28 novembre 2009

Conferenza Stampa sul Disagio Mentale

"Si terrà giovedì 10 dicembre 2009 alle ore 16,00
a Roma presso la "Sala Conferenze-Palazzo Marini della Camera dei Deputati
in Via del Pozzetto, 158 ( angolo Piazza S.Silvestro),
la Conferenza Stampa
sul "DISAGIO MENTALE E BUDGET DEL RICOVERATO"
organizzata dalle Associazioni "Amici di Totò",
dall'Associazione Cristiani per servire e
dall'Agenzia di Stampa Fidest.
L'iniziativa tende dare risalto ad un aspetto umano e sociale di grande rilevanza, che interessa tutti e molto da vicino."

Ma cosa vuole il mondo dell’handicap psico-fisico?

Ma cosa vuole il mondo dell’handicap psico-fisico?

di Felice Previte

1.) Il 5 dicembre 2004 è stata indetta la “Giornata Nazionale per la salute mentale”, diretta a combattere lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione ed “informare i cittadini sulla possibilità di cura ed accesso ai servizi”.
Ecco, questa era la sintesi di quella “Giornata” che oggi 2009 a pochi giorni da quel 5° anno dalla sua promulgazione : non è “ricordata” nemmeno dai suoi promotori.
Ma cos’è lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione che sussisterebbe nell’animo umano? E’ il timore di essere additati alla gente?
Ma quanto ipotizzato non sussiste nell’animo umano, perché non e qui che si deve ricercare queste evenienze.
La vergogna da stigmatizzare è :
a.) nelle leggi 180 e 833 che hanno chiusi i “manicomi”, senza programmare strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale dei “malati”;
b.) che non ha posto in essere nessun Regolamento d’Applicazione;
c.) che i vari “Progetti Obiettivo” non hanno garantito assistenza; che non hanno costruito strutture adeguate; che non hanno posto in Bilancio finanziamenti alla cura dei malati, non prevedendo l’obbligo di cura se non quando il “malato” diventa pericoloso per sé e per gli altri ecc.;
d.) che ancora insistono 7 ospedali psichiatrici privati e 6 ospedali psichiatrici giudiziari che sono in contrasto con le leggi 180 e 833, con la Costituzione Italiana, con il Piano Sanitario 2003/2005 ;
e.) che ancora vi sono circa 32 mila ospiti nelle carceri, senza contare i “residui manicomiali” ancora presenti in strutture protette e quelli in famiglia che non sanno dove andare;
f.) che l’ultima Relazione trimestrale, pare, sia solo quella aggiornata al 30 giugno 2004 dall’allora Ministro Sirchia.
Ma cosa è avvenuto il 27 novembre 2009?
Il Consiglio dei Ministri della Unione Europea ha ratificata in toto la “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU che l’Italia ha già “licenziata” in data 20 febbraio 2009 con il disegno di legge n.2121, senza quelle modifiche onde apportare precise riserve, ai sensi dell’art.47 della “Convenzione”, e tali da escludere ogni possibile riferimento all’aborto, all’eutanasia e ad ogni metodologia di sterilizzazione o modalità della salute riproduttiva di cui agli artt.23 e 25, che abbiamo richiesto con le Petizioni n.5 e n.6 al Senato della Repubblica e n. 567, 592 e n 9. alla Camera dei Deputati.
Ancora una volta sono stati violati diritti del mondo della sofferenza!.
Ma cosa avviene il 10 dicembre 2009?
2.) Il 10 dicembre 2009 si celebra il 61° anno della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” voluta dall’ONU il 10 dicembre 1948, che fissa precisi divieti di comportamento lesivi della persona umana che ha “dignità e funzione meritevole di riconoscimento ed aiuti ( art.15) e dove la famiglia sull’effimero delle emozioni, ha dignità e funzione di carattere pubblico, quindi cellula primaria di ogni aggregazione sociale, dove la maternità e l’infanzia hanno diritto di cure ed assistenza (art.25).
Ma è anche la Giornata che, alle ore 16,00 presso la “Sala Conferenze- Palazzo Marini della Camera dei Deputati in via del Pozzetto 158, verrà tenuta la Conferenza Stampa sul “budget del ricoverato” una strana invenzione economica improntata su episodi che, pare, avvengono in certi ospedali del n/s Paese che, pare, vogliono imporre in nome del risparmio limitazioni al diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, portando alla disumanizzazione del rapporto sociale, restringendo i tempi di degenza, ancor più grave se imposti a disabili, in tarda età ed in fase di declino. Vogliamo conoscere la verità!
Ma cosa è avvenuto il 20 dicembre 1971 ?
3.) Il 20 dicembre 2009 si celebra la 38° “Giornata dell’handicappato mentale” voluta dall’ONU il 20 dicembre 1971 dove è stato voluto ed affermato che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti di altri esseri umani”.
Ma questi diritti da ben 31 anni vengono disattesi, cioè da quando hanno chiuso gli ospedali psichiatrici

Ma cosa vuole il mondo degli invalidi civili, ciechi, sordomuti, drepanocitosi ?
4.) In breve, soluzioni che riguardano :
a.) l’aspetto legislativo, cioè leggi concrete ed attuabili che tutelino il diritto di questo “mondo”;
b.) l’aspetto economico, perché con euro 255,13 al mese ( minima indennità) consentono solo di sopravvivere
c.) l’aspetto sanitario, per una assistenza sanitaria efficace e continua.

Il “budget del ricoverato”

Il “budget del ricoverato”. Bisogna conoscere la verità!

di Felice Previte

Da qualche tempo, da quando ho “forgiato” questa “parola”, sono sottoposto ad un bombardamento di domande. Cerco di spiegare in breve.

Il “budget del ricoverato” ai giorni nostri potrebbe consistere nel limitare ( nel nome del risparmio) il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, disumanizzando il rapporto sociale.

Questa “forma” non trova riscontro nelle regole statutarie, comunque, pare, che si possa trovare in alcune politiche sanitarie regionali, presentando segnali molto preoccupanti.

Nelle leggi finanziarie, nelle ripartizioni delle spese sostenute dalle Regioni e nelle convenzioni stipulate con nosocomi pubblici e privati, la parola d’ordine è quella di spendere meno, restringendo i tempi di degenza perfino per fasce dì età ed in qualunque condizione di salute si trova il malcapitato.

Certamente maggiormente penalizzate vengono le persone in età avanzata ( disabili fisici, handicappati psichici, malati terminali) in quanto la patologia abbisogna di prestazioni sanitarie molto costose ed in nome del superiore concetto del risparmio si pensa che per costoro le speranze di vita sono residue.

Qualcuno ha scritto che l’Italia ha bisogno di una “ecologia morale”. E’ vero !, perché il quotidiano antagonismo politico, le inutili dispute e quel negare ogni valore etico coperto da una superficiale solidarietà, sono tutti elementi che avvelenano l’atmosfera e fanno perdere di vista le priorità che il Paese “vuole ed abbisogna”.

Alcune argomentazioni in difesa della “qualità della vita” potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire il dolore o di necessarie “logiche economiche”, si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo

E questo non piace alla logica dell’etica pubblica e pertanto bisogna conoscere la verità.!

Comunque se la teoria del “budget del ricoverato” risponde alla realtà e prendesse piede sarebbe una forma legalizzata di eutanasia, (eutanasia mascherata!!!) e pertanto è essenziale, doveroso, improcrastinabile che le Autorità Sanitarie e Politiche adottino opportuna vigilanza al fine di garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della propria vita negli ospedali o nelle case di cura prescelti.

Cittadini con licenza di uccidere?

Di Felice Previte,

Areteo di Cappadoccia, medico greco ai tempi di Nerone, che dopo Ippocrate fu il migliore conoscitore di malati, quasi 2000 anni fa evidenziò che la malattia mentale “esplodeva” :
a.) nei mesi primaverili ed estivi come quelli più propensi per l’instaurarsi della sintomatologia maniacale;
b.) nei mesi invernali ed autunnali quelli in cui è facile vedere insorgere la sintomatologia depressiva.
Puntuale come un orologio svizzero, ecco rispuntare un altro consuetudinario fattaccio causato da persona con disturbi psichici.
A Salerno un pensionato mentre tranquillamente passeggiava sulle rive del mare, improvvisamente è stato spinto in mare andando a cadere sugli scogli trovando immediata morte causata da un improvviso raptus colto da una persona “con problemi psichici”.
Dopo i grandi , disgustosi scalpori provocati dai numerosissimi episodi procurati da menti psichicamente instabili , quanti morti devono ancora avvenire in Italia per indurre le Istituzioni a non volgere altrove lo sguardo , come si crede di poter fare?.
La solitudine e l’isolamento delle famiglie, per la scarsità di quella progettualità previsionale di cure e strutture residenziali terapeutiche, anche per assistenze prolungate in questa “civiltà dell’esteriorità”, sono circostanze che possono generare tragedie da imputare, ripetiamo, all’assenza di quanti hanno responsabilità della “res pubblica”da ben 31 anni.
Queste “mattanze” sembrano essere una prassi consolidata di “licenza di uccidere”, ma lo è assai meno per tutti i cittadini che non vogliono subire queste infauste conseguenze perché è in gioco anche la sicurezza dato che il pericolo si annida non solo in questa o quella persona , ma nella malattia che in Italia è coperta da troppi silenzi , mentre in molti Paesi Europei ogni 3/5 anni viene rivista la legge sull’assistenza psichiatrica.
I tanti drammi della follia (figli che uccidono genitori , mariti che uccidono mogli , madri che uccidono i figli e viceversa, persone che trovano la morte mentre camminano per strada), questi “fattacci” non accadrebbero se ci fosse una corretta gestione della patologia mentale garantita da una legge-quadro di natura parlamentare.
I tempi della politica non tengono conto del dolore e delle difficoltà di milioni di persone che non possono più attendere provvedimenti da troppo tempo attesi.
Non è forse un’autentica vergogna che vi sono ancora 5 Ospedali Psichiatrici Giudiziari che insistono in Italia per i quali, a parte il fatto che non solo contrastano con la legge 180, configgono addirittura con i dettami della Carta Costituzionale.
Perchè sono nessuna richiesta di riconversione dall’Amministrazione Penitenziaria al Dipartimento di Salute mentale è stata avanzata da parte da quella Amministrazione.?
Perché continuano ad essere aperti 7 ospedali psichiatrici privati convenzionati.
Perché il Parlamento da ben 31 anni non legifera in materia?
Perché dal aprile 2005 il Testo Unificato Burani-Procaccini è scomparso misteriosamente dall’agenda parlamentare? Signor Presidente della Camera dei Deputati di allora, perché non ci spiega!
Con coraggio e chiarezza vengono spesso parole di richiamo e di chiarezza dai Vescovi e da Papa Ratzinghera all’incremento d’interventi verso questa grave ed urgente patologia.
La pubblica opinione è sdegnata, sgomenta , disorientata e mentre richiede misure serie che dimostrino il grado di civiltà di un Paese che rispetta la dignità umana , non può che sottolineare quella attenzione preferenziale per chi è più debole ed indifeso, fondamentale esigenza e sentimento di autentica umanità e solidarietà del comune cittadino.
Occorre che i mass media non siano amplificatori di coloro che gridano più forte nelle vie o nelle piazze delle nostre città , ma estensori delle necessità prioritarie del mondo della sofferenza e del dolore.
Tutti ci lamentiamo che il vivere odierno è sempre più difficile , ma pochi hanno il coraggio di ammettere che una delle cause delle nostre afflizioni sono da ricercare nella pretesa, tutta moderna, di dare importanza soltanto a quello che ci fa egoisticamente comodo, trascurando l’urgenza e la gravità del caso e di quello che è avvenuto nel passato, quasi fossero “dimensioni” che non ci riguardano. E’ quasi norma perdere la memoria, allontanando la speranza di coloro che attendono una soluzione al loro problema ,ed è molto preoccupante che le Pubbliche Istituzioni a volte si adeguino al senso del provvisorio, del precario e dell’insicuro.
Resta comunque la speranza che le Istituzioni diano finalmente, un’interpretazione veritiera affinché le persone affette da queste patologie siano aiutati nei loro diritti anche e soprattutto a salvaguardia della sicurezza di tutti i cittadini,che ha causato una morte subitanea come quel fattaccio di Salerno!

Intervista al Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire”

di Giorgio Gasperoni

Nato a La Spezia, Francesco Felice Previte Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire” ha sempre svolto fin dal 1994 una intensa attività in favore dei malati mentali che definisce “desaparecidos della nostra civiltà”.
Prima di procedere nell’intervista, il Previte ci sottopone una possibile legge-quadro che “suggerisce” alle Istituzioni.

Proposta di legge-quadro Nazionale di riforma dell’assistenza psichiatrica.
Tutela della salute mentale.

Art.1. Ogni cittadino, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione Italiana, ha diritto alla tutela della salute ed al pieno rispetto della sua dignità di persona malata psichicamente, quale cittadino ad ogni effetto globalmente riconosciuto nella sfera giuridico-personale di uomo.
Art.2 Viene autorizzato il trattamento sanitario obbligatorio, anche in assenza del consenso del paziente riconosciuto malato mentale, almeno in determinate condizioni con le garanzie di rispetto dello stesso considerato persona non padrona delle proprie azioni e dei suoi familiari che , in caso di crisi, non sono in grado di interagire.
Art.3 Devono essere realizzate strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravino un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli. La competenza di istituire Servizi di Riabilitazione territoriali, che consentono di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti conosciuti od ignoti, è una competenza regionale, ma l’aspetto sanitario è solo una parte perché quello sociale è altamente importante per i sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale.
Art.4 Gli articoli 1,2,3 della presente legge si applicano anche nella prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie onde consentire di affrontare le psicosi ed in particolare la schizofrenia in modo migliore e d efficace.
Art.4 Viene istituito il Fondo Speciale Economico (Dopodinoi) nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai malati psichici che restano soli. Anche se la legislazione italiana prevede il curatore, tutore, amministratore di sostegno che si assumono l’onere di amministrare i beni del malato psichico, viene autorizzata l’amministrazione da parte di un Ente Pubblico, in quanto quest’ultimo sarà sempre operante ed attivo con una naturale continuità che la persona fisica non è in grado di garantire. Per i pazienti indigenti occorre una prestazione di natura assistenziale da parte dello Stato-Regione-Provincia-Comune .
Art. 5 Fatto salvo quanto previsto dall’art.2 della presente legge, viene autorizzato un servizio di pronto intervento a domicilio anche se richiede un notevole sforzo organizzativo, ma forse meno oneroso rispetto alla degenza ospedaliera ed una diminuzione del costo economico-sociale.
Art.6 Viene attivata la ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali.
Art.7 Aggiornamento degli assegni di assistenza.
Art.8 Riconoscimento della deducibilità dal reddito complessivo agli effetti IRPEF delle spese socio-alberghiere sostenute dalle famiglie i cui familiari dimessi dagli O.P. sono stati ricoverati in strutture religiose, cattoliche e private.
Art.9 Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Art.10 Chiusura degli Ospedali Privati.
Art.11 E’ proibito il ricorso all’elettroshock, allo shock insulico, alla lobotomia, ai psicofarmaci in particolare di quelli “retard” che hanno prodotto tragedie umane inaccettabili e lesive della persona, ai legacci, cinghie di contenzione e braccialetto elettronico.
Art.12 Aumento dei posti letto da 15 A 30 anche per i minori.
Art.13 Riqualificazione Operatori Sanitari.
Art.14 L’uso di parte del gettito dell’8 %o dell’IRPEF a sostegno di progetti di strutture moderne capaci di accogliere e curare i malati mentali, con, oltre i finanziamenti previsti dal SSN, l’utilizzazione di una parte dei proventi derivanti dalle gare di appalto per le licenze UMTS i telefonini di generazione.
Art.15 Indagine Parlamentare per conoscere lo stato in atto di questo grave ed urgente disagio sociale.
Art.16 Dotazione di strutture oltre gli spazi verdi
Art.17 L’immissione di un Testo Unico per raccogliere le diverse normative sull’handicap oggi troppo frammentarie.
Art.18 Richiesta Relazione trimestrale del Ministro della Salute sulle iniziative a livello nazionale e regionale.
Art.19 Indizione di una “Giornata Nazionale di Informazione sulla malattia mentale.

Intervista.
D. Il disagio psichico in Italia non è “valutato” dalle Istituzioni. Il clamore, poi, dei fattacci che succedono nella società, sono disattesi e per i quali nessun provvedimento legislativo viene adottato. Che ne pensa ?
R. Per valutare meglio la realtà del disagio psichico, dobbiamo tornare indietro, di dodici anni.
Bisogna considerare che le finalità e le conclusioni individuate dalla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati su “Indagine conoscitiva sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici” del 16 luglio 1997, sono state “licenziate” al fine di assicurare uno strumento agile di controllo politico e parlamentare, ma sono state “dimenticate” troppo facilmente, così come non si conosce dove è andato a finire quel Comitato Permanente che doveva continuare l’azione iniziata con quella Indagine Conoscitiva e con il precipuo indirizzo di “mantenere costante attenzione sui problemi connessi con disagio mentale” come aveva sottoscritto la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Tutto questo, per il momento, non è avvenuto e quanto affermo è attestato negli Atti Parlamentari della 12° Commissione Affari Sociali della 13° Legislatura.
In sostanza sono passati 11 anni da quel 7 ottobre 1998 da quando con l’opera don Guanella e con l’Opera don Orione ho presentato una Petizione al Parlamento Italiano ( anche a quello Europeo ) per la riforma dell’assistenza psichiatrica, una legge-quadro, specialmente per sopperire alle esigenze delle famiglie in cui insistono sofferenti il disagio psichico.
Sono passati 31 anni dalla chiusura dei “manicomi” (legge 180/1997 e 833/1997 e tutto, ripeto, è rimasto allo stato delle Conclusioni di cui sopra.
D. In breve, cosa chiede la Associazione alle Istituzioni?.
R: Per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale, chiediamo: servizi specifici in strutture adeguate.
D. Forse la politica non vuol “vedere, “ascoltare”, “sentire”?
R. Certamente dimostra di essere molta sorda!
Nei trascorsi 31 anni sono state “scaraventate” centinaia di migliaia di famiglie e di sofferenti nella disperazione e nell’angoscia a vivere giorno dopo giorno notte dopo notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato di mente, subendo sulla propria pelle le conseguenze di preannunciate lucide follie anche all’uomo della strada e al cittadino qualunque“episodi” che avvengono ancora oggi quasi quotidianamente , “costringendo” alcune famiglie, in alternativa, ad accollarsi onerosi costi di ricovero in strutture private, rimedio che è peggiore del male.
La famiglia italiana e la pubblica opinione è turbata, indignata, preoccupata.
Lo scriva pure, ma è la verità!
E lo abbiamo detto in ogni dove : al Governo Prodi prima ed ora più e più volte all’On. Berlusconi.
Forse non informano il Presidente Berlusconi, ma questa non è giustificazione.
Ancora una volta, Signor Presidente, debbo dirLe che ci sono cittadini che non devono essere più lasciati soli al loro destino, come Lei dice. sono anch’essi cittadini come i terremotati od i disagiati sociali. La famiglia, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, non può esprimere la propria protesta, il proprio dissenso, il proprio rammarico, né con dimostrazioni di piazza o bloccando pubblici servizi, né alzando bandiere in cortei vocianti od in pseudo proverbiali “digiuni” per rivendicare problemi di enorme rilevanza, come il disagio psichico, che a volte, purtroppo, altera l’equilibrio della famiglia stessa. Sarebbe auspicabile un Suo personale intervento a dirimere questo grave ed urgente disagio sociale.
D. Cosa deve fare lo Stato Italiano.
R. A meno di interpretare l’attuale assenza di una legge-quadro, da me da molto tempo auspicata, come una normale carenza di interpretazione da parte degli Organi Legislativi, questo atteggiamento non deve e non può impedire che si possa “suggerire” eventuali miglioramenti o adeguamenti come nei 19 articoli di proposta di legge di cui sopra.
Con molta umiltà, ma fermezza, vogliamo “consigliare” il Governo Berlusconi l’apertura di un Tavolo Tecnico a Palazzo Chigi per iniziare l’iter per una legislazione adeguata ed efficace, chiara e libera da forme burocratiche che ne sviliscono l’applicazione e non “diluendo” la responsabilità sia degli Enti Locali, che dei “soggetti”, provvedendo al ruolo integrativo a livello economico qualora l’Ente Locale risultasse inadempiente per carenza di fondi.
D. Come affrontare il “bubbone” malattia mentale?
R. Ripeto, con una legge-quadro per incarnare quei principi innovativi delle Conclusioni di quella “Indagine conoscitiva” del 16 luglio 1997, sopra citata, da troppo tempo “dimenticata”.
E’ necessaria una legge-quadro per :
a.) tutelare la dignità e la salute dei sofferenti psichici ;
b.) adottare servizi specifici in strutture adeguate;
c.) garantire la sicurezza di tutti i cittadini.
D. Come proseguire nell’applicazione di quella legge-quadro che Lei auspica ?
R. A mio parere l’Ente Pubblico, che dovrebbe porre in essere quella legge-quadro nazionale di riordino dell’assistenza psichiatrica, è la Regione nei modi che in breve suggerisco :
1.) censire i “soggetti”, poi costruire idonee strutture sia per accogliere i “malati” e sia le terapie;
2.) secondo il principio di sussidiarietà dovrebbero essere coinvolti gli Enti Locali Territoriali, come attesta al punto 40, la Risoluzione n. 2006/2058 INI del Parlamento Europeo ;
3.) si è indicata la Regione solo per motivi di funzionamento, in quanto gli Enti Territoriali non possono essere in grado di svolgere un compito così delicato;
4.) il coinvolgimento della Regione si formalizza a livello economico, sociale, assistenziale e decisionale ;
5.) al primo posto vanni indicate le cure terapeutiche, affidate a specialisti di comprovata esperienza, coadiuvati da personale ausiliario;
6.) la Regione deve programmare la creazione di strutture di accoglienza degne della persona-malata nel rispetto della sua dignità. Quindi nessuna delega a strutture alternative per la funzione di cura ed assistenza. L’eventuale delega per necessità a strutture private, deve sottostare al controllo degli Organismi di tutela.
D. Quale Organismo è necessario?
R. Nel difficile processo di riorganizzazione un ruolo rilevante e molto importante potrebbe svolgere la famiglia, la quale dovrebbe impegnarsi a fornire al “congiunto bisognoso” tutti quei mezzi che giovano alla sua salute e nello sforzo di aiutare gli handicappati psichici non può essere assente la comunità ecclesiale sia a livello Diocesano che Parrocchiale.
In ultima analisi la n/s Associazione ha sempre cercato di considerare e far considerare il “problema” di primaria importanza nonostante si siano spente le luci e sia calato il sipario su quello che è e de ve essere ritenuto un vero dramma in un clima di vera emergenza per la comunità tutta di fronte alla quale sono auspicabili opportune modifiche legislative.
D. Cosa direbbe, in breve, al Presidente Berlusconi se lo incontrasse.
R. Signor Presidente, il popolo italiano non dimentica quello che ha fatto per l’Italia, per come ha mantenuto la promessa nella rimozione della spazzatura a Napoli , per i terremotati dell’Aquila, per il G8 e quant’altro.
In mezzo alle Sue innumerevoli incombenze, per i malati psico-fisici, le loro famiglie e l’opinione pubblica, ci sarà una risposta tanto da lasciare un segno positivo dopo tanti anni di indifferenza?.
Inoltre attendiamo che risponda al nostro appello per considerare l’inalienabilità del diritto alla vita di ogni paziente disabile , ancor più grave se agonizzante od in fase terminale ed in età avanzata, come si va “ventilando” nelle corsie ospedaliere e chiarire quel “budget del ricoverato”.
Il mondo della sofferenza deve trovare nella società e nelle Istituzioni un concreto sostegno per l’esercizio al diritto del riconoscimento delle loro reali condizioni, diritti ribaditi nel Preambolo della Costituzione Europea e ribaditi dalla recente “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” e ratificata in toto dal Suo Governo con il disegno di legge n.2121 art. 2° del 20 febbraio 2009.
Col silenzio, Signor Presidente tutt’ora in itinere non si può che supporre di incamminarci sulla strada dell’imbarbarimento e dell’inizio della fine della nostra civiltà, in questo momento di perversione, di depravazione, di egoismo sfrenato , ritenendo doveroso, essenziale e non procrastinabile il chiarimento di quanto potrebbe essere nello spirito di quel “budget del ricoverato” che rappresenta una pura eutanasia e la negazione del diritto alla vita!

Depressione: patologia mentale che affligge milioni di persone in Italia

Depressione: patologia mentale che affligge milioni di persone in Italia.
Troppe vittime innocenti!

di Felice Previte

La depressione, il “male oscuro” così definito dai mass media, comporta disturbi del tono dell’umore, distrugge il morale, lo spirito della persona, ma soprattutto sta mietendo vittime innocenti nella nostra società.
E’ il “volano” di quanto è avvenuto a Curtarolo in provincia di Padova dove una madre 35enne ha ucciso a coltellate il proprio figlio di 3 anni e poi tenendolo in braccio, quasi a cullare una innocente vittima dopo l’incolpevole feroce delitto, pare, derivante da crisi depressive dopo la nascita della bambina.
E’ tenuta nel Reparto di psichiatrica dell’Ospedale di Padova, che dopo qualche pillola la dimetteranno e così finisce, ancora una volta, il rituale eclatante episodio di sanità malata.
In occasione del Global Mental Health Summit svoltasi recentemente ad Atene l’Organizzazione Mondiale Sanità considera la depressione la seconda patologia al mondo e prevede che nei prossimi 20 anni la depressione sarà tra i problemi di salute più diffusi al mondo, dove vivono 450 milioni di persone con questa patologia ed i Paesi in via di sviluppo dedicano poche risorse alla soluzione, a volte meno del 2% del budget pubblico.
Secondo Shekhar Saxena del Dipartimento di Salute mentale dell’OMS “la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l’AIDS o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo”. Un’epidemia silenziosa, alla quale si dovrebbe porre in bilancio le giuste risorse e tenendo conto “che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo” conclude l’esperta.
Essa colpisce in età giovanile tra i 18 anni ed i 30 ed il fenomeno acquista il carattere di vera e propria calamità sociale. Gli psichiatri dicono che spesso non è facile distinguere la semplice demoralizzazione da una condizione patologica, ma pare che a ciò vada incontro il 15% di uomini ed il 25% le donne. Quindi una malattia da non confondere con i banali e transitori rilassamenti dell’umore. La depressione grave, dopo l’accertamento terapeutico, diventa difficile perché le funzioni psichiche sono limitate. La malattia si può curare con farmaci, come afferma il mondo scientifico, per fare in modo che la persona recuperi la capacità di comunicazione necessaria per intraprendere una psicoterapia. Questa ultima tende ad ottenere una riattivazione del pensiero e la correzione di atteggiamenti mentali negativi, cosa che avviene principalmente tra paziente e terapeuta. Secondo DATAMEDIA nella fascia tra i 15 ed i 17 anni il 27,5% dichiara di avere esperienze di depressione, il 62,5% di sentirsi depresso qualche volta. La depressione interessa un numero sempre più crescente di adulti, il 44,6% la considera una vera e propria malattia. Secondo l’ANSA i Dipartimenti Salute Mentale, per i diversi tipi di patologie psichiatriche, sono presenti in tutta Italia, ma con diversità nelle Regioni, quest’ultime al di sotto degli standard obiettivi. I posti letto in strutture pubbliche sono più numerosi al nord. Le strutture residenziali hanno operatori in numero di circa 30.700, di cui il 48% infermieri ed il 18% medici e sono sufficienti in Liguria, Toscana, Trento e Bolzano Gli psichiatri, il 25% del fabbisogno, mancherebbero almeno di 5000/7000 operatori.( ANSA R CRO SOB4 R46 INT QBXB 4.12. 2004).
La depressione è l’espressione grave ed urgente, ripeto, di una futura priorità mondiale.
In Italia non abbiamo ancora visto nulla per far uscire da quel tunnel tenebroso questi sofferenti in quanto sussiste una grave carenza di iniziative legislative in favore dell’assistenza psichiatrica da ben 31 anni !
Il disagio psichico è circondato da una coltre di silenzi e disinteressi, anzi da una congiura del silenzio.!
Le parole non servono : ci vogliono i fatti, cari amici della politica, per non “sentire” ancora una volta come si uccidono persone innocenti da parte di persone incolpevoli.!

Lo Stato sociale è veramente al servizio della famiglia?

Lo Stato sociale è veramente al servizio della famiglia?

di Felice Previte

In senso riduttivo Welfare State è sinonimo di assistenza, interventi, aiuti di vario genere da parte dello Stato o dell’Ente Pubblico, “politiche”, oggi, che sono più che mai in crisi nel nostro Paese.
Alla legge finanziaria 2010 il Governo non può vantare di aver realizzato un “qualche cosa” in aiuto alla fragilità dell’uomo d’oggi, il quale soffre di disagio psichico.
Non facciamo politica e non siamo contro qualsiasi Governo! Solo evidenziamo emergenze.!
Continuano i periodi bui dettati dal completo disinteressamento verso questa “problematica sociale”, per il mancato ricorso a risorse tese e rese disponibili per il loro indirizzo alle necessità emergenti.
Fin dall’ultima Finanziaria 2009 indetta al traguardo del risanamento dei conti pubblici non era presumibile aspettarsi periodi buoni in favore della situazione in cui “vivono” i malati colpiti nella psiche, il disagio nelle loro famiglie e le evidenti ripercussioni nella società, perché altri capitoli di spesa incombono nel basculante Bilancio dello Stato.
L’amaro in bocca pervade, peraltro, date le misere provvidenze economiche per i disabili.
E così invece di porre in essere quei mezzi finanziari atti a provvedere strutture alternative di accoglienza di questi malati, pensare al fatidico “dopodinoi” , considerare le necessità economiche delle famiglie dove insiste un sofferente psico-fisico che “sopravvive” con 253,13 euro mensili, ci si preoccupa, per esempio, di esaminare se aumentare i patetici 274.000 euro annuali ai manager dello Stato od altro!
Ma non è vergognoso tutto questo.?
Tante, troppe volte le famiglie di questi sofferenti si sono chieste quali siano le ragioni della mancata visione delle conseguenze che apporta questa patologia anche nella società.
Nessuno si è fatto carico di promuovere iniziative in favore dei “malati”.
Nessuna voce si è alzata davanti a scelte sbagliate.
Nessuno di fronte alla destituzionalizzazione del “manicomio” ha proposto un approccio al problema della tutela dei pazienti e dei loro familiari con scelte appropriate.
Solo parole, parole, parole!
La prima scelta che si doveva operare è di valore antropologico che fa riferimento ai valori dell’umanesimo cristiano e dell’etica civile.
La seconda scelta riguarda la programmazione della salute mentale.
La terza fa riferimento al contesto socio-legislativo per neutralizzare i disagi che gli utenti e le loro famiglie incontrano nel quotidiano vivere.
Queste scelte fanno riferimento ad ambiti della salute fisica, del benessere psicologico e relazionale, della vita sociale chiamando in causa specifiche competenze quali psicologi, sessuologi, legislatori.
Molto poco è successo !
La famiglia, specie quella che ha sofferenti psico-fisici, in questo contesto storico ed in questa Finanziaria 2010 invece di essere “difesa” solo con “pannicelli”, ha il grave problema, fra altri, in evidente emergenza quella della ormai “seconda settimana” ed è letteralmente aggredita a livello culturale da una visione astratta, materialistica e consumistica. Questi sono i veri poveri!
L’esperienza quotidiana presenta un periodo, speriamo temporaneo, arduo e precario, una emergenza, una grande difficoltà in una società che fa del relativismo il proprio credo, quel relativismo che è diventato una sorta di dogma che non riconosce le necessità dell’uomo e si indirizza, piuttosto, verso una cultura di delirio verso gli animali domestici, verso i quali nutriamo un rigoroso rispetto, ma che non costituisce una moralità che supera anche il centralismo dell’uomo!
Una “storia” che dura da ben 31 anni, a tratti ironica a tratti drammatica, ma che manifesta l’urgenza del “problema.”

“Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU

Disegno di legge n.1279 e n.2121 che hanno consentito la ratifica ed esecuzione della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU.
Il Disegno di legge n.1279 di autorizzazione alla ratifica della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” delle Nazioni Unite che il Governo ha inteso presentare il 16 dicembre 2008 al Senato della Repubblica in sede referente ( che è stato approvato), ripresentato col n.2121 il 20 febbraio ed approvato dall’Aula di Montecitorio, ci induce ad un modesto, ma deciso commento e tale verso quanti lasciano “marcire” la sofferenza fisica con il perdurare delle barriere sociali, sopratutto quella psicologica che affonda le radici nei drammi delle famiglie colpite dalle conseguenze della malattia mentale.
La forza con cui la Chiesa, i Vescovi ed il S. Padre affrontano questa situazione con chiare parole, forse un po’ lontane dall’atteggiamento che ci si può attendere, ma sono molto esplicite in difesa delle tante famiglie vittime di questo “male”che colpisce nel corpo e nell’anima da troppo tempo.
La “Convenzione”, giustamente, ha riconosciuto il cambiamento radicale di atteggiamento della società verso queste persone per raggiungere la piena eguaglianza considerandoli “individui” con menomazioni in un contesto sfavorevole che diventa disabilità.
La “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali è inserita ed è affermata la normativa che alle persone disabili, “in qualunque condizione esse si trovino, non sia possibile rifiutare l’alimentazione e l’idratazione” principio che doveva essere applicato al caso Englaro ( comma f art.25 ).
Ma la disabilità è ridotta ad una semplice enunciazione di principio all’art.17 (Protezione dell’integrità della persona) per la differenza con l’art.1 che “riconosce uguali diritti umani”e con l’assenza quasi totale in riferimento all’handicappato mentale, che abbisogna in diritto di cure alla salute e non proposizioni lavorative od altro come attesta l’art.27, che resta pur sempre, giustamente, “un diritto al lavoro delle persone con disabilità”, sempre in persone che non richiedono coesione di intelletto e responsabilità.
Ancora una volta insistiamo nel chiarire che disabile è colui che è privato di una forza fisica, handicappato è colui che ha avuto o conseguito uno svantaggio in partenza, una inferiorità interna più psichica che fisica.
Nel Preambolo si richiamano i principi proclamati dalle Nazioni Unite, comprensivi di quanto ha affermato la “Dichiarazione dei diritti dell’handicappato mentale” del 20 dicembre 1971 dove si sostiene che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”.
Quella evidente “inferiorità psichica” può portare a gravi conseguenze per la famiglie e per la società se non si danno misure sociali e legislative specifiche per ridurre “ i rischi dell’esclusione sociale senza discriminazione” come anela giustamente la “Convenzione” stessa agli artt. 3 e 5, “riconoscendo la disabilità un concetto in evoluzione” nel Preambolo lettera e) “riconoscendo inoltre la diversità” nel Preambolo lettera i), “ nel rispetto per la differenza” nell’ art 3 lettera d).
E’ necessario, quindi, un pieno riconoscimento dell’handicappato mentale nella sua veste specifica, apportando quelle “appropriate misure legislative” come sancisce l’art. 4 della “Convenzione”.
Prima di fare una valutazione giuridico-progetto di vita, quei Disegni di legge del Governo Berlusconi, senza apportare quelle modifiche dell’art.4 sopra citate, hanno immediatamente istituito un “Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” ( ennesimo oneroso trapezio burocratico), stabilendo oneri finanziari dal 2009 al 2014 in euro 500.000 per 40 persone, suddivise :
1.) spese missioni per 10 componenti per 30 riunioni annue ( 6 plenarie e 24 bisettimanali) per 350 euro al giorno così suddivise :
a.) per spese di viaggio euro 149,00
b.) per spese pasti euro 61,00
c.) albergo euro 140,00
totale euro 105.000
2.) per spese ausili e documenti Braille euro 95.000,00;
3.) per spese studi,ricerche, pubblicazioni euro 300,000,00
totale euro 500.000,00

Ci chiediamo e domandiamo : come può una persona handicappato mentale, in sede giuridica compiere
a.) “proprie scelte” art.3 lettera a), che richiedono coesione di intelletto o responsabilità ;
b.) “capacità giuridica” art.12/2;
c.) controllare i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti bancari, mutui ipotecari” art.12/5 d.)”veste di testimoni” art.13/1;
e.) “vivere in maniera indipendente” art.19 ;
f.) “ di sposarsi” art.23/a, quando necessitano per legge condizioni di valutazione del concetto giuridico di consenso e volontà ?;
g)“piena capacità mentale” art. 26/1;
h) “diritto a mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile” art.27, quando la “Convenzione” non pone alcuna distinzione sulla natura delle minorazioni o menomazioni consentendo di godere della “capacità giuridica” art.12/2 non valutando l’incapacità di agire delle persone che non possono rappresentarsi da sole;
Ci chiediamo e domandiamo in sede etica il progetto di vita :
a.) se con euro 255.13 ( salvo maggior handicap) un “disabile fisico o un handicappato psichico può vivere ?
b.) perché, come sosteniamo da anni, non attuare il “Dopodi noi” ( sfiorato ma non regolamentato dall’art.12/5 della “Convenzione”) cioè l’assenza della sicurezza economica del vivere quotidiano dopo la morte dei genitori o parenti del disabile fisico o dell’handicappato psichico;
Ma è condivisibile, inoltre, con i citati Disegni di Legge del Governo all’art. 2 punto 1. dare “piena ed intera esecuzione alla “Convenzione” e al Protocollo Opzionale”, quando si “mette in moto” l’aborto e l’eutanasia sia nei confronti ed a danno dei disabili fisici e degli handicappati psichici ?
Ma questo è o non è licenza di uccidere!
Se queste metodologie venissero applicate è tragico che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto, o la possibilità che tutti i disabili, specie quelli psichici, potrebbero correre il rischio di essere sterilizzati o subire forme di eutanasia, applicazione dell’aborto selettivo,limitazione delle nascite, “misure”, ritenute per evitare complicazioni onde prevenire la diffusione di handicap genetici, che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre in contrasto con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita”, con l’art.15 “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici, e con l’art.16 contro “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita!
Non vorrei trovarmi nei panni di quel medico che quand’anche fosse autorizzato a staccare la “spina” od “altro”in base ad ipotetico provvedimento guardando le sue mani direbbe sempre con angoscia :
siete state voi a spegnere una vita.
Chiediamo che l’Italia assuma leggi appropriate, come sancisce l’art.4/1 della “Convenzione”, nella rideterminazione delle leggi 180/1978 e 833/1978 in una legge-quadro, riconoscendo i diritti e le necessità degli handicappati mentali per la tutela al diritto della loro salute, per le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.
Con quei Disegni di Legge :
a.) non si è inciso su leggi e regolamenti vigenti né comunitari ;
b.) non sono state introdotte nuove definizioni normative
c.) non si è abrogata esplicitamente né implicitamente nessuna norma:
Ma ci chiediamo e chiediamo con l’opinione pubblica, ma quali sono i benefici della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” e cosa otterranno i destinatari diretti (le persone con handicap psico-fisico ) e quelli indiretti ( la società ) e quando verranno risolti i veri problemi inerenti i disabili fisici e gli handicappati psichici?

L’etica morale ed il bene comune.

L’etica morale ed il bene comune.

di Francesco Felice Previte,

Questi due principi si trovano là dove sono difesi e tutelati i diritti della persona umana, specialmente di quelli che sono portatori di handicap psico-fisici.
Vi è gente distratta e frettolosa, giovani nervosi e scontenti, anziani incompresi ed abbandonati, neonati lasciati sulle strade o nei cassonetti della spazzatura, nuclei familiari alla ricerca di qualche cosa, famiglie con tenitrici di ansia, frustrazioni, stress, dove brulicano depressione ed altri problemi.
Questo è il mondo che in parte riscontriamo, mentre “fuori” impera il consumismo, l’edonismo il materialismo, l’erotismo più sfrenato e via dicendo,”qualità” che corrono e concorrono verso un superficialissimo effimero. Ma siamo in un’epoca democratica !.
Questa svolge le sue funzioni quando vengono eliminate quelle reali disparità che rendono efficiente il diritto positivo,”fuori” da quelle esteriorità di quel “mondo”.
Ogni volta che si sente criticare il sistema democratico perché lento, inconcludente disordinato, bisogna replicare che questi “difetti”, a volte inevitabili, possono essere sollevati perché siamo in un sistema democratico e libero
In libertà e non in libertinaggio!.
Sotto altri” regimi” si dovrebbe tacere, ubbidire, rinunciare ad ogni critica, ad ogni volontà di riforma alla libertà di esprimere un proprio parere. Ciò non significa, comunque, che non si possa o non si debba criticare il sistema, perché per quante lacune possa avere, esso resta il migliore tra i “regimi” che la storia moderna abbia prodotto col consenso del popolo..
La nostra Costituzione, fin’oggi, poggia su tre principi fondamentali : uguaglianza,libertà e fratellanza. Proprio su quest’ultima, cioè il principio della solidarietà sociale, vogliamo porre la nostra attenzione la cui applicazione è a volte carente, anche da parte dello Stato Sociale.
Quante sopraffazioni, quante truffe, quante beffe, quante furbizie legali sono in atto ed in netto contrasto con questo principio.
La solidarietà sociale che la nostra Costituzione, fin’oggi, pone in linea generale nell’art.2 là dove afferma che “la Repubblica…richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà…” è dovuta all’influsso di idee filosofiche e dottrine di uguaglianza e libertà, ma soprattutto a quella immensa “rivoluzione” storica che è stato il cristianesimo perché si diffonda nel mondo l’idea di una fraternità universale, di una comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio.
Nella predicazione del Salvatore troviamo i presupposti per una nuova visione della convivenza tra gli uomini fondata sull’amore e sulla pace ribadita poi, a più di duemila anni di distanza dalle Nazioni Unite.
Solidarietà sociale, principio altamente etico, che ogni uomo deve compiere verso i più sfortunati della vita, verso i più bisognosi e più diseredati, è un concetto che induce ad essere non solo difensore di diritti, ma anche di doveri verso la società.
E trova conferma, anche giuridica, nei diritti di uguaglianza e di pari dignità sociale più volte richiamati dalla Costituzione. Innanzi a queste aride nozioni, ma di altissimo significato che ci richiamano al diritto costituzionale e che ci hanno sempre esaltato, nel contemplare il panorama nel quale oggi si muove la società, notiamo con l’etica morale, che essa società non è in simbiosi con la necessità di operare in favore delle categorie più deboli e se compie qualche “cosa” lo fa in esteriorità ampliata.
Sui temi più scottanti della nostra epoca dalle varie forme di handicap ed a quanto attenta il vivere civile, malgrado confortanti e lodevoli iniziative solidaristiche, non si riesce ad organizzare l’utilizzo del nostro tempo per la “gestione” dei rapporti con gli “altri” favorendo la tendenza a rinchiuderci nei nostri privilegi piuttosto ché in una armonica intesa verso il bene comune.
Quante parole inutili, quante tante poche realizzazioni!.
La guida sociale dei valori della giustizia della solidarietà, della equità, delle pari opportunità è stata travisata nell’autorizzazione all’abuso minando alle fondamenta la progettualità su cui, lo ripetiamo, confortanti private iniziative solidaristiche costruiscono scelte e principi di giustizia, di valori morali e di solidarietà.
Viviamo un periodo d’instabilità, di smarrimento, d’incredulità.
Le Pubbliche Amministrazioni, le Istituzioni sono “distratte”, in generale ci proteggono poco, siamo nelle mani del fato, non ci consentono di gioire della vita, quale dono di Dio. Non ci inducono alla fiducia nella sfiducia. Ci fanno vivere e respirare (salvo un tassa futura) un’aria greve e carica di veleni, irradiando un deserto di solitudine.
L’anonimato urbano, il vivere “soli” accanto a centinaia di migliaia di persone è l’espressione sintomatica dell’uomo moderno.
Ecco allora che è necessario, al di là del sentimento personalistico, spezzare queste catene, questi vincoli, questi incantesimi, spalancare le porte al Divino Messaggio (come sempre proviene dalla Soglia Apostolica di S. Pietro ) ed essere osservanti delle leggi dello Stato, ma nel contempo “ribellarci” comunicando, ispirando, gridando solidarietà e pace!.
Bisogna saper” morire” al proprio egoismo per rinascere alla vita dell’amore solidale.
L’efficacia d’irradiamento di questa cultura va oltre i confini dei valori etico-sociali.
Essa coinvolge le coscienze dei cristiani prima e degli uomini attenti al rapporto bisogno-sensibilità dell’uomo moderno, dopo.
Non vogliamo apparire censori, moralizzatori, untori di manzoniana memoria, siamo come tanti molto realisti e presenti alla quotidianità.
Innanzi al grave attentato,l’egoismo,contro l’uomo d’oggi,tutti, nessuno escluso, abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza.!

Ecco caro don Antonio ciò che doveva dire : bene comune significa solidarietà e pace !!!

La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace

NEWS

La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace

di Alessandro Barretti

“Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si presentano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro un muro, aprire un dialogo”. In poche parole Ryszard Kapuscinski, giornalista e scrittore polacco venuto a mancare nel gennaio del 2007, condensa il ventaglio di alternative che si manifestano nel momento in cui ci imbattiamo nell’altro. Un altro con il suo bagaglio di esperienze, credenze religiose, norme di comportamento; in una parola, l’altro con la sua cultura.

La via scelta da chi ha ideato e quindi dato vita al Trofeo della Pace è evidentemente la terza, cioè quella del dialogo, del confronto, della comprensione reciproca. Perché forse il vero obiettivo, più ancora che l’integrazione, è la consapevolezza dell’altro, la definizione di un’eterogeneità culturale da proteggere e stimolare. Insomma, evviva la diversità, se quando si incrociano due strade a prevalere è la curiosità. Quello stato d’animo che stimola l’andare verso ed è nemico del ritrarsi. Un esempio in tal senso viene proprio dal torneo arrivato quest’anno alla quarta edizione. Al termine di Egitto-Tibet i giocatori dello stato che stato non è per unilaterale volontà del governo cinese - e che dai nordafricani ne beccano tanti a pochi -, si fermano sul campo di pallone e continuano, sotto la pioggia, a correre e rincorrersi e ridere con l’entusiasmo dei puri d’animo. Succede che gli egiziani vengono rapiti dalla scena, si fermano a bordo campo e quando gli avversari escono iniziano a chiedere loro notizie sulla questione tibetana. Pare che tra gli egiziani molti manco sapessero localizzare il Tibet sulla cartina geografica ma questo poco importa. Ciò che conta, ciò che “fa cultura”, è lo stimolo a interessarsi all’altro.

Eppoi l’altro si può manifestare sotto varie forme, pure gastronomiche. E così capita che la signora Angel, capitano non giocatore della Costa d’Avorio, inizi a cuocere dolcetti per i suoi giocatori e finisca per infornare chili e chili di biscotti perché i suddetti piacciono a tutti, e tutti i presenti al campo, ivoriani o meno che siano, aspettano il momento in cui l’angelo del forno scopre il vassoio con le sue delizie.

Comprendo e vengo incontro. I giocatori della Romania hanno chiesto all’organizzazione del torneo di spostare una partita che cade nel giorno della Pasqua ortodossa. Cos’è capitato al Trofeo della Pace? Romeni accontentati e chiamati a parlare dei significati della Pasqua ortodossa. Succede poi che la reciproca intesa non sia sufficiente, ma che per sopravvivere sia necessario unirsi. E’ il caso dell’Italia-Birmania, squadra nata per accogliere tre giovani profughi birmani che da soli non avrebbero potuto partecipare alla manifestazione.

Già, si è pure giocato a calcio. Beh, il torneo sette contro sette si è concluso domenica 24 maggio a Monza. Ha vinto l’Egitto Nord Africa, proprio come lo scorso anno, superando dopo i calci di rigore l’Egitto 1 (7-5 il risultato finale). Terzo classificato il Marocco, che nella “finalina” ha battuto 6-5 la Costa d’Avorio. Non resta che rinnovare l’appuntamento per la prossima edizione, consapevoli del fatto che al Trofeo della Pace la scelta, fatta da tempo, si chiama dialogo.

TROFEO DELLA PACE 2009

NEWS

TROFEO DELLA PACE 2009

Torneo interetnico di calcio a 7 – quarta edizione

di Carlo Chierico

Promosso e organizzato dalla sezione di Monza Brianza della UPF Universal Peace Federation, il Trofeo della Pace ha avuto l’adesione e il patrocinio della Provincia di Milano e dei Comuni di Monza, Agrate Brianza, Brugherio, Cologno Monzese e Villasanta.

Il Trofeo della Pace è iniziato il 22 marzo con la “festa del sorteggio” mentre il calcio d'inizio è stato dato domenica 29 marzo con la partita inaugurale tra la squadra campione in carica dell’Egitto Nord Africa e il Senegal.

Poi per molte domeniche, nei campi da gioco dei vari Comuni aderenti, fino al 24 maggio, giornata conclusiva con la finalissima, le premiazioni e il rinfresco finale, questo torneo ha visto protagonisti insieme circa 200 giocatori con 16 squadre: Bangladesh - Bolivia - Colombia - Costa D’Avorio - Ecuador - Egitto 1 - Egitto N. A. - Italia Birmania - Italia Diritti Umani - Italia Maunazzi - Marocco - Perù - Romania – Senegal – The African Football e Tibet.

Sempre nello spirito di integrazione, coesione sociale, amicizia e rispetto dei popoli, che costituiste "l'anima fondante" del Trofeo. Credendo fermamente nei grandi valori che lo sport è in grado di esprimere: lo sport è passione, lo sport è condivisione, lo sport è pace, lo sport è vita. E cercando di fare in modo che questi non siano slogan vuoti ma libera espressione dei tanti giovani, di tutte le etnie, nazionalità e fede religiosa, che vi hanno partecipato.

Come l’anno scorso, anche per l’edizione 2009 sono stati utilizzati i palloni della campagna “diritti in gioco”, fabbricati in Pakistan senza lo sfruttamento del lavoro minorile e distribuiti in Italia da Commercio Alternativo, mentre tra i vari sponsor tecnici citiamo la società del Monza Calcio e il Centro Sportivo Ambrosini di Monza dove sono state giocate molte partite.

Per ulteriori informazioni ed eventuali proposte di collaborazione ed adesione alla prossima edizione si può scrivere all’indirizzo mail monza@iifwp.it oppure visitare il sito dedicato www.trofeodellapace.org

Seminario sul tema: "progetti educativi per il futuro"

INIZIATIVE

Seminario sul tema: "progetti educativi per il futuro" e posa della targa per commemorare "l'Albero della Pace" a Sesto San Giovanni (MI). Sabato 16 maggio 2009.
La giornata è iniziata all'aperto, presso il parco del Centro Civico Demo Costa Zaccarelli dove il Comune, rappresentato dall'Assessore Giovanni Urro, insieme ad alcuni esponenti della UPF/Universal Peace Federation, rappresentanti di comunità religiose e della società civile, ha voluto porre una targa celebrativa a ricordo dell'Albero della Pace, un acero piantato il 21 settembre 2007 come segno permanente nella città di Sesto San Giovanni.
Dopo una breve presentazione della Universal Peace Federation da parte di Carlo Chierico, che accennava al valore fondamentale della pace per tutti, ben espresso dal motto della UPF inciso sulla targa: "la speranza di ogni generazione è un mondo di pace e unità", prendevano la parola alcuni rappresentanti delle comunità religiose, tra cui il venerabile monaco buddista Rev. Upali, il maestro sufi Mohsen Mouelhi ed il signor Hocine Bouchemal, responsabile del locale Centro Islamico. Alla fine, i presenti toglievano insieme il telo che copriva la targa commemorativa e si univano nel "brindisi della pace".
Poi nella sala grande della bella e funzionale struttura dello stesso Centro Civico, iniziava il convegno, con la seconda tappa del seminario, la prima era stata tenuta a Monza, sul tema: "progetti educativi per il futuro", dedicato ad insegnanti ed operatori nella formazione.
Si partiva con la relazione introduttiva del prof. Giovanni Cominelli, esperto di sistemi educativi, che verteva sulla grande crisi vissuta attualmente la scuola, di ogni ordine e grado, con la conseguente preoccupazione per i giovani di oggi, apparentemente disinteressati a determinati valori etici e morali e davvero poco motivati verso i percorsi scolastici. Quindi Mauro Sarasso, segretario nazionale della UPF, presentava un approccio innovativo per l’educazione dei giovani, basato sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation, che veniva ripreso e approfondito con l’esperienza pratica del docente Valerio Morello in una scuola media piemontese, con ragazzi di età intorno agli 11/12 anni, dove veniva letto e applicato direttamente dagli stessi ragazzi, con il supporto costante dell’insegnante, il libro sull’Educazione al Carattere dell’UPF, con risultati davvero positivi per i giovani studenti.
Dopo le 3 relazioni principali veniva lasciato spazio ai presenti per contributi, esperienze e domande fino al termine del seminario durato oltre 2 ore; la conclusione di Mauro Sarasso era incentrata sull’idea che da questo gruppo di lavoro possa nascere qualcosa di significativo per il futuro, visto il carattere itinerante del seminario, con il prossimo appuntamento previsto in autunno a Bergamo.

L’Iniziativa sull’Educazione del Carattere

INIZIATIVE

L’Iniziativa sull’Educazione del Carattere

di Giorgio Gasperoni

Il programma sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation è stato sviluppato per far fronte alla mancanza di una comprensibile educazione morale per i bambini. Il programma è composto di 12 testi più il manuale per gli insegnanti, sono facili e riportano storie che pongono delle sfide morali. Uno studente del Gambia ha commentato: “Ho letto la storia sulla natura del conflitto e come confrontarmi con esso. L’ho riletto tante volte, e sto cercando di applicare quella lezione alla mia vita giornaliera”.

L’esperienza ci mostra che l’Educazione del Carattere è più efficace quando c’è un sforzo comune fra la famiglia, la scuola e il territorio. Il carattere è influenzato e influenza tutti questi livelli dell’esistenza umana. Dei bravi individui formano e si formano in buone famiglie, famiglie solide fanno si che la comunità sia stabile ed armonica, famiglie armoniche formano delle buone nazioni, e delle buone nazioni portano la pace nel mondo. In realtà, l’Educazione del Carattere è molto di più di una semplice preoccupazione individuale. È la chiave alla pace mondiale.
L’iniziativa all’Educazione del Carattere della UPF ha un approccio a vari livelli che includono programmi e curriculum scolastico, programmi educativi per la famiglia e il territorio, e come imparare la cultura del servizio per le persone di tutte le età. Questa visione d’insieme è unica nella Educazione del Carattere, che mette enfasi principalmente sull’impatto che ha la scuola sul carattere. L’iniziativa dell’Educazione del Carattere è stata ideata per guidare e sostenere i giovani a realizzare i tre scopi di vita, precisamente:
1. Crescere e diventare una persona con un carattere maturo, 2. Realizzare buone relazioni e una famiglia di amore, 3. Dare un contributo di valore e duraturo alla società
Inoltre, mentre la maggior parte dei programmi sull’Educazione del Carattere mettono in rilievo lo sviluppo delle virtù individuali, l’iniziativa dell’Educazione del Carattere della UPF racchiude tutte le virtù sotto il suo motto: “Vivere per il bene degli altri” o “Amore altruistico”.
Ogni aspetto del programma è sviluppato con questo motto alla sua radice. I valori chiave che vengono enfatizzati all’inizio del corso sono rispetto, responsabilità, onestà, fiducia, compassione, integrità, gratitudine, perseveranza ed impegno – tutti questi valori sono componenti ed espressione dell’amore altruistico.
La nostra speranza è che questi libri possano beneficiare i giovani in tutto il mondo nell’aiutarli a sviluppare il loro carattere e che possano assisterli nel fare le scelte giuste in relazione a loro stessi, alle loro famiglie, al territorio intorno a loro, alle loro nazioni e a questo mondo condiviso.

Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme

INIZIATIVE

Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme

di Riccardo Venturini

La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti, come il Summit di Seul, sono delle tappe importanti.

Una nuova visione per la pace nel XXI° secolo: a Seoul, Corea del Sud, dal 29 maggio al 2 giugno 2009 si è svolto il Summit Mondiale sulla Pace alla presenza di oltre seicento delegati in rappresentanza di tutti i paesi del mondo. Il tema affrontato è stato: Costruire un Mondo di Pace Universale: Essere Una Famiglia Sotto Dio. Il bisogno di incontrarsi e dialogare per approfondire insieme temi quali:
• la risoluzione dei conflitti e l’intervento della UPF con iniziative di pace
• la Famiglia come una risorsa sociale di pace nel mondo, il ruolo della UPF nella costruzione di una cultura globale del volontariato
• il rilancio della collaborazione con l’ONU per la diffusione della pace
• l’impegno del Consiglio Globale della Pace (GPC) per la crescita e lo sviluppo di ogni paese secondo la propria identità
era grande, così come la necessità di riconoscere come un elemento prioritario per affrontare la grave situazione di crisi economica e dei valori sia da ritrovare nella persona. Ogni Ambasciatore di Pace, ogni persona che vive l’esperienza della Universal Peace Federation si è resa conto e ha potuto riconoscere il proprio valore che in ognuno dei contesti di riferimento si sarebbe trasformato in pensieri e in azioni per diffondere valori di pace e di rispetto gli uni degli altri. Avere bisogno di una Perché dobbiamo incontrarci in Corea per trovare un senso al tempo che in maniera volontaria dedichiamo alla soluzione di problemi spesso più grandi di noi? Perché pensiamo nel nostro piccolo di potere contare qualcosa per invertire una tendenza alla rialzo dell’interesse individuale contro la collettività? Semplicemente perché crediamo che l’azione, anche piccola, di ognuno di noi possa portare il mondo verso un cambiamento e, proprio attraverso e con l’UPF, ognuno di noi diventi protagonista di pace, possa cioè essere colui che nella direzione di invertire una tendenza contagia e condivide con altri (persone che vivono in ogni angolo del mondo) i valori di pace, di coesione, di disinteresse, di altruismo, di fiducia, di voglia di vivere insieme che, come valori, oggi abbiamo nascosto dalla nostra esistenza. A Seoul abbiamo trovato un senso per la nostra vita che esce dal piccolo quotidiano che ciascuno deve affrontare a Paramaribo o a Vanuatu, a Suva o a Sofia, a Montreal o a Sapporo, ma che sotto uno stesso tetto trova la coesione e il senso di fiducia nella vita e nell’esistenza per affrontare in maniera risolutiva anche conflitti duraturi e profondi tra popolazioni e paesi nei punti caldi del mondo.
Imparare gli uni dagli altri incomincia dal cibo che si condivide e si scopre insieme a pranzo, a colazione e a cena, piatti salati, dolci o piccanti, pietanze semplici o composte, ingredienti conosciuti o meno familiari, ma con la scelta quotidiana per ognuno di potere mettere qualcosa nel piatto e mangiarlo insieme e parlando e conversando di argomenti preziosi e unici che venivano svelati e approfonditi con curiosità e pazienza da chi si trovava attorno a quel tavolo in quella occasione. La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti come il Summit di Seoul sono delle importanti tappe in un percorso che a volte è in discesa, a volte è in salita, ma sempre deve essere affrontato insieme e sempre nella direzione di trovare una soluzione ad ogni conflitto attraverso una negoziazione. Siamo protagonisti solo, quando siamo chiamati in prima persona ad esprimere una nostra idea, un nostro pensiero e l’UPF a noi tutti offre quell’identità e quella responsabilità che ci aiuterà a dare quel significato e quel senso che certamente la nostra vita merita per essere vissuta in un interesse che supera l’individuo per ritrovare la collettività.

La persona: Francesco Felice Previte

IL PERSONAGGIO

La persona:
Francesco Felice Previte, nato a La Spezia, ma ha svolto fin dai suoi primi anni la sua vita a Genova, attualmente vive in Sicilia, ha come priorità il motto : Pace e Solidarietà.
Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire”, da anni cerca di richiamare l’attenzione dei mass media, dell’opinione pubblica e soprattutto delle Istituzioni su un problema di grandi e vaste dimensioni : la situazione in cui “vivono” i malati mentali, le loro famiglie e la sicurezza di tutti i cittadini esposti quasi giornalmente ad episodi dove protagonisti sono menti psichicamente instabili.
Anteriormente al 1994 scrive a tutti i giornali d’Italia, anche in ambito europeo per sensibilizzare a quel “problema” verso cui le Istituzioni sono indifferenti e silenziose, considerandolo esautorato dopo l’entrata in vigore della legge 180 o legge Basaglia legge che ha “ordinato” la chiusura dei manicomi.
Questo disagio sociale investe non solo la società, ma la coscienza di tutti i cittadini.
Alle Istituzioni, cioè al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati con Petizioni tutt’ora giacenti presso i Consessi, chiede una maggior comprensione di questo disagio sociale onde esaminare al più presto una legge- quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica.
In ambito europeo sullo stessa tematica e primo in Europa, ha presentato la Petizione n.146/99 che nelle conclusioni di risposta del 29 maggio 2000 prot. n. PE 290.531 “la Commissione Europea”, riconosce quanto proposto dal Previte “ considerando impellente la necessità di una promozione della salute mentale nel quadro della strategia comunitaria”.
Ancora oggi , insistono nel Senato della Repubblica e nella Camera dei Deputati Petizioni ai sensi dell’art.50 della Costituzione per una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica , considerando prioritario quale primo approccio :
a.) Fondo Speciale Economico, (Dopodinoi) il cruccio delle famiglie, dove confluire tutti i beni che in eredità andranno al “malato”;
b.) L’attivazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali:
c.) Aggiornamento degli assegni di assistenza che con euro 255,13 al mese consentono agli disabili psico-fisici solo la sopravvivenza.
L’Associazione “Cristiani per servire”:
è un movimento d’ispirazione cristiana di solidarietà e carità, non politico, che non ha né chiede contributi a nessuno e di nessun genere, ma ispirandosi alla Dottrina Sociale della Chiesa intende portare il proprio contributo alle attese della gente e del bene comune cercando di scuotere le coscienze di tutti : Amministratori Pubblici, mondo politico, affinché operino per la collettività, specie per le categorie di maggior sofferenza e più esposte alle insensibilità ed all’egoismo.
L’Associazione tiene presente l’Esortazione Apostolica “Cristifidelis Laici” che sollecita le aggregazioni laicali ad una presenza sempre più attiva al servizio della comunità con slancio ed inventiva soprattutto nelle “nuove frontiere”.
Un seme di senapa che si vuole innestare nel male per far germogliare il genere buono.
Il Movimento ha come Presidente Onorario la genovesissima On.le Ines Boffardi già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri “per la condizione femminile”-oggi Ministero pari opportunità- dove il Previte era direttore collaboratore, capo della Segreteria e direttore di sezione nei due Governi Andreotti 1978.
Terminata la Legislatura e ritiratasi a vita privata l’On.Boffardi, il Previte ne ha preso a cuore l’idea iniziando l’opera di “soccorso” in favore dei malati mentali fin dal 1994 ( vedi SIR n.36 del 13 maggio 1994 pag.6).
L’Associazione, per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale chiede: servizi specifici in strutture adeguate.

Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.

IL PERSONAGGIO

Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.
Ma dove sono “coloro” che dicono e non fanno?

di Francesco Felice Previte

Il nostro Paese è costantemente “preso” nella litigiosità con scambi di accuse nel mondo politico, senza minimamente curarsi se emergenze, divergenze od esigenze sono degne di essere chiamate tali o vergognosamente lasciate nell’angolo più buio del “buon senso”, auspicando che si realizzi omogeneità d’intenti mirati a concetti di solidarietà verso le persone disabili.
Approvata dall’ONU nel dicembre 2006 la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” ha elaborato i diritti civili e politici di questi “ diversamente abili” ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro ed alla protezione sociale, riconoscendo il cambiamento di atteggiamento della società teso a far raggiungere la piena eguaglianza quali persone con menomazione in un contesto sfavorevole che diventa disabilità, escludendo totalmente i sofferenti di problemi di natura psichica.
Di qui due mie Petizioni al Parlamento Italiano ( col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e col n.6 alla 3° Commissione Affari Sociali Esteri del Senato della Repubblica ;col n.9 all’esame della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati) onde :
1.) riconoscere la condizione delle persone con problemi di natura psichica con emendamento ai
sensi dell’art.47 della “Convezione”;
2.) adottare norme migliorative in favore della malattia mentale ai sensi dell’art.4 della “Convenzione”;
3.) apportare emendamenti ai sensi dell’art.47 della “Convenzione” con precise riserve da escludere ogni riferimento all’eutanasia, all’aborto sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva.
Non vi è dubbio che la “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali va certamente inserito quello di affermare che alle persone disabili, in qualunque condizioni si trovano (art. 25 lettera f ) non sia possibile rifiutare assistenza medica, prestazione di cure e servizi sanitari, nonché l’alimentazione e l’idratazione .
Inoltre abbiamo condiviso quanto viene apportato per il riconoscimento di diritti e tutele, ma è necessario stare attenti alla parte in cui si tratta di riproduzione e pianificazione familiare (artt.23 e 25 ), in quanto autorizzando l’accesso ai servizi riproduttivi, favoriscono le limitazione delle nascite, travisano il concetto responsabile dei rapporti sessuali, non promuovono la procreazione responsabile, adottano metodologie di sterilizzazioni, favoriscono l’aborto ed introducono l’eutanasia. Queste “innovazioni” sono in contrasto:
a.) con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita “;
b.) con l’art.15 per cui “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici ;
c.) con l’art.16 per cui si è contro a “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita, dono del Creatore, per i metodi naturali e non per programmi contraccettivi che distruggono la società civile ed offendono la dignità della persona.
Se una certa metodologia proclamata dalla “Convenzione” venisse applicata, come è stata ratificata con il disegno di legge del Governo n.2121 art. 2°del 20 febbraio 2009, tutti i disabili, specie gli handicappati psichici, corrono il rischio di essere sterilizzati onde frenare la diffusione di handicap genetici, o subire forme di eutanasia per “evitare” la vita senza senso, applicazione dell’aborto selettivo per eliminare figli imperfetti, limitazione delle nascite, “tutte misure” che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre per le sofferenze insopportabili, con la scusa di lenire il dolore la così “detta pietà”, potrebbe essere un possibile strumento che porta all’eliminazione della vita o, ripeto, forme di eutanasia, “considerazioni”, molto pericolose che potrebbero coinvolgere malati di Alzheimer, malati psichici, terminali, anziani non autosufficienti, “metodologie” che richiamano l’eugenismo e le teorie di selezione della razza tristemente note, perché pratica biomedica che spianò la strada alle terribili selezioni della razza e del genere umano avvenute nel secolo passato, per le quali la Chiesa Cattolica, come altre confessioni, si è sempre opposta a questa strategia devastante.
Ci domandiamo e domandiamo dove erano e dove sono coloro che dicono, oggi, di difendere i disabili, siano essi fisici o psichici, in conferenze, giornate, convegni o che si affacciano negli schermi televisivi ad ammannirci di belle parole ? Forse fanno come Penelope, moglie di Ulisse, che resisteva nobilmente alle istanze dei Proci, serbando la fede al marito andato all’assedio di Troia, promettendo che avrebbe sposato uno di loro appena terminata la tela che di giorno tesseva e la notte la disfaceva ?

FAILED STATES

ETICA E SOCIETA’

FAILED STATES

di Carlo Alberto Tabacchi

Sviluppo ineguale e delegittimazione dello stato rappresentano i principali segnali di un paese prossimo al fallimento. E' necessario che gli Stati riusciti insieme alle organizzazioni regionali si impegnino maggiormente per arginare questo destabilizzante fenomeno.

Dal 1989 i cosiddetti failed states (stati falliti) hanno cominciato ad occupare un posto di rilievo nelle discussioni internazionali e nelle strategie di sicurezza di molti paesi. Ali' indomani dei tragici avvenimenti del settembre 2001 che hanno visto un paese fallito coinvolto negli attentati terroristici, diverse nazioni prendono piena coscienza dell’emergenza e della necessità di doverle affrontare.
Non esiste una definizione universale del termine. Probabilmente i primi a impiegare il concetto furono nel 1993 Gerald Helman (diplomatico statunitense) e Steven Ratner (politico canadese e giornalista e storico), che lo considerarono come " un fastidioso nuovo fenomeno legato a uno stato incapace di auto-sostenersi nell’ambito della comunità internazionale".
Secondo una statistica del 2007 del Fund for Peace il Sudan risulta il paese maggiormente instabile, seguito dalla Somalia; nelle prime IO posizioni sono comprese ben 7 nazioni dell' Africa sub-sahariana. Al contrario, la regione più stabile è quella scandinava.
Uno stato arriva al fallimento per motivi storici, economici e sociali sia interni che esterni.
CAUSE ENDOGENE.
Soprattutto in Africa sistemi politici a partito unico e dittature militari talvolta degenerano in tirannia; l enorme concentrazione di potere politico ed economico può trasformare il paese in stato illegale. Le istituzioni diventano ostaggio di una ristretta cerchia di uomini che si arricchiscono, lasciando il resto della popolazione nella povertà, malnutrizione, vessazione ed, in generale, nella totale assenza di beni che dovrebbero essere garantiti dalle autorità politiche.
Certi conflitti degenerano spesso in vere e proprie guerre interne che portano lo stato al fallimento; l' origine è comunemente legata allo sfruttamento delle risorse concentrate nella zona contesa. Caso emblematico resta il Sudan, sconquassato da movimenti indipendentisti sia nella regione meridionale che nel Darfur dove i pastori stanziali si sono ribellati al governo, egemonizzato da gruppi arabi.
CAUSE ESOGENE.
E' parere di molti analisti che il primo fattore esterno sia stato il colonialismo, durato sufficientemente da distruggere le strutture sociali tradizionali, tua non abbastanza da sostituirle con forme costituzionali democratiche e con una effettiva identità.
Negli anni 90 si e sviluppato il fenomeno della globalizzazione che, per quanto produca evidenti benefici, ha effetti diversi nel vasto panorama internazionale. Naturalmente, gli stati più fragili rimangono esclusi dal commercio, alcune nazioni si isolano, diventando instabili e sempre più povere con perdita progressiva di potere ed evidenti manifestazioni di difficoltà nel controllare i flussi commerciali, movimenti finanziari, comunicazioni e trasferimenti di tecnologia. Ed il tracollo rappresenta anche una malattia contagiosa, quasi un cancro che non si ferma ai confini di uno stato, ma coinvolge paesi limitrofi con un humus favorevole che rende il collasso inevitabile. Le migrazioni di massa per sfuggire dalla miseria di uno stato fallito nascondono anche gruppi di facinorosi tra le fila dei rifugiati. Il Sudan costituisce un efficace esempio avendo " esportato " verso il Ciad e la Repubblica del Centroafrica ribelli che, spesso fomentati e finanziati dallo stesso governo di Khartoum, hanno portato gravi difficoltà negli stati ospitanti.
MINACCIA ALLA SICUREZZA INTERNAZIONALE.
Come ha evidenziato l' ex-presidente Usa Jimmy Carter, i failed states possono diventare rifugio per leaders terroristici e suoi affiliati: terreno fertile per traffico di droga, riciclaggio di denaro, diffusione di malattie infettive, propaganda ideologica, degrado incontrollato dell' ambiente, flusso di masse di rifugiati ed immigrazione clandestina.
Certi gruppi terroristici -Al-Qaeda e movimenti affini- trovano negli stati falliti un involontario complice, sfruttando lo scarso controllo sui territorio per stabilire rifugi, basi operative, connessioni con la criminalità organizzata, traffici illegali, oltre a reclutare adepti tra giovani disperati senza lavoro e con povera educazione, trovando forza e sicurezza all' interno di organinnzioni terroristiche
Il concetto di failed states entra nei concetti strategici elaborati dalle nazioni e dalle organizzazioni internazionali, soprattutto sotto la voce sicurezza. Anche l' Italia fornisce il proprio apporto alle N.U., alla NATO., all' U.E. partecipando ad operazioni di prevenzione e gestione delle crisi per garantire pace, stabilità e legalità internazionali.
Se gli Stati Uniti e I" Europa guardano gli stati falliti come una minaccia per la propria tranquillità, differente è l' atteggiamento di Russia e Cina. La politica estera di Mosca è orientata ad esercitare una certa influenza sui paesi che una volta erano membri dell' Unione Sovietica, assicurando una cintura di sicurezza attorno ai propri confini e quindi nessun impegno per ora nei confronti dei failed states.
Invece, il globo nel suo insieme resta la strategia di Pechino: vede negli stati falliti dei potenziali clienti con cui intrecciare vantaggiosi rapporti soprattutto economici. In forte espansione gli scambi commerciali in Africa: Sudan, Etiopia, Nigeria, Zimbabwe, paesi non proprio paladini dei diritti umani.
CONCLUSIONI.
Quando e come la comunità internazionale dovrebbe intervenire? Ovviamente non esiste una ricetta universale ed ogni situazione merita un' analisi circostanziata ed attenta delle cause, delle forze e degli interessi in gioco. E' necessario intervenire sia per fermare I" emorragia umanitaria e sia per arginare i devastanti fenomeni collaterali che crescono in uno stato non riuscito e che si allargano a macchia d' olio oltre i suoi confini.
Mentre l' Assemblea Generale ed il Consiglio di Sicurezza hanno più volte evidenziato difficoltà interne rallentando il processo decisionale, l' Unione Africana non sembra in grado di assicurare la necessaria stabilità nei paesi dove e intervenuta. Le iniziative dovrebbero partire dalle grandi potenze, Stati Uniti ed Europa in primis. attraverso:
- un supporto alle N.U. come state builder e peacekeeper, con I' invio di personale sotto egida Onu piuttosto che in coalizioni ad hoc;
- una più stretta cooperazione tra organizzazioni regionali, quali NATO., UL., C.A. per evitare inerzia e perdita di tempo prezioso.
Se prima l' attenzione dei Potenti era rivolta a chi accumulava il potere, ora e la sua assenza a preoccupare.

L'INTEGRAZIONE DEL POPOLO SERBO IN ITALIA

ETICA E SOCIETA’

L'INTEGRAZIONE DEL POPOLO SERBO IN ITALIA

di Rada Ristic, Ambasciatrice di Pace

L'integrazione è una dinamica sociale molto complessa che dura nel tempo, un processo a cui non possiamo sfuggire e nemmeno sottrarci.

La nostra è una società in movimento, popoli che si spostano, emigrano da un paese all'altro, da un continente all'altro; questo processo avviatosi alcuni decenni fa sembra che sia arrivato al suo apice, ed è giusto che sia così, perché non possono esistere più i paesi monoetnici, essi stanno diventando multietnici; anche il trattato di Maastricht all'articolo 126 dice che il futuro della Comunità europea sarà multiculturale, multilingue e multireligioso; noi dobbiamo volenti o nolenti contribuire a questa trasformazione, non possiamo subire questo processo di cambiamenti passivamente e senza prendere la parte dei protagonisti, niente deve coglierci di sorpresa: “ adeguarsi ai tempi” è il nostro moto e dovrebbe essere anche, usando una metafora, il nostro specchio; come dice un proverbio cinese: “ I figli sono lo specchio dei genitori”, così anche noi dobbiamo essere specchio di questa società multietnica, basata e costruita sul rispetto e sulla solidarietà tra i popoli e uso spesso anche la metafora del ponte che ha la funzione di unire due sponde.
Chi vi parla è una straniera, considerata un'emigrata per il suo paese ed immigrata per questo paese in cui vive e lavora attualmente; un paese momentaneamente ferito da un feroce terremoto, un paese che sento mio, perché qui che ho costituito la mia famiglia, qui dove ho trascorso i vent'anni della mia vita, gli anni più belli e più fertili e non posso non provare un forte dolore al petto per la gente rimasta senza nulla in un attimo di una sola notte, ma lì è la natura che si ribella, vendica, punisce oppure esiste un altro verbo per definire quello che è successo, niente dipende dall'essere umano. Noi che proveniamo dalla ex-Jugoslavia sappiamo bene cosa vuol dire sofferenza e dolore, perdere tutto, restare senza niente e continuare a vivere, ad andare avanti senza elemosinare le lacrime e la pietà degli altri, andare avanti nonostante tutto, andare avanti comunque e qualunque cosa fosse successa, per questo capiamo bene gli abruzzesi e condividiamo con loro il loro destino e il loro strazio.
Il dolore è il compagno fedele dell'essere umano, una cosa ereditata, una cosa a cui cerchiamo di sopravvivere in ogni situazione e in ogni momento.
Parlo da straniera che ha conosciuto tutte le tristezze della lontananza dalla propria casa e della propria famiglia; da persona che ha lottato per trovare un posto “sotto il sole” e sono contenta e soddisfatta, non solo per me stessa ma anche per i miei connazionali perché sono riusciti ad integrarsi bene nel paese che li ospita. L'integrazione è una dinamica sociale molto complessa che dura nel tempo, un processo a cui non possiamo sfuggire e nemmeno sottrarci, ma è anche un fenomeno che viaggia su due binari e per niente unilaterale.
I primi serbi arrivarono in Italia all'inizio degli anni settanta; furono i primi muratori che trovarono l'occupazione in questo paese; seguì una seconda ondata alla fine degli anni ottanta e poi un vero e proprio esodo negli anni novanta mentre nella Jugoslavia di allora infuriava la guerra civile, la guerra fratricida, la più terribile e più sporca che quel territorio abbia mai subito.
Il popolo serbo qui ha trovato un'altra patria, perché sta bene. I serbi hanno trovato lavoro, lavorano sodo e vivono onestamente senza creare dei problemi, la stragrande maggioranza ha comprato la casa e i loro figli vanno a scuola, molti di questi ragazzi sono nati qui, invece alcuni sono stati portati in Italia con i ricongiungimenti familiari.
Lavorano soprattutto nel settore della concia, nell'edilizia, nelle acciaierie e nelle fabbriche metalmeccaniche. Sono fiera del mio popolo, perché è un popolo molto laborioso che sa fare i sacrifici e sa essere grato di quello che riceve; i serbi sono un popolo che ha sofferto tanto, ma con dignità e fierezza. Ultimamente tante persone chiedono la cittadinanza italiana, per il semplice fatto, che qui hanno trovato la loro seconda patria e intendono stabilirsi in questo paese; questo dimostra che sono arrivati all'ultimo gradino della scalinata dell'integrazione, quell'integrazione che viaggia su due binari, in cui si confonde il ricevere e il dare.

Un popolo dimenticato ed in fuga

ETICA E SOCIETA’

Un popolo dimenticato ed in fuga

di Carlo Alberto Tabacchi

Nell'impenetrabile Birmania (o Myanmar) la minoranza etnica Karen è dal lontano 1948 in lotta contro il governo militare. Un lento e silenzioso genocidio sta decimando questo popolo.


Provenienti dal deserto del Gobi, i Karen arrivano nello Yunnam (sud della Cia) insediandosi intorno al 740 a.C. Nell'attuale Birmania, lungo la frontiera occidentale thailandese. A partire dal1826 si convertono al cristianesimo, predicato dai missionari battisti britannici.
Nel gennaio 1948, conquistata l'indipendenza dagli inglesi, ai Karen viene promesso il diritto all'autodeterminazione da parte del padre della patria, il generale Aung San, nonché genitore della celebre Aung San Suu Kyi: ma in seguito alla morte del militare dopo un attentato politico, i nuovi leaders birmani si rimangiano la parola.
Dapprima è costituito un movimento politico, la Karen National Union ( KNU) che fonda dopo alcuni anni un'ala militare, conosciuta come Karen National Liberation Army (KNLA), che da allora tiene testa all'agguerrito esercito birmano, armato ed addestrato dai cinesi.
La popolazione dell'intera Birmania si aggira sui 50 milioni (oltre 2 volte l'Italia l'estensione territoriale) ed è formata da ben 136 diverse etnie (Mon, Shan, Chi, Rohyngia, Naga ....), ognuna con la propria lingua e cultura, ricca di storia e di tradizioni.
I Karen abitano nello stato Kayin ( a est di Yangoon) e la loro “capitale” è il villaggio di Hpa-an, a 130 Km dal confine con la Thailandia. La religione è animista, buddista e cristiana. Stime precise non circolano sul numero della minoranza: si aggirerebbero tra i 6 e gli 8 milioni.
Il duro regime asiatico reputa i Karen tutti terroristi e sovversivi e non fa differenze tra civili e guerriglieri. Molti civili vengono ridotti in schiavitù dall'esercito e costretti a lavorare per i soldati, scavando trincee, costruendo ponti, disboscando tratti di giungla; chi si rifiuta di lavorare viene ucciso a bastonate, chi tenta la fuga viene ucciso senza pietà. La grande maggioranza vive in enormi campi profughi, vicino al confine thailandese e dentro il territorio occidentale thailandese, mentre i guerriglieri si nascondono nella inospitale ed impervia giungla, infestata di mine antiuomo. Attualmente il KNLA, il braccio armato della minoranza, conta 5-6000 uomini e all'interno del partito esistono divisioni che favoriscono la nascita di piccoli gruppi estremisti, indebolendo di fatto il gruppo.
Più in generale, l'inflessibile regime militare si accanisce, dalle poche notizie trapelate, anche contro gli studenti, monaci buddisti, partiti politici democratici; come si sa, il premio Nobel per la pace Suu Kyi è agli arresti domiciliari da quasi 2 decenni. Ultimamente si sono aggiunte le persecuzioni contro le chiese cristiane e la comunità mussulmana. Fiorente, anzi fiorentissimo il traffico di droga e di Pietre preziose gestito dai generali.
Purtroppo l'ONU ed i paesi occidentali assistono agli efferati e silenziosi crimini senza far nulla: ogni tanto per togliersi un peso dalla coscienza viene stilato un generico documento o scritta una protesta ufficiale, poi tutto torna nell'oblio. Se proprio va male, i militari sono costretti a ricevere ed ascoltare le lamentele di qualche funzionario ONU e di qualche politico occidentale in disarmo. Troppi gli interessi economici, politici, strategici su tale meraviglioso ed infelice paese, stretto come un sandwich tra 2 potenze nucleari, India e Cina, che proteggono la casta militare e bocciano ogni tentativo di riforme e di aperture nel paese.

“GLOBAL PEACE TOUR” - San Marino

Religioni e Culture per la Pace

Repubblica di San Marino
“GLOBAL PEACE TOUR”
9 Maggio 2009
Hotel SAN GIUSEPPE


Un nuovo approccio alla costruzione della pace. Una conferenza che ha riunito un gruppo straordinario di ascoltatori e di relatori. Fra i tanti, leader politici, rappresentanti europei dei diritti umani e religiosi da San Marino, dall'Italia, dall'Africa e Medio Oriente, oltre a tante associazioni. Alla discussione - promossa dalla Universal peace federation del Titano, in occasione della chiusura delle tavole rotonde internazionali sulla pace globale - ha preso parte, per la gioia degli organizzatori, anche il Segretario agli Affari Esteri Antonella Mularoni.


Tavola Rotonda – SALA DELLE CONFERENZE

Inizio dei lavori:- Rev. DONALD ORUAFE originario del Benin, ha aperto l’incontro con una preghiera con il coinvolgimento di tutti i presenti.

La sessione è stata condotta dal Dr. Riccardo Venturini. Il Dr. Venturini è il delegato dell’UPF di San Marino al Global Peace Council (Consiglio di Pace Globale) dell’UPF International.
Dopo il saluto all’assemblea ed un breve preambolo di apertura dei lavori il Dr. Venturini ha dato la parola al Dr. Tabacchi esperto, di problemi politici e non, del continente Africano.
Il Dr. Tabacchi ha presentato una accurata relazione sulle situazioni dipendenti da storici retaggi e ha ampiamente illustrato le insostenibili attuali difficoltà in cui versano quei popoli.
Ha relazionato anche sul come si stanno attivando vari associazioni ONG e gruppi di operatori sociali del volontariato appartenenti alle varie credenze religiose, ma anche gruppi di estrazione laica, che tutti insieme stanno cooperando per elevare quei popoli dalle loro difficoltà contingenti che sono causa di guerriglie che fomentano tante incomprensioni e costano tantissime vittime innocenti.
A seguire il Dr. Venturini ha chiamato al podio il Dr. Theophile Nsabimana dandogli la parola.
Il Dr. Theophile Nsabimana, originario dello stato del Ruanda, da anni residente in Italia legalmente, dove ha conseguito il dottorato alla Università degli Studi di Bologna.
Ha basato il suo intervento mettendo enfasi sulle ragioni che spingono molti suoi conterranei a lasciare il proprio paese e venire in Italia o in altri paesi Europei.
Molti, ha spiegato, per cercare di poter vivere una vita di lavoro ma in paesi di Pace, altri lasciano le loro terre a causa di governi dittatoriali e quindi arrivano con la richiesta di essere accolti in asilo politico che consenta loro, soprattutto, di salvare la propria vita.
Presenti in sala, tra gli altri, erano vari emigranti in Italia provenienti da vari paesi dell’Africa, ed hanno animato le esposizioni dei relatori con le loro molte domande.
David Gasperoni, studente universitario e operatore del Service for Peace, ha aperto, quindi, la seconda Tavola Rotonda che riguardava il “Medio Oriente” e più segnatamente i territori dei paesi di Israele e di Palestina, e avvalendosi della presenza di Hod Ben Zvi, responsabile del Jerusalem Center of Peace e UPF di Israele e di due giovani e valide rappresentanti dei due Stati confinanti ma in conflitto, ha dato la parola a Hod Ben Zvi il quale ha dato un‘introduzione al lavoro già svolto in quella terra e il contributo che San Marino e l’Italia hanno dato a molti progetti. Il Dr. Hod Ben Zvi ha poi introdotto Daniela Gasperoni, Presidente Service for Peace Italia per spiegare alcuni di quei progetti. Poi sono intervenute le due giovani rappresentanti Mediorientali: per prima è stata data la parola a Hiba Hamzah della città di Hebron in Palestina perché esponesse sinceramente le sue approfondite osservazioni.
Hiba Hamzah, ha descritto il quadro delle difficoltà per quel popolo per non poter vivere una vita di serenità e Pace a causa dell’irrisolto conflitto.
La sincerità con cui ha saputo esporre con chiarezza la situazione, spogliandosi di ogni partigianeria e fanatismo, ma facendo pervenire agli ascoltatori con le sue parole, il desiderio di quel popolo di addivenire ad una pacificazione con Israele che ha descritto come popolo fratello e non certo nemico, e con il dire ciò, ha colpito i presenti emozionandoli.
Le sue esposizioni sono state colme di voglia di vivere che, invece il conflitto, non consente e contestualmente, il desiderio di progresso, il desiderio di programmare una famiglia, il desiderio di sorridere, il desiderio che cessino tutti i rumori terribili della guerra.
David Gasperoni ha poi dato la parola a Marina Smolyanov, Israeliana.
Marina Smolyanov, ha esposto con profonde argomentazioni, come e quanto la gioventù Israeliana sia desiderosa di Pace con i vicini Palestinesi e che si possa instaurare e riconoscere il diritto di entrambi i popoli ad una Patria e ad una proficua, per entrambi, cooperazione fra i due Stati pacificati finalmente.
Ma ecco come secondo la sua convinzione filosofica appresa da un piccolo stato come il Bhutan, che asserisce che il successo della pacificazione di un popolo con altri popoli, può verificarsi e realizzarsi quando, anziché cercare una forma di progresso teso al solo scopo della preminenza dell’economia, si deve invece cercare un progresso che sia umanitario e che si prefigga lo scopo di realizzare il crescere nel concetto della ricerca della felicità per tutti ed equa per ognuno.
David Gasperoni, dopo aver commentato positivamente gli interventi delle due rappresentanti Mediorientali ha chiuso la seconda parte.

Alla riapertura dei lavori, il Moderatore di quest’ultima sessione Franco Pasqualini, chiamava al podio, dando la parola, il Signor Giorgio Gasperoni , Presidente della Sezione dell’U.P.F. della Repubblica di San Marino, organizzatore dell’evento, perché introducesse il successivo importantissimo personaggio e cioè il Segretario di Stato agli Affari Esteri di San Marino, la Dott.ssa Antonella Mularoni.
Senza ombra di dubbio, l’intervento dell’Illustre Segretario agli Esteri Dott.ssa Antonella Mularoni, ha rivestito un ruolo di primaria importanza, quando ha aperto il suo intervento dichiarando la sua approvazione per l’evento del “GLOBAL PEACE TOUR” che l’U.P.F., ha saputo organizzare in Repubblica che è notoriamente considerata “La Terra della Libertà”.
Ed ha aggiunto:-“ Quale potrebbe mai essere una “Libertà” se non avesse a connubio “La Pace”?.
Ed ha proseguito dichiarando il suo apprezzamento per l’intervento delle rappresentanti di Israele e Palestina, alle quali, non ha risparmiato i complimenti con l’augurio che presto, anzi molto presto, i Leaders dei loro Paesi, trovino la pacificazione per dare ai loro popoli una Pace proficua di progresso che solo la Pace può garantire.
Poi ha dovuto lasciare l’assemblea chiamata all’Alto suo Ufficio, non senza dichiarare che per nulla al mondo avrebbe voluto mancare di dare il suo benvenuto ai partecipanti con l’augurio di buon lavoro, perché parlando di Pace con, e fra le genti, La Pace possa realizzarsi alfine.
Al tavolo dei relatori erano presenti personalità di alto grado quali Leaders Religiosi di varie confessioni, così come anche esperti di varie filosofie partitiche e di varie estrazioni.
Quindi il Dr. Pasqualini chiamava al podio, il Dr. Antonio Stango, che è impegnato a rappresentare l’Italia, nei lavori del Comitato Europeo dei Diritti dell’Uomo.
Egli, nel suo intervento, ha esposto concetti ispirati ed illuminanti il grande riconosciuto alto contributo offerto al mondo, dall’Universal Peace Federation, per l’avvento di un miglior futuro purché si possa in fine realizzare la Pace fra tutti i popoli di buona volontà.
A seguire il Dr. TABACCI e il Dr. Venturini, hanno enfatizzato il loro intervento a completamento di quanto esposto nei loro precedenti interventi, chiarendo l’importanza che ricopre l’Universal Peace Federation con l’opera dei suoi Ambasciatori di Pace.
A seguire il Dr Pasqualinii ha chiamato al Podio il Signor Giuseppe Calì, Presidente per la Sezione Italiana dell’U.P.F., che ha dato lettura di un edificante scritto del Dr. HYUN JIN PRESTON MOON, Presidente Internazionale dell’U.P.F., che ha voluto indirizzare il suo saluto e i suoi complimenti per la manifestazione, e ne ha dettato i principi condivisibili per tutti i Leaders del mondo.
A seguire è stato chiamato al Podio il Cav. Uff. Renato Piccioni, Presidente dell’Accademia Culturale Sammarinese “Le Tre Castella” e Senior Ambasciatore di Pace, che ha dato lettura di una lettera indirizzata all’Assemblea dal Sen. a/v Presidente Emerito della Repubblica Italiana CARLO AZEGLIO CIAMPI, con cui si scusava di non aver potuto accettare l’invito a partecipare all’evento, perché già impegnato in pregresse confermate attività, e non mancava di complimentarsi ed augurare “un buono e proficuo lavoro dell’incontro di cui condivide i sani principi fondanti”.
A seguire dava lettura di una lettera inviata da Sua Eccellenza Reverendissima il Vescovo della Diocesi di San Marino/Montefeltro, Monsignor LUIGI NEGRI, che ringraziava per essere stato invitato all’evento, ma che non poteva presenziare perché già impegnato contemporaneamente nell’espletamento del Suo Alto Ufficio, e augurava successo al “Global Peace Tour” nella condivisione del desiderio di Pace che l’U.P.F. propugna in tutto il mondo.
Il Dr. Pasqualini, al termine dell’intervento del Presidente Piccioni, ha chiamato a turno i vari leaders delle varie Professioni Religiose presenti, perché portassero il loro contributo alle tematiche che l’incontro consentiva in completa piena libertà di esprimere se stessi, con i loro punti di vista.
Si sono avvicendati al podio:-
L’Imam ELZIE EZZEDIN – di Religione Islamica, Il Venerabile UPALI – Monaco Buddista, Il Rabbino BEN ZVI – di Religione Ebraica, Il Padre NATALE BRESCIANINI – Cattolico
Il Dr. Pasualini, a chiusura della Sessione, dopo aver espresso il suo personale vivo compiacimento per il successo della manifestazione, complimentandosi sia con gli oratori che con il pubblico partecipante, ha passato la parola al Presidente dell’U.P.F. della Sezione di San Marino Signor Giorgio Gasperoni.
“Non siamo venuti quindi per promuovere una religione o l'altra, ma per abbracciarle tutte per il raggiungimento dello stesso obiettivo. Questo sta a significare un cambiamento nel modo di promuovere la pace fra le diverse culture. Ogni partecipante della platea così come ogni relatore si è ascoltato l'un l'altro
con grande rispetto e in armonia, confrontandosi amichevolmente sui vari temi trattati. Piuttosto che portare ognuno le proprie ragioni, insieme hanno portato la pace. Vogliamo ringraziare tutti – ha concluso Giorgio Gasperoni - per la loro partecipazione e il loro personale contributo, ed ha nominato per l’occasione 11 nuovi Ambasciatori di Pace, concludendo la manifestazione del GLOBAL PEACE TOUR 2009 a San Marino.

Relazione del Cav. Uff. RENATO PICCIONI
Presidente dell’Accademia Culturale Sammarinese “Le Tre Castella”

Global Peace Tour - Italia; Antonio Stango

Intervento di Antonio Stango

Grazie Presidente per l’onore di avermi chiamato ad essere qui, e grazie anche agli altri rappresentanti della Universal Peace Federation.
Io ho avuto il piacere di fare parte di numerosi eventi organizzati anche da altre organizzazioni che sono nello stesso solco ideale della UPF: fin dal 1998 a Washington. Era allora una conferenza sulla libertà di religione.
L’amico Giuseppe ha detto che da molti anni mi sono dedicato ai Diritti Umani.
I Diritti Umani intanto sono universali, così come è universale la Federazione per la Pace che voi avete fondato e della quale alcuni di noi hanno avuto l’onore di essere chiamati Ambasciatori.
Ma i Diritti Umani sono e devono essere universali, così come sono e devono essere assolutamente indivisibili.
Uno dei temi del nostro tempo e con drammatica evidenza negli ultimi anni è quello che, in alcune parti del mondo, soprattutto ad opera di regimi totalitari, dittatoriali, spesso crudeli, si tende a dire che esistono delle visioni regionali dei Diritti Umani che portano ad assumere comportamenti diversi, ovvero a violare le libertà fondamentali, i diritti dell’individuo.
Io credo invece che questo non debba essere accettato innanzitutto dalla nostra coscienza, prima ancora che dagli Stati e dalle organizzazioni internazionali.
Ovunque nel mondo i diritti fondamentali devono essere rispettati senza alcun pretesto di regionalizzazione, a mio parere, così come è scritto nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
In questo ambito, fra i tanti diritti, il diritto alla libertà di coscienza, alla libertà di espressione, alla libertà piena di religione è quello a cui molti fra i presenti hanno dedicato tanta parte della loro vita.
Libertà di religione va intesa nel modo più pieno, nel senso di professare qualsiasi religione, di cambiare la propria religione, quello che alcuni regimi non consentono, di non professare alcuna religione, nel pieno rispetto ciascuno per le idee degli altri.
Questo rispetto deve essere garantito a tutti i livelli.
Ed è soltanto su questa base, su questo rispetto che il dialogo è possibile, che è possibile quella costruzione della pace alla quale la Universal Peace Federation dedica tante delle sue energie.
E’ per questo che vi ringrazio ancora una volta, e sono certo che da questo momento, forse il primo di così grande rilevanza che si tiene in Italia per la UPF, possono nascere ancora molti importanti passi in avanti. Grazie.

On. Lucio Marengo
Io vi devo ringraziare, e devo ringraziare Giuseppe Calì per questo invito a partecipare a questo incontro romano.
Ho sentito i messaggi della politica. Permettetemi, non voglio iniziare una polemica o una critica, ma qualche volta l’indifferenza della politica ci lascia perplessi. La Federazione Universale della Pace mi ha avvicinato da circa un anno.
Credetemi, quando si parla di pace significa parlare di solidarietà, significa parlare di giustizia, significa parlare di libertà, di prosperità per tutti, in un mondo dove questi sentimenti sono ritenuti di poco conto rispetto a chi invece impiega la vita per gli altri.
Visitare un ospedale, per esempio, può sembrare una sciocchezza; toccare con mano la sofferenza della gente, vedere nel nostro paese, e parlo di un paese civile, una sanità derelitta in molte regioni d’Italia, vedere la gente che non riesce a curarsi, questa è anche lotta per la pace. Perché come si fa a conseguire la pace se non c’è la serenità?
Quindi l’UPF qualcosa deve e può fare per il futuro, per un prossimo futuro, cominciando ad entrare nelle scuole, a spiegare alle giovani generazioni cosa è la pace perché qui tutti la pronunciano, ma pochi sanno o vogliono sapere quale significato abbia.
La pace è un fatto nobile, è un sentimento nobile, ma quanti la praticano?
Prima è venuto il Senatore Amoruso che questa mattina ha presentato una interrogazione al Senato per l’abolizione della pena di morte in quei paesi dove la pena di morte viene ancora praticata.
Il Senatore Amoruso ha partecipato ad una commissione interparlamentare “l’Assemblea del Mediterraneo”, costituita da tutti i paesi che si affacciano nel Mediterraneo, dove si parla di pace.
Quindi parliamo di pace, parliamo di sentimenti, parliamo di amicizia, parliamo di solidarietà, ma mettiamo in pratica le cose che pensiamo che debbano fare gli altri, facciamole noi. Cominciamo a fare noi quello che possiamo fare e allora, caro Presidente, quando riterrai opportuno dovremo incontrarci in maniera pragmatica, mettere a punto piccole semplici iniziative per portare il nostro messaggio di pace, di serenità, soprattutto laddove è necessario; perché i valori che noi abbiamo ricevuto come insegnamento dai nostri genitori, forse non siamo stati capaci di trasmetterli ai nostri figli, e allora siamo ancora in tempo per correre ai ripari, per fare in modo che le nuove generazioni comprendano cosa significa fratellanza, cosa significa la solidarietà, aiutarsi, aiutare chi soffre, ma aiutare veramente anche con piccoli gesti, con piccole attenzioni, con piccola disponibilità. Però è opportuno che qualcosa si faccia, altrimenti rimane un incontro, bello, piacevole, ma poi, dopo l’incontro non resterà niente. E noi non vogliamo che questo accada! Grazie.

Dott. Antonio Imeneo

Grazie a tutti voi, grazie al dott. Calì per le belle parole, grazie alla dirigenza e ai presidenti internazionali della UPF.
Come diceva l’onorevole, non bastano le parole: passiamo ai fatti. Con vivo piacere oggi presentiamo la nascita del primo UPF Medical Center Italia oggi, qui, realizzato nel Lazio vicino ad Aprilia.
L’UPF Medical Centre Italia è una realtà. Debbo dire con molto rammarico, con molto dispiacere, abbiamo trovato molti ostacoli e molta indifferenza da parte delle istituzioni locali: ci hanno osteggiato, non hanno compreso il messaggio di pace che noi volevamo portare e diffondere. Non c’entra nulla la UPF: la solidarietà, la pace, la famiglia sotto un unico Dio è universale! Ed io mi rivolgo quindi oggi a voi, ringraziando il dott. Calì, la dott.ssa Gabriella Mieli, la UPF Italia perché ha creduto in me, nelle nostre iniziative: Ma mi rivolgo alle Ambasciate, alle comunità religiose, alle associazioni tutte, affinché le comunità rappresentate dagli Ambasciatori, i membri, gli associati, i presidenti delle associazioni e delle comunità presenti qui, possano in qualche modo trovare un punto di riferimento in ambito sanitario, non solo per loro, in quanto la UPF non si rivolge solo a loro, ma a tutti i cittadini, in questo caso del Lazio, e d’Italia. Vorrei quindi manifestare il piacere e la gioia di avere aperto oggi e presentato l’UPF Medical Center: abbiamo accettato questa scommessa e la rigiriamo a voi affinché l’UPF Medical Center Italia possa essere sempre più grande. Trovate nelle cartelline il coupon da compilare per poter essere contattati e inseriti nel programma sanitario della UPF Medical Center. Grazie.

Prof. Franco Bucarelli

Grazie Presidente per avermi concesso questo onore che paradossalmente anche per chi è abituato a parlare in pubblico non mi giustifica una nota di piccola commozione. Perché? Intanto buonasera a tutti.
Io desidero portare, riassumendo per essere brevi, la mia esperienza di giornalista, anzi se volete di inviato speciale.
Sono stato per molti anni una delle voci del Giornale Radio Rai. Alla mia veneranda età di 77 anni ancora giro i 4 angoli del mondo raccogliendo testimonianze.
Ho cominciato con la tragedia del Vietnam, e l’ho conclusa e spero di continuare questa mia opera di ricognizione, ma anche di sensibilizzazione di certi problemi, del dramma ultimo della striscia di Gaza.
Allora attraversando questi cinque continenti, guardando le sofferenze, le miserie, il dolore, le angosce, le aspettative di tante popolazioni, io potrei dire che c’è un riassunto corale, in una sola parola, un’invocazione che sale, a volte violenta, a volte sopita, ma la parola è unica: pace, pace, pace!
Ma è possibile dare la pace oggi? E’ possibile rispondere a questa ansia e a questo dolore dei cinque continenti? Perché forse vi sfugge, ma se guardate la carta geografica, in questo momento ci sono decine e decine di conflitti. Noi seguiamo quello dell’Afghanistan, quello dell’Iraq, ma ci sono tante piccole guerre, rivoluzioni, lotte tribali: l’umanità è sofferente, è un corpo vivente che vive lo strazio, il dolore della mancanza di pace!
E allora è possibile dare la pace? Sì, sì! Ma bisogna cominciare dalle fondamenta. L’umanità è malata, è un corpo ammalato. Ma qual è il fondamento di un corpo? La cellula.
Immaginiamo l’umanità come soltanto un singolo corpo umano composto di cellule. Le cellule sono vitali, essenziali, e quando sono malate portano il tumore dell’insoddisfazione, della malattia, dell’infelicità, del dolore, della non pace. E allora cominciamo da questa piccola cellula Presidente: una cellula che si chiama Famiglia. La pace è possibile se cominciamo a lavorare in questa piccola cellula del corpo umano che si chiama famiglia, laddove in un secolo di violenza ogni giorno i telegiornali ci bombardano di violenze giovanili, senili: l’umanità è impazzita e allora bisogna piano piano aggiustare la cellula. Una piccola operazione genetica di buona volontà che possa consentirci di arrivare a costruire la pace: perché si può costruire la pace! E come? Cominciando dalla famiglia. Con la comprensione, con il rispetto, con l’educazione, con la tolleranza anche verso le idee dei giovani che possono sembrare originali, anormali, rivoluzionarie; ma i giovani hanno questo fermento prezioso, questo lievito che noi magari nella senescenza abbiamo un po’ perduto, smarrito per strada, oppure diluito con l’acqua della convenienza. E allora cominciamo da questa piccola cellula, la famiglia. La famiglia, primo mattone per costruire l’edificio della pace. Che cosa significa? Che una volta costruita questa nuova cellula, questa operazione genetica di comportamento nella famiglia, piano piano questa cellula si moltiplica. E’ una cellula benigna, non è maligna, ma è una cellula benigna che si trasforma piano piano in un flusso di umanità: diventano famiglie più famiglie, poi popoli, poi interi continenti e allora si arriva piano piano a costituire un fiume umano. Un fiume umano che deve e legittimamente e quasi spontaneamente superare le differenze ideologiche: anche le religioni. Scusatemi, io ho un concetto particolare. Le religioni sono un fondamento di pace, ma molto spesso si contrappongono tra loro perché hanno la sciocca vanità di presumere che loro hanno la verità assoluta. Quindi questa presunzione di avere la verità assoluta pone termini di comparazione con altre religioni e ad un certo momento si crea una specie di squilibrio o perlomeno di atteggiamento guardingo prudente verso l’altro, laddove invece le barriere dovrebbero essere aperte.
E questa cellula nasce, cresce. E chi la coltiva, quale laboratorio? La scuola. Presidente, ogni giorno si sentono omicidi nelle scuole in America, in Europa. Nei posti più impensati dove le popolazioni apparivano pacifiche, improvvisamente la gioventù impazzisce. E perché? Perché manca la cellula della famiglia: La cellula della famiglia è una cellula tumorale, infetta, che porta automaticamente a una società corrotta e violenta. E la violenza è la nemica numero uno della pace.
Allora è possibile fare questo fondamento. E’ possibile edificare cominciando dalla famiglia, cominciando dalla scuola, con grande buona volontà.
Io devo ringraziare il presidente Calì e anche i membri del board internazionale della Federazione per la Pace, perché la mia esperienza a Londra con loro è stata molto interessante. E certo è possibile, è possibile fare la pace, se questa umanità piano piano dalla famiglia, dalla scuola comincia, passo dopo passo, step by step, questa espressione inglese bellissima che quasi non si può tradurre, verso la pace.
E quale pace? Una pace per chi? Per una sola famiglia! Una sola famiglia che al di là delle religioni, al di là delle filosofie, delle ideologie riconosca una sola verità assoluta: Dio. Una grande famiglia sotto un solo Dio. Grazie.