28 novembre 2009

L'INTEGRAZIONE DEL POPOLO SERBO IN ITALIA

ETICA E SOCIETA’

L'INTEGRAZIONE DEL POPOLO SERBO IN ITALIA

di Rada Ristic, Ambasciatrice di Pace

L'integrazione è una dinamica sociale molto complessa che dura nel tempo, un processo a cui non possiamo sfuggire e nemmeno sottrarci.

La nostra è una società in movimento, popoli che si spostano, emigrano da un paese all'altro, da un continente all'altro; questo processo avviatosi alcuni decenni fa sembra che sia arrivato al suo apice, ed è giusto che sia così, perché non possono esistere più i paesi monoetnici, essi stanno diventando multietnici; anche il trattato di Maastricht all'articolo 126 dice che il futuro della Comunità europea sarà multiculturale, multilingue e multireligioso; noi dobbiamo volenti o nolenti contribuire a questa trasformazione, non possiamo subire questo processo di cambiamenti passivamente e senza prendere la parte dei protagonisti, niente deve coglierci di sorpresa: “ adeguarsi ai tempi” è il nostro moto e dovrebbe essere anche, usando una metafora, il nostro specchio; come dice un proverbio cinese: “ I figli sono lo specchio dei genitori”, così anche noi dobbiamo essere specchio di questa società multietnica, basata e costruita sul rispetto e sulla solidarietà tra i popoli e uso spesso anche la metafora del ponte che ha la funzione di unire due sponde.
Chi vi parla è una straniera, considerata un'emigrata per il suo paese ed immigrata per questo paese in cui vive e lavora attualmente; un paese momentaneamente ferito da un feroce terremoto, un paese che sento mio, perché qui che ho costituito la mia famiglia, qui dove ho trascorso i vent'anni della mia vita, gli anni più belli e più fertili e non posso non provare un forte dolore al petto per la gente rimasta senza nulla in un attimo di una sola notte, ma lì è la natura che si ribella, vendica, punisce oppure esiste un altro verbo per definire quello che è successo, niente dipende dall'essere umano. Noi che proveniamo dalla ex-Jugoslavia sappiamo bene cosa vuol dire sofferenza e dolore, perdere tutto, restare senza niente e continuare a vivere, ad andare avanti senza elemosinare le lacrime e la pietà degli altri, andare avanti nonostante tutto, andare avanti comunque e qualunque cosa fosse successa, per questo capiamo bene gli abruzzesi e condividiamo con loro il loro destino e il loro strazio.
Il dolore è il compagno fedele dell'essere umano, una cosa ereditata, una cosa a cui cerchiamo di sopravvivere in ogni situazione e in ogni momento.
Parlo da straniera che ha conosciuto tutte le tristezze della lontananza dalla propria casa e della propria famiglia; da persona che ha lottato per trovare un posto “sotto il sole” e sono contenta e soddisfatta, non solo per me stessa ma anche per i miei connazionali perché sono riusciti ad integrarsi bene nel paese che li ospita. L'integrazione è una dinamica sociale molto complessa che dura nel tempo, un processo a cui non possiamo sfuggire e nemmeno sottrarci, ma è anche un fenomeno che viaggia su due binari e per niente unilaterale.
I primi serbi arrivarono in Italia all'inizio degli anni settanta; furono i primi muratori che trovarono l'occupazione in questo paese; seguì una seconda ondata alla fine degli anni ottanta e poi un vero e proprio esodo negli anni novanta mentre nella Jugoslavia di allora infuriava la guerra civile, la guerra fratricida, la più terribile e più sporca che quel territorio abbia mai subito.
Il popolo serbo qui ha trovato un'altra patria, perché sta bene. I serbi hanno trovato lavoro, lavorano sodo e vivono onestamente senza creare dei problemi, la stragrande maggioranza ha comprato la casa e i loro figli vanno a scuola, molti di questi ragazzi sono nati qui, invece alcuni sono stati portati in Italia con i ricongiungimenti familiari.
Lavorano soprattutto nel settore della concia, nell'edilizia, nelle acciaierie e nelle fabbriche metalmeccaniche. Sono fiera del mio popolo, perché è un popolo molto laborioso che sa fare i sacrifici e sa essere grato di quello che riceve; i serbi sono un popolo che ha sofferto tanto, ma con dignità e fierezza. Ultimamente tante persone chiedono la cittadinanza italiana, per il semplice fatto, che qui hanno trovato la loro seconda patria e intendono stabilirsi in questo paese; questo dimostra che sono arrivati all'ultimo gradino della scalinata dell'integrazione, quell'integrazione che viaggia su due binari, in cui si confonde il ricevere e il dare.

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