1 giugno 2010

L’Europa, il Mediterraneo e la Pace

A Sud tutto sembra destinato a soccombere sotto il fuoco premeditato degli eserciti e le bombe assassine del terrorismo. Per i paesi che hanno nel mare lo sbocco, non solo commerciale ma anche culturale, la chiusura dello spazio rappresenta il soffocamento di ogni progetto di futuro.

del Dott. Pino Rotta

Nelle analisi che abbiamo pubblicato sulla rivista Helios Magazine (*) abbiamo sempre, purtroppo, avvertito con anticipo i venti di guerra che si facevano avanti portandosi dietro i presagi di un’angoscia diffusa che oggi è diventata realtà.
Un’angoscia che non è solo il frutto della visione di una parte del Mediterraneo e del Medio Oriente, sempre più teatro di eventi di giorno in giorno più drammatici e folli, ma anche di una sorta di blocco psicologico che si è esteso nella coscienza collettiva europea afflitta dalla consapevolezza che la situazione di crisi politica internazionale, che tocca da vicino ognuno di noi, è destinata a diventare una realtà con cui convivere per chissà quanti anni ancora.
E’ lo spazio che si chiude attorno a noi. Mentre ad Est dell’Europa, caduti i muri, si allargano i mercati, a Sud tutto sembra destinato a soccombere sotto il fuoco premeditato degli eserciti e le bombe assassine del terrorismo. Per i paesi che hanno nel mare lo sbocco, non solo commerciale ma anche culturale, la chiusura dello spazio rappresenta il soffocamento di ogni progetto di futuro. Non si può immaginare di mantenere e valorizzare le proprie radici culturali quando anche il solo spostarsi da un paese all’altro diventa fonte di preoccupazione per i pericoli che si corrono, non si può rimanere impassibili guardando le carrette del mare trasportare, spesso verso la morte, innocenti in fuga dalla guerra e dalla fame.
Questa angoscia sta investendo la sfera del privato di ognuno di noi. La maggior parte degli italiani, impauriti, si rifugiano nei talk show che offrono sentimentalismo a basso prezzo. Il ruolo stesso degli individui si è come rifugiato in un ancestrale regresso uterino, in cerca di certezze e protezione. Come diceva Leonardo Sciascia: "La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini".
In questa situazione anche eventi culturali di portata storica internazionale come le Olimpiadi, diventa la progettazione di eventi sportivi blindati, dove la presenza di guardie armate e sistemi di difesa antiterrorismo prevale sull’immagine della gara olimpionica simbolo di pace per eccellenza.
Allora ci si chiede quale può essere oggi, in questo contesto, il significato di integrazione e contaminazione sociale e culturale. Ci si chiede se lo scontro tra l’occidente, individuato sempre più con la politica aggressiva degli Stati Uniti d’America, e mondo islamico, che nella realtà della cronaca quotidiana è rappresentato ormai quasi esclusivamente dall’immagine del terrorista pronto a seminare morte e sgomento, siano l’unica realtà con cui realisticamente ci si deve abituare a convivere.
Fino a pochi anni addietro l’Europa si proponeva come elemento di coesione tra questi due mondi, con il suo ruolo di mediazione culturale, politica ed economica, con la sua vocazione all’accoglienza.
Con la guerra in Iraq questa funzione dell’Europa è stata sospesa per chissà quanto tempo. E con l’Europa che fatica a recuperare il suo ruolo sullo scacchiere internazionale, con l’ONU che viene messa in discussione vediamo vacillare i valori fondanti della nostra civiltà: tolleranza, libertà nella dignità, solidarietà nella pace. Questa situazione è da considerare irreversibile? Forse sì, comunque non è dietro l’angolo il cambiamento. Quand’anche cambiassero le scelte americane (con la sconfitta di Bush ora è possibile) ci vorranno anni per recuperare quanto di costruttivo era stato fatto dall’Europa nel senso opposto. Certo alcuni anni non sono alcuni decenni, quindi è auspicabile che questa situazione cambi il più presto possibile.
Ma le cose come sappiamo non accadono per caso; l’impegno per la pace, la tolleranza e la solidarietà tra uomini e donne liberi, è un traguardo che deve essere perseguito con la volontà e l’azione di ognuno, giorno per giorno, anche quando la speranza sembra cedere è necessario mantenere viva la fede che in ogni uomo il desiderio di pace rimane. Lavorare perché le condizioni culturali e sociali favoriscano l’emergere di questo sentimento non è un’utopia sulla strada della fratellanza è una scelta non solo auspicabile ma obbligata se vogliamo pensare ad un futuro per le prossime generazioni.

(*) Dott. Pino Rotta
Direttore di Helios Magazine

Nessun commento:

Posta un commento