4 dicembre 2009

La Famiglia nel Terzo Millennio

di Giuseppe Rossi,
Forse qualche volta qualcuno di noi si sarà chiesto, magari in un momento buio o tempestoso della sua vita familiare, se questa benedetta istituzione ha un senso, o se magari è solo un corpo estraneo innestato nella storia umana, e contrario alla nostra natura più vera, alla nostra vocazione individualista. Abbiamo anche sentito dire da qualcuno, probabilmente ferito o deluso, che la famiglia è un’istituzione ormai obsoleta. Personalmente credo che forti motivazioni emotive, e così pure la cultura, la ragione, possano senz’altro perdersi nel dedalo dei loro limiti, ma le ragioni del cuore no, quelle ci parlano chiaro, anche se sottovoce, se vogliamo ascoltarle. Certo, possiamo anche prendere a calci, se vogliamo, le nostre radici familiari, magari sono rinsecchite, malate, ma poi dove trarranno nutrimento le nostre linfe vitali?
In effetti i rapporti familiari, dopo essere stati imbalsamati per secoli in una situazione statica, buona o ipocrita a seconda dei casi, vivono oggi in una fase molto sofferta,  instabile.
 L’inizio è stato probabilmente la crisi della cultura dei primi anni del  XX°  secolo, crisi laica e religiosa allo stesso tempo. Più probabilmente le radici sono ancora più antiche, magari stiamo ancora vivendo l’onda dell’Illuminismo, un’onda di profondo risentimento che la dignità umana oppose all’invadenza della metafisica ecclesiastica e di posizioni dogmatiche che avevano perpetrato privilegi e pensieri ammuffiti per troppo tempo. Ci sono ancora oggi tutte le stimmate di questo movimento di pensiero che ha ormai tre secoli: venerazione della scienza, agnosticismo, con esclusione della metafisica, antistoricismo, che vede come dannose la tradizione e l’autorità degli antichi, e poi ancora empirismo, razionalismo, edonismo ed utilitarismo, naturalismo pedagogico, col mito del buon selvaggio ecc. ecc.
 Tutte queste mezze verità sono state ormai ridimensionate dai progressi della scienza, della psicologia, dell’epistemologia, ma vivono ancora nell’inconscio collettivo, negli atenei, nel modo di pensare e di agire di tutti i giorni. I risultati non possono non aver coinvolto il nucleo familiare.
 Forse una svolta decisiva è stata data dalla cosiddetta rivoluzione sessuale. Ricordate ad esempio, quel meraviglioso slogan “Fate l’amore, non fate la guerra.” In realtà c’era ben poco di meraviglioso in quella mezza verità. Il conflitto relazionale si approfondiva: dalla violenza fisica, in un certo senso esteriore, si incitava a violare l’intimo della persona stessa, ad entrare graziosamente nel sacrario dei suoi affetti. L’abbandono delle tradizionali regole restrittive ha troppo spesso prodotto non maggiore felicità ma cicatrici psicologiche ed emotive, ansietà, mancanza di autostima, tendenza al suicidio, al divorzio, alla disgregazione familiare. In questa  “conoscenza” dell’altro entrano in gioco forze molto, molto più intense e coinvolgenti di quelle che noi crediamo, forze che non vanno via facilmente.
  Certamente la società non può sopravvivere senza mezzi di produzione e senza la distribuzione dei beni, ma perché sopravviva ha bisogno anche della protezione dei più piccoli, dei più deboli, ed ha bisogno del rispetto delle regole e delle leggi. La famiglia è l’unità sociale fondamentale, e proprio nella famiglia noi sviluppiamo le motivazioni necessarie. Se non funzionano le famiglie, e cioè gli ingranaggi primari del macchinario civile, gli intrecci sociali sono problematici, il funzionamento delle istituzioni è impossibile. Il comportamento appreso in famiglia, l’esempio dei genitori, diventa cioè il modello nei futuri rapporti sociali. Attraverso la famiglia avviene il processo di socializzazione, e l’individuo impara a fidarsi dell’insieme di cui è parte, a interagire, a comprendere i ruoli, a rendersi utile. L’apporto complementare dei genitori ha un ruolo cruciale perché questo processo avvenga in modo armonioso.
  Il ruolo. Chi dà dignità e valore al ruolo?
 La famiglia è solo un contratto laico o un nucleo sacro? Se è se sacro, perché lo è? Che cosa vogliamo intendere con la parola “sacro”?
 Questo non è un “talk-show”, non ci sono i tempi televisivi, cerchiamo di essere più seri ed accurati.
La religione Cattolica, ad  esempio, ci dice che il matrimonio è un sacramento, un’unione sacra, ma che vuol dire? Anche lo Stato italiano, che si professa solennemente laico, fa giurare fedeltà ai suoi ministri, fa giurare nei tribunali. Ma un giuramento è un impegno sacro, chiama cioè in causa valori assoluti, trascendenti, e non soltanto doveri civili contingenti, legati cioè alla politica, alla cultura, agli indirizzi etici del tempo. Se così fosse, che valore potrebbe avere un giuramento in un ambiente come il nostro, in una cultura pragmatica, se non machiavellica?
 Per inciso dirò che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Questa è la sua formidabile fondazione etica. Qualche cattivello potrà forse dire che è una fondazione un po’ traballante, ma io rifiuterei con sdegno queste critiche: questo articolo della Costituzione è stato un vero successo, la nostra Repubblica si fonda davvero, e con coerenza, lo dico con orgoglio, su saldi rapporti lavorativi: voto di scambio, tangenti, finanziamenti più o meno occulti ai partiti, comparaggio, pizzi ecc. ecc..
 Ma torniamo al sacro. Al di là di possibili e magari pretestuose speculazioni metafisiche, il sacro non può essere qualcosa di avulso dalla Natura, dalla vita. Facciamo l’esempio della Terra. Madre Terra è sacra perché ci dà vita, assolutamente. E ci dà vita perché vive in armonia ritmica e bioritmica col Sole, con la Luna, con tutte le radiazioni cosmiche e telluriche che assolutamente non tradiscono. Con le sue strutture, con la sua atmosfera, con il suo campo elettromagnetico, la Terra trasduce, cioè trasforma miriadi di segnali in forze vitali. Pensate ad esempio alla fotosintesi clorofilliana, che si intreccia nel mondo vegetale moltiplicando la bellezza, la vitalità delle sue forme simmetriche, assicurando la continuità della vita nell’avvicendamento ciclico delle sue creature. Tutto questo splendido immane lavoro produce un ecosistema che è in equilibrio, in armonia.
  Armonia. Ma l’armonia viene dall’ordine, cioè da una gerarchia finalizzata di forze, di potenziali, di flussi che assicurano l’ottimizzazione felice degli scambi vitali, generando cose belle, buone, vere.
 Così come nell’esempio della Terra, potremmo dire che anche la famiglia è sacra, se c’è armonia.
  Abbiamo detto che l’armonia scaturisce dall’ordine, nella famiglia vien fuori dall’ordine dei rapporti tra i suoi componenti.
 Ci sono tre tipi di ordine: l’ordine verticale, l’ordine orizzontale, l’ordine individuale.
L’ordine verticale è nell’asse che collega nonni, genitori e figli. I nonni sono la radice, la memoria storica, la tradizione. Sono nella posizione dell’origine, nella posizione di Dio.
L’ordine orizzontale collega persone di simile età: marito e moglie, fratelli, cugini.
L’ordine individuale nasce dall’ asse mente-corpo, e si realizza nella coerenza dei nostri comportamenti. Un uomo vero, un uomo di carattere, agisce coerentemente al suo pensare, s è in grado di pensare davvero, e di ascoltare la vocina dentro.
 Se questi tre tipi di ordini diventano operativi nel piccolo universo delle relazioni familiari, c’è armonia in famiglia, c’è serenità, c’è gioia.
 Ordine ed armonia sono una costante dell’intero universo. Pensiamo ad es. al sistema solare. Cosa accadrebbe se uno solo dei suoi pianeti deviasse anche di pochissimo la sua orbita. Sarebbe il caos in tutto il sistema.
 Se sono le leggi fisiche a governare l’ordine naturale, l’ordine sociale può essere mantenuto solo dalla forza del carattere guidata dalla morale. E’ proprio così, lo sappiamo. “Fatta la legge, trovato l’inganno” dice un proverbio tutto italiano. Pensate sia sufficiente l’esercito per sradicare la mafia in un tessuto sociale camorrista, amorale come il nostro? Il cosiddetto “familismo amorale”, di cui ci accusano gli stranieri, diventa interesse corporativo, casta, mafia, mafia politica, accademica ecc. ecc..
La famiglia ha invece il ruolo fondamentale di educare il cuore dei suoi membri attraverso le diverse dimensioni dei rapporti d’amore, ma prima di tutto è bene chiarire che se la famiglia è vista come un nido, come un bozzolo, l’attenzione tende a focalizzasi su sé stessa. Una vera scuola d’amore invece, quale deve essere la famiglia, deve saper salvaguardare sé stessa, ma anche aprirsi all’insieme di cui è parte. Ma quanti “figli di mammà”, egocentrici ed immaturi, sono in circolazione, e perpetuano danni a sé stessi e al tessuto sociale?
L’amore che riceviamo in famiglia strutturerà il nostro destino come individui e come popolo, è la fonte più facile, più naturale, in grado di strutturare la nostra vera umanità attraverso quel tipo di amore, unico, che solo essa può dare.

Nessun commento:

Posta un commento