13 febbraio 2010

Lettera aperta al : On.le Silvio Berlusconi Presidente Consiglio dei Ministri

Nella “18° Giornata Mondiale del Malato”
Lettera aperta al :
On.le Silvio Berlusconi
Presidente Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
00186 Roma
Signor Presidente,

la concentrazione sviluppata sul caso Englaro che si trascina da tempo; le circa 2000/300 famiglie che si tengono in casa e che curano da anni i loro parenti in stato vegetativo; i circa 10 milioni di handicappati psichici ( dalla depressione alla schizofrenia) che “circolano” nelle n/ città e paesi; la non risposta alla mia Petizione atta a garantire la prestazione delle cure sanitarie a tutti i pazienti, anche in età avanzata o disabili indipendentemente da ogni considerazione finanziaria, sono “eventi” non certamente eticamente educativi dal punto di vista sociale, ancor più da quello cattolico.
Ma desidero fermarmi sull’ultimo “caso”, quello che ho “forgiato” col nome di “budget del ricoverato” il quale, pare, assilli i sistemi economico-finanziari ospedalieri e delle ASL, a causa dei tagli operanti dai bilanci sanitari regionali che potrebbero essere utilizzati per praticare l’eutanasia nei confronti delle persone malate, più deboli e più indifese.
Per quanto, in ipotesi, avviene nelle nosocomi pubblici e privati, il Parlamento non ci risponde ancora, sia per il n/s appello inevaso da parte del Governo e poi per quanto richiesto fin dal 30 ottobre 2009.
Nelle tante vicissitudini che la Torre di Babele della politica sta offrendo in questi n/s tempi, è bene considerare la famiglia quella che necessita di assegni familiari, politiche per la casa, servizi per l’infanzia ecc, ma trascurare l’altra faccia della famiglia dove insiste un malato disabile, incurabile od in fin di vita, manifesta un distorto significato al vivere civile, non certamente “difesa” da quanti dicono di difenderla !!!.
Pare che siano ventilate notizie provenienti dall’Inghilterra molto preoccupanti.
Sarebbero stati abbandonati a se stessi malati in fin di vita od in gravissime condizioni di salute, senza alimentazione, idratazione, cure mediche e sedati fino al decesso.
Non vorremmo che uguale “sistema” stia avvenendo in Italia.
Ecco, se è vero quanto abbiamo supposto di rilevanza non comune con quel “budget del ricoverato”, questo ci induce a pensare che non si tratta di malasanità, ma di una sanità malata.
Forse ci vogliono propinare come morire, dove e quando sino ad arrivare a rendere legale quanto di astruso si va inserendo nella gente ?
L’opinione pubblica e noi con essa riteniamo doveroso, essenziale e non procrastinabile che il Servizio Sanitario Nazionale o meglio il Ministro della Salute ed il Parlamento chiariscano il diritto inalienabile di ogni paziente, indipendentemente dal fatto che i costi dei malati sono notevoli, se il “budget del ricoverato” sia attivo.
Se è tale, è eutanasia, che non ho nessuna remora di definire omissione di soccorso, “fuori” dalle regole legislative e dall’ordinamento giuridico italiano.
Quanto ci permettiamo sottoporre alla Sua valutazione é al fine di garantire, ripeto, a qualunque persona diversamente abile, in tarda età od in fin di vita, il diritto alle cure sanitarie, alla nutrizione ed all’idratazione, secondo i dettami dell’art.25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU e ratificata dal Suo Governo Italiano il 20 febbraio 2009 con il “licenziato” disegno di legge n.2121.
Mi permetto rilevare che questo disegno di legge non ha considerato che la “Convenzione” di cui sopra, recita: ”impedire il rifiuto dell’assistenza sanitaria o dei servizi sanitari nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità” ( art.25 f), norma non applicata al caso Englaro, ma ratificando in toto la “Convenzione” con “ l’art.2 del disegno di legge n.2121 ha introdotto di fatto l’eutanasia nel mondo della disabilità.
Nei momenti difficili della vita, specie della vita altrui in cui domina la sofferenza, non possiamo noi membri di una società civile, formata soprattutto da cattolici, di restare in scatole chiuse o sull’avventino di un pensiero individuale ed egoistico, ma guardare al Santo Vangelo, come ci insegna il Card. Dionigi Tettamanzi, ed avere il coraggio di prendere coscienza della n/s sensibilità interiore, che ci dovrebbe spronare e stimolare a fare una seria verifica dentro di noi per valutare quella vita altrui nonostante la sofferenza.
Non direi che questo sia il vademecum del cattolicesimo, bensì di quanti in suo nome si “nascondono” dietro un “relativismo” imperante, dietro un formalismo troppo “imborghesito”, troppo “lontano” dalla realtà.
Non abbiamo il coraggio di difendere e difenderci dagli “ attacchi alla vita”di una realtà quotidiana che incontriamo.
Vogliamo dire con molta umiltà e semplicità che bisogna continuare su una rete di umanità, in un tessuto di coesione per divenire un progetto comune di intenti tanto da farne un nucleo di forte aggregazione così da rendere concreta la dimensione della solidarietà.
Signor Presidente,
mai come in questi tempi la Chiesa, i suoi Vescovi, il Santo Padre, giustamente, richiamano l’uomo alla sacralità della vita e mai come in questi tempi l’uomo della strada anela ad una vita sicura, serena e solidaristica.
Questi “richiami” ci devono indurre ad uscire dalle secche dell’egoismo verso l’etica dell’amore e della solidarietà, mentre con la scarsa considerazione di “vedute”, mi si perdoni, si vuole aiutare a creare un riformismo per buona parte inaccettabile e dobbiamo rispondere con determinazione difendendo quei valori etici sicuramente non negoziabili.
Attendiamo e Le chiediamo, ancora una volta Signor Presidente, che in mezzo alle Sue innumerevoli e benevoli incombenze di intervenire per una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica con servizi specifici in strutture adeguate, norme legislative aderenti alla realtà.
Inoltre a dirimere la situazione in atto descritta all’inizio di questo nostro dire, con quel “budget del ricoverato” che certamente, se vero, porrebbe a rischio e maggiormente penalizzate persone in età avanzata, disabili psico-fisici, malati terminali in quanto la patologia da loro subita ha bisogno di prestazioni sanitarie molto costose e per il supremo concetto del risparmio per costoro le speranze di vita sono residue.
Signor Presidente,
Se la situazione è quella delle “voci” che percorrono i corridoi nelle n/ s strutture ospedaliere, allora ripeto questa è pura eutanasia che come cittadini e cattolici non accettiamo e che necessita urgentemente di una chiarificazione.
Attendiamo una Sua risposta!
Con viva cordialità e deferenti ossequi
Previte
11 Febbraio 2010 nella “18° Giornata Mondiale del Malato” voluta dalla Chiesa Cattolica in difesa della vita umana.
http://digilander.libero.it/cristianiperservire

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