitare una benevolenza imparziale o mostrare lo stesso riguardo. Quando sono contestati, questi principi etici non possono essere difesi senza far riferimento a una Realtà Suprema. Perché dovrei agire secondo quello che la ragione mostra essere il mio dovere? La risposta è: devi semplicemente farlo. Perché dovrei adottare un’attitudine imparziale e non considerare la mia felicità più importante di quella di chiunque altro? La risposta è: devi semplicemente farlo. Per molti, la via di uscita da questo ragionamento chiuso si trova nella volontà autorevole di Dio.
La relazione con un Dio d’amore può essere una risorsa vitale di forza nelle avversità. Ė stato documentato che l’amore può offrire un potente sostegno nella sofferenza apparentemente insopportabile. Per esempio, in Man’s Search for Meaning (La ricerca di significato dell’uomo), lo psicologo Victor Frankl ha raccontato le sue esperienze nel campo di concentramento nazista dove trascorse molti anni. Tra gli orrori e la disperazione che lo circondavano, fu lo stesso capace di trovare soddisfazione: “Un pensiero mi trafisse, per la prima volta nella mia vita vedevo la verità come la canzone creata da tanti poeti, proclamata come saggezza finale da tanti pensatori. La verità - quell’amore che è l’ultimo e il più alto obiettivo al quale un uomo può aspirare. Poi capii il significato del più profondo segreto che la poesia umana e il pensiero e il credo umano devono insegnare; la salvezza dell’uomo è attraverso l’amore e nell’amore. Capii come un uomo a cui non rimane più nulla al mondo può ancora conoscere la felicità, se pure per un breve momento, nella contemplazione del suo amato. In una posizione di totale desolazione, quando un uomo non può esprimere se stesso in azioni positive, quando la sua unica realizzazione può consistere nel sopportare le sofferenze nel modo giusto – in un modo onorevole – in una simile posizione l’uomo può, attraverso la contemplazione amorevole dell’immagine del suo amato, ottenere soddisfazione. Per la prima volta nella mia vita, ho potuto capire le parole: “Gli angeli si perdono nella contemplazione perpetua di una gloria infinita”.
L’aspetto più importante della relazione con un Dio personale è l’esperienza di una fonte incondizionata di amore. Come è stato messo in evidenza nella presentazione “Principi Universali e scopi della Vita”, noi raggiungiamo la nostra piena umanità attraverso le relazioni d’amore. Il vero amore è la fonte della gioia e dell’energia della vita. La famiglia ha la missione unica di educare il cuore attraverso le esperienze d’amore. L’essenza dell’esperienza familiare è l’amore dei genitori che crea la dimensione di cuore dove i figli possono svilupparsi e maturare completamente.
Un fattore significativo nel determinare la forza e la felicità dei legami familiari è la convinzione religiosa. Quando i genitori hanno un rapporto molto stretto con un Dio d’amore la famiglia è più forte. Nicholas Stinnett ha notato come negli ultimi 40 anni la ricerca ha mostrato costantemente una correlazione positiva tra la religione e i rapporti familiari di successo. Stinnett rilevò che nelle famiglie da lui studiate, questo impegno religioso andava oltre i semplici riti:
“Esistono fattori che indicano che questa caratteristica religiosa era più profonda che andare semplicemente in chiesa o partecipare ad attività religiose. Potrebbe essere più propriamente definita l’impegno ad uno stile di vita spirituale. Le parole sono inadeguate per trasmettere questo concetto, ma quello che tante di queste famiglie hanno detto è che avevano la consapevolezza dell’esistenza di un Dio o di un potere superiore che dava loro un senso di scopo e dava alla loro famiglia un senso di sostegno e di forza. La consapevolezza di questo potere più alto nella loro vita li aiutava ad essere più pazienti gli uni con gli altri, più disposti al perdono, più veloci a superare la rabbia, più positivi e più capaci di sostenere le loro relazioni.”
Commentando queste osservazioni James Henslin ha scritto: “Se le ricerche di Stinnett sono generalizzabili, come sembrano essere, incoraggiare l’impegno religioso delle famiglie non solo rafforzerebbe le famiglie stesse ma anche le comunità in cui vivono”. Se la famiglia è la scuola dell’amore, allora possiamo descrivere Dio come la fonte dell’amore. Qualcuno potrebbe dire, “Dio è amore”. Spesso è nell’esperienza d’amore che siamo più morali. Come è detto nella presentazione “Principi Universali e Scopi della Vita”, “L’amore nel suo senso più vero è fondamentalmente morale. Richiede azioni altruiste: dare, servire e sacrificare noi stessi per il bene dei nostri cari.” Quando Dio è al centro della vita familiare, le persone hanno un’esperienza di amore potente e costante. Essere a contatto di questa forza d’amore dà energia alle famiglie e le rafforza. Come Henslin suggerisce, questo può offrire la speranza di comunità più forti e più morali. Che cosa offre esattamente la religione alle famiglie? Un rafforzamento e una riaffermazione personale attraverso la preghiera e la riflessione e l’esperienza di una comunità religiosa.
Secondo Ronald Grenn, professore di religione al Dartmouth College, l’esperienza autentica della comunità rappresenta “una vivificazione pratica del punto di vista morale”. La religione aiuta le persone a guardare oltre le distinzioni sociali e a percepire l’uguaglianza essenziale dell’umanità; infonde principi morali nell’ordine sociale. Green sottolinea che i momenti rituali “incorporano e riflettono gli elementi chiave del punto di vista morale e forniscono le informazioni e le capacità necessarie per riuscire ad applicarlo.” Quando i riti religiosi sono intrapresi volontariamente “simboleggiano e decretano la rinuncia alla proprietà, agli agi o al vantaggio che segna l’adozione del punto di vista morale.” In altre parole, i rituali aiutano a tradurre l’impegno morale in un impegno sociale. Quindi la religione aiuta le comunità a prosperare. La religione dà alla moralità la forza della convinzione che viene dall’aver visto “la parola fatta carne”. I filosofi possono discutere su grandi principi morali e i profeti possono proclamare i comandamenti di Dio, ma è solo quando vediamo l’incarnazione umana di questi principi e comandamenti astratti che siamo in grado di credere ed acquistare la capacità di agire. Così, a differenza dei sistemi della filosofia e della legge, tutte le grandi religioni ci presentano una persona o delle persone che incarnano la legge morale. Può essere un profeta come Mosè o Maometto, una serie di incarnazioni come nell’Induismo, o un rivelatore unico e superlativo come nella figura di Gautama Budda o di Gesù Cristo. La nostra sfida, poi, è quella di essere all’altezza della potenzialità rivelata dall’incarnazione della legge morale.

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