28 novembre 2009

Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme

INIZIATIVE

Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme

di Riccardo Venturini

La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti, come il Summit di Seul, sono delle tappe importanti.

Una nuova visione per la pace nel XXI° secolo: a Seoul, Corea del Sud, dal 29 maggio al 2 giugno 2009 si è svolto il Summit Mondiale sulla Pace alla presenza di oltre seicento delegati in rappresentanza di tutti i paesi del mondo. Il tema affrontato è stato: Costruire un Mondo di Pace Universale: Essere Una Famiglia Sotto Dio. Il bisogno di incontrarsi e dialogare per approfondire insieme temi quali:
• la risoluzione dei conflitti e l’intervento della UPF con iniziative di pace
• la Famiglia come una risorsa sociale di pace nel mondo, il ruolo della UPF nella costruzione di una cultura globale del volontariato
• il rilancio della collaborazione con l’ONU per la diffusione della pace
• l’impegno del Consiglio Globale della Pace (GPC) per la crescita e lo sviluppo di ogni paese secondo la propria identità
era grande, così come la necessità di riconoscere come un elemento prioritario per affrontare la grave situazione di crisi economica e dei valori sia da ritrovare nella persona. Ogni Ambasciatore di Pace, ogni persona che vive l’esperienza della Universal Peace Federation si è resa conto e ha potuto riconoscere il proprio valore che in ognuno dei contesti di riferimento si sarebbe trasformato in pensieri e in azioni per diffondere valori di pace e di rispetto gli uni degli altri. Avere bisogno di una Perché dobbiamo incontrarci in Corea per trovare un senso al tempo che in maniera volontaria dedichiamo alla soluzione di problemi spesso più grandi di noi? Perché pensiamo nel nostro piccolo di potere contare qualcosa per invertire una tendenza alla rialzo dell’interesse individuale contro la collettività? Semplicemente perché crediamo che l’azione, anche piccola, di ognuno di noi possa portare il mondo verso un cambiamento e, proprio attraverso e con l’UPF, ognuno di noi diventi protagonista di pace, possa cioè essere colui che nella direzione di invertire una tendenza contagia e condivide con altri (persone che vivono in ogni angolo del mondo) i valori di pace, di coesione, di disinteresse, di altruismo, di fiducia, di voglia di vivere insieme che, come valori, oggi abbiamo nascosto dalla nostra esistenza. A Seoul abbiamo trovato un senso per la nostra vita che esce dal piccolo quotidiano che ciascuno deve affrontare a Paramaribo o a Vanuatu, a Suva o a Sofia, a Montreal o a Sapporo, ma che sotto uno stesso tetto trova la coesione e il senso di fiducia nella vita e nell’esistenza per affrontare in maniera risolutiva anche conflitti duraturi e profondi tra popolazioni e paesi nei punti caldi del mondo.
Imparare gli uni dagli altri incomincia dal cibo che si condivide e si scopre insieme a pranzo, a colazione e a cena, piatti salati, dolci o piccanti, pietanze semplici o composte, ingredienti conosciuti o meno familiari, ma con la scelta quotidiana per ognuno di potere mettere qualcosa nel piatto e mangiarlo insieme e parlando e conversando di argomenti preziosi e unici che venivano svelati e approfonditi con curiosità e pazienza da chi si trovava attorno a quel tavolo in quella occasione. La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti come il Summit di Seoul sono delle importanti tappe in un percorso che a volte è in discesa, a volte è in salita, ma sempre deve essere affrontato insieme e sempre nella direzione di trovare una soluzione ad ogni conflitto attraverso una negoziazione. Siamo protagonisti solo, quando siamo chiamati in prima persona ad esprimere una nostra idea, un nostro pensiero e l’UPF a noi tutti offre quell’identità e quella responsabilità che ci aiuterà a dare quel significato e quel senso che certamente la nostra vita merita per essere vissuta in un interesse che supera l’individuo per ritrovare la collettività.

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