17 gennaio 2012

LA RELIGIONE E UN’ETICA UNIVERSALE


La religione ha contribuito notevolmente ad espandere il nostro concetto di “comunità”. Robert Bellah e i suoi co-autori di “The Good Society” (La Buona Società) fanno notare che quando ci prendiamo cura solo della nostra cerchia di amici e familiari, o delle persone con lo stesso colore di pelle, o della nostra nazione non contribuiamo molto a migliorare la comunità mondiale. Inoltre, quando ci prendiamo cura solo degli esseri umani non trattiamo il mondo della natura con il dovuto rispetto.
Gli autori notano che non è facile per nessuno di noi superare la nostra diffidenza e agire in modo responsabile nella comunità universale. Ė solo nei “momenti critici” che ricerchiamo le cause ultime ed esaminiamo i limiti delle nostre interazioni.
Solo allora iniziamo a vedere che confini della nostra vita non possono essere stabiliti nel tempo e nello spazio. Le esperienze religiose ci aprono alla consapevolezza di essere partecipi di quel mondo senza confini. “Noi possiamo davvero cercare sinceramente di occuparci del mondo che ci circonda e dei significati che scopriamo quando interagiamo con questo mondo, e sperare di renderci conto nella nostra esperienza di vita che facciamo parte di una comunità universale, dando un senso alla nostra vita come profondamente connessa gli uni agli altri.
Quando allarghiamo la nostra attenzione per includere l’universo naturale e il terreno ultimo che esso esprime e dal quale proviene, a volte siamo pervasi da un senso di gratitudine e di grazia, perché possiamo far parte di un mondo che è tanto terrificante quanto squisitamente bello. In quei momenti sentiamo il desiderio di celebrare la gioia e il mistero di cui facciamo parte. Le religioni nel loro aspetto migliore ci aiutano ad individuare questa spinta a celebrare in modo da includere tutti i significati che possiamo abbracciare. L’impulso verso un significato più grande, la riconoscenza e la celebrazione deve avere una forma istituzionale come tutte le altre tendenze centrali che organizzano la nostra vita, in modo che non lo disperdiamo in sentimenti puramente privati”. Può il credo religioso fornire veramente una base per un’etica che promuova l’unità piuttosto che la divisione?
Certo le religioni hanno schemi concettuali di riferimento molto diversi. Tuttavia l’etica è più legata al comportamento della metafisica. Hans Kung sostiene che le etiche si interessano di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere fatto nella vita quotidiana. “E in riferimento a questa prassi, le persone delle varie religioni, che sono religiose nel miglior senso della parola, si sono sempre trovate e capite fra di loro.” Il passo verso la cooperazione e un dialogo religioso sincero è iniziato abbastanza di recente ma è andato avanti. La Chiesa Cattolica Romana, ad esempio, benedì per la prima volta la tolleranza come una virtù civile negli anni sessanta, alla fine del Concilio Vaticano Secondo.
Ognuna delle grandi religioni ha creato, quasi fin dai suoi inizi, un insieme variopinto di voci che va dal pacifista al terrorista. Ma ogni religione ha dentro di sé il potenziale per lo sviluppo e l’adattamento. Questi sviluppi hanno molte digressioni ma lo sviluppo quasi inevitabilmente va dall’esclusività verso la globalità e dall’attivismo verso la pace. Regredendo o deviando occasionalmente, ogni religione impara nel corso dei secoli che deve trovare un modo per convivere con le diramazioni che considera eretiche e con le altre religioni. Non può abbracciare il mondo intero se non nell’amore. Ma quale dovrebbe essere il punto focale di questo dialogo interreligioso? Qual è la base pratica per un obiettivo comune? Lo studioso islamico Muzzammil Siddiqi dice che questa meta non dev’essere nient’altro che un’etica globale: “Io credo che il dialogo religioso sia un’impresa sommamente etica. L’obiettivo di tale dialogo non è solo imparare i fatti riguardanti le altre persone, la loro fede e le loro tradizioni ma anche liberare la comunità mondiale dal pregiudizio e dall’incomprensione e stabilire l’amicizia tra gli uomini sulla base della lealtà, della giustizia e della buona volontà.
Il dialogo religioso deve aiutarci a intraprendere passi pratici verso lo stabilimento di etiche globali che porteranno giustizia a livello sociale, economico e politico così come responsabilità ed equilibrio ecologico.”

I Valori esaltati da ogni religione
Le religioni formano la civiltà promovendo i valori morali e trasmettendoli da una generazione all’altra. Ogni tradizione religiosa mette l’accento su certi ideali che hanno un ampio richiamo. Ė possibile avere a cuore e sostenere gli ideali della propria tradizione e nello stesso tempo riconoscere gli ideali ammirevoli degli altri e imparare da loro. Un modo per creare un terreno morale comune per una cultura mondiale armoniosa è vedere come ogni religione ha qualcosa da offrire al mondo intero. La seguente lista di ideali promossi dalle varie tradizioni offre un punto di partenza per un’impresa del genere:
Religioni tradizionali Africane  - la solidarietà comune
Buddismo – l’auto disciplina, la compassione
Cristianesimo – la fede, l’amore sacrificale
Confucianesimo – l’integrità personale, le responsabilità familiari, l’ordine etico e sociale
Induismo – la comprensione e lo sviluppo della coscienza interiore
Islamismo – l’obbedienza a Dio, l’armonia tra le razze
Giainismo – la non violenza, il rispetto per la vita
Giudaismo – il monoteismo etico, la guida divina
Religioni degli Indiani d’America – l’armonia tra gli esseri umani e la natura
Sciamanismo – l’armonia tra il mondo spirituale e il mondo fisico
Scintoismo – l’armonia interiore, la sincerità
Sikhismo – l’eliminazione delle barriere tra i vari gruppi socio-economici
Taoismo – l’equilibrio tra le forze vitali della natura
Per quarant’anni il Dott. Moon ha investito le sue energie e le sue risorse nello sforzo di stabilire un terreno comune tra le religioni come base per una società pluralista con Dio al centro. Egli crede che questo terreno comune consiste nel formulare delle soluzioni pratiche ai problemi sociali. “Il Dioismo”, come egli chiama questa sua visione, invita ogni comunità religiosa a rinnovare il suo impegno a realizzare i suoi ideali più alti. Questo apre la strada perché le comunità religiose si servano reciprocamente come parte di un insieme armonioso perseguendo l’ideale comune della pace mondiale. Finora le società democratiche sono state compiacenti nei confronti del pluralismo religioso stabilendo un terreno comune secolare.
Questo favorisce la civiltà ma a spese della fede religiosa. Il costo tuttavia è alto. Senza valori religiosi, la società non fornisce il nutrimento che può sostenere la civiltà. Soltanto i valori religiosi fanno emergere le qualità migliori delle persone permettendo loro di realizzare gli scopi della loro vita. Il “Diosmo” incoraggia il ritorno della religione al centro della vita pubblica.
In particolare, il Dott. Moon ha chiesto la partecipazione delle religioni del mondo alle Nazioni Unite. Come possono le Nazioni Unite – egli dice – fare efficacemente dai intermediari nei conflitti mondiali senza riconoscere e considerare le tendenze religiose che caratterizzano molti di questi conflitti?

di Giorgio Gasperoni
Rielaborato dall'Iniziativa sull'Educazione del Carattere dell'UPF.

Nessun commento:

Posta un commento