13 febbraio 2010

Le città dei matti nascosti.

Di Felice Previte

Molto tempo or sono, nei momenti caldi delle polemiche accese sulla legge 180 che ha “ordinato” la chiusura dei “manicomi”, uscì, dal titolo “Matti da slegare”, un film non ultimo della serie, che era provocatorio e le cui immagini erano il simbolo di una realtà drammatica.
Accanto alla struttura dell’ospedale psichiatrico si vedeva un cimitero.
Quelle immagini erano una metafora di una morte civile che ghermiva gli “abitanti” al di là del muro
“Cera una volta la città dei matti” questo è il titolo della fiction della quale si è parlato il 7 febbraio nella trasmissione “Domenica in” dove sono stati presentati gli attori e proiettati alcune scene la cui valenza dal punto di vista cinematografico-televisivo non è in discussione.
La tematica della malattia mentale è stata affrontata da due psichiatri in maniera molto succinta come si conviene ad una trasmissione televisiva .
Purtroppo questi “eventi”, non certamente frequenti nella TV di Stato, non portano alcun contributo al problema reale, dato che le Istituzioni preposte sono ben lontane dall’acquisire conoscenza e stimoli.
Sarebbe opportuno, anche se trattasi di una trasmissione di evasione, che insieme alla pubblicità del film unire la presenza di qualche “politico che conta” in modo che presa visione della situazione in oggetto possa attivarsi nella sede opportuna e naturale, cioè il Parlamento, affinché queste situazioni proiettate nella fiction abbiano concrete e risolutive risposte attese da ben 32 anni.
Non si può non ricordare che il giusto obiettivo del Basaglia- padre della legge 180- era quello di annullare l’istituzione manicomiale, ma anche di curare e non segregare il “malato” , “cosa” che è rimasta quasi inalterata.
La società italiana è molto preoccupata per la mancanza di interventi di natura legislativa, finanziaria e sanitaria dei servizi pubblici inerenti la salute ed in particolare il disagio mentale.
I dati statistici che a volte vengono citati dai mass media, anche se possono sollevare dubbi o perplessità sulla loro autenticità, non possono farci disconoscere che una buona nonché vasta percentuale di malati psichici gravanti sulle famiglie costituiscono una verità, una fondamentale dimostrazione di questo grave disagio sociale che ci deve e deve richiamare alla realtà.
I malati mentali si aggirano intorno ai 10 milioni, nascosti nelle n/s città e nei n/s paesi con differenti gradi di gravità, ma le tragedie quasi quotidiane che ci fornisce la cronaca traggono le loro origini da una precisa sintesi di disagio interno e di un equilibrio mentale inesistente o quanto meno molto carente, che nessuna fiction potrà mai chiarire nella sua integrità quelle dolorose vicende in cui si intrecciano episodi di vita e di morte.
Di fronte a questa tematica, si tratta di considerare il problema su due fronti cioè : l’educazione e la riforma, per raggiungere un posto dignitoso del malato nella mappa della sanità come nella società civile.
Per l’educazione è necessario che il “diverso” non sia emarginato, trattandosi di persona bisognosa di una maggiore considerazione, di comprensione, di stima e di molta pazienza.
Per le riforme è necessario un provvedimento legislativo, una legge-quadro in maniera che le Regioni, ormai titolari della sanità, creino ambienti che diventino centri di salute, dove si coltiva la dignità della persona, il rispetto dell’individuo instaurando un cammino di vera solidarietà
Quanto sopra non vuol essere una critica tanto meno una polemica, ma una semplice considerazione che vuole nel contempo richiamare l’attenzione, ripeto, su un vecchio ed annoso problema, che forse una fiction cerca di evidenziare.
Morale : non si può continuare ad ignorare nel silenzio e nel disinteresse !

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