28 novembre 2009

Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.

IL PERSONAGGIO

Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.
Ma dove sono “coloro” che dicono e non fanno?

di Francesco Felice Previte

Il nostro Paese è costantemente “preso” nella litigiosità con scambi di accuse nel mondo politico, senza minimamente curarsi se emergenze, divergenze od esigenze sono degne di essere chiamate tali o vergognosamente lasciate nell’angolo più buio del “buon senso”, auspicando che si realizzi omogeneità d’intenti mirati a concetti di solidarietà verso le persone disabili.
Approvata dall’ONU nel dicembre 2006 la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” ha elaborato i diritti civili e politici di questi “ diversamente abili” ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro ed alla protezione sociale, riconoscendo il cambiamento di atteggiamento della società teso a far raggiungere la piena eguaglianza quali persone con menomazione in un contesto sfavorevole che diventa disabilità, escludendo totalmente i sofferenti di problemi di natura psichica.
Di qui due mie Petizioni al Parlamento Italiano ( col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e col n.6 alla 3° Commissione Affari Sociali Esteri del Senato della Repubblica ;col n.9 all’esame della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati) onde :
1.) riconoscere la condizione delle persone con problemi di natura psichica con emendamento ai
sensi dell’art.47 della “Convezione”;
2.) adottare norme migliorative in favore della malattia mentale ai sensi dell’art.4 della “Convenzione”;
3.) apportare emendamenti ai sensi dell’art.47 della “Convenzione” con precise riserve da escludere ogni riferimento all’eutanasia, all’aborto sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva.
Non vi è dubbio che la “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali va certamente inserito quello di affermare che alle persone disabili, in qualunque condizioni si trovano (art. 25 lettera f ) non sia possibile rifiutare assistenza medica, prestazione di cure e servizi sanitari, nonché l’alimentazione e l’idratazione .
Inoltre abbiamo condiviso quanto viene apportato per il riconoscimento di diritti e tutele, ma è necessario stare attenti alla parte in cui si tratta di riproduzione e pianificazione familiare (artt.23 e 25 ), in quanto autorizzando l’accesso ai servizi riproduttivi, favoriscono le limitazione delle nascite, travisano il concetto responsabile dei rapporti sessuali, non promuovono la procreazione responsabile, adottano metodologie di sterilizzazioni, favoriscono l’aborto ed introducono l’eutanasia. Queste “innovazioni” sono in contrasto:
a.) con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita “;
b.) con l’art.15 per cui “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici ;
c.) con l’art.16 per cui si è contro a “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita, dono del Creatore, per i metodi naturali e non per programmi contraccettivi che distruggono la società civile ed offendono la dignità della persona.
Se una certa metodologia proclamata dalla “Convenzione” venisse applicata, come è stata ratificata con il disegno di legge del Governo n.2121 art. 2°del 20 febbraio 2009, tutti i disabili, specie gli handicappati psichici, corrono il rischio di essere sterilizzati onde frenare la diffusione di handicap genetici, o subire forme di eutanasia per “evitare” la vita senza senso, applicazione dell’aborto selettivo per eliminare figli imperfetti, limitazione delle nascite, “tutte misure” che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre per le sofferenze insopportabili, con la scusa di lenire il dolore la così “detta pietà”, potrebbe essere un possibile strumento che porta all’eliminazione della vita o, ripeto, forme di eutanasia, “considerazioni”, molto pericolose che potrebbero coinvolgere malati di Alzheimer, malati psichici, terminali, anziani non autosufficienti, “metodologie” che richiamano l’eugenismo e le teorie di selezione della razza tristemente note, perché pratica biomedica che spianò la strada alle terribili selezioni della razza e del genere umano avvenute nel secolo passato, per le quali la Chiesa Cattolica, come altre confessioni, si è sempre opposta a questa strategia devastante.
Ci domandiamo e domandiamo dove erano e dove sono coloro che dicono, oggi, di difendere i disabili, siano essi fisici o psichici, in conferenze, giornate, convegni o che si affacciano negli schermi televisivi ad ammannirci di belle parole ? Forse fanno come Penelope, moglie di Ulisse, che resisteva nobilmente alle istanze dei Proci, serbando la fede al marito andato all’assedio di Troia, promettendo che avrebbe sposato uno di loro appena terminata la tela che di giorno tesseva e la notte la disfaceva ?

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