4 febbraio 2009

Nel segreto mondo dell'Iran

di Carlo Alberto Tabacchi

A cavallo tra Medio Oriente, subcontinente indiano e Caucaso, ricco di risorse petrolifere, la mullahcrazia iraniana riveste un ruolo strategico di primissimo piano. E l'apparato dei servizi di intelligence rappresenta un ramificato strumento per controllare il paese ed avere influenza su alcune rilevanti aree internazionali.

Ai tempi dello Scià Reza Pahlevi esisteva la temibile Savak (Sazman-i amniyat va ittila't-e keshvar, acronimo per Organizzazione e nazionale di sicurezza ed intelligence). Aveva compiti piuttosto estesi e si occupava anche di gestione delle carceri, istruzione di processi ed emissione di sentenze per i delitti politici .... Nel febbraio 1979, in seguito al celebre ritorno in patria dell'ayatollah Khomeini e all'instaurazione della Repubblica teocratica, la Savak venne sciolta e sostituita da un nuovo organismo, la Savama (Sazamneh ettila'at amniyat-e-mihan) che durò fino al 1993, quando nacque la attuale Vevak (Vezarat-e ettila'at va amniyat-e keshvar, alias Ministry of intelligence and security). Tale struttura impiega 14 mila funzionari, tutti civili, di cui circa 4-5 mila all'estero.
5 direzioni principali costituiscono la Vevak:
- Direzione analisi e strategia (n° 11), incaricata non solo della gestione e dell'analisi delle informazioni per le più alte autorità dello Stato, ma anche delle operazioni di disinformazione,
- Direzione sicurezza interna (n° 12), con il compito della protezione delle istituzioni statali e di centri nevralgici (confini terrestri, aeroporti, porti ....),
- Direzione sicurezza nazionale (n° 13), che sorveglia i movimenti e le organizzazioni di opposizione al regime,
- Direzione controspionaggio (n° 14), a livello di territorio nazionale che estero,
- Direzione intelligence esterna (n° 15), che raggruppa e coordina le missioni di ricerca ed analisi delle informazioni.
Oltre a tali direzioni, esistono altri dipartimenti: esteri, pianificazione, operazioni, formazione/addestramento, servizi finanziari ....
I membri del Vevak non sono tutti islamisti puri e duri, ma piuttosto nazionalisti; vengono sottoposti ad una stretta sorveglianza da parte dei Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione, affinché restino fedeli al regime.
Sotto copertura diplomatica agiscono numerosi agenti: bisogna sapere che il Vevak lavora in forte collaborazione con il Ministero degli esteri; alcuni ambasciatori sono risultati essere membri dei servizi a tutti gli effetti.
E gli agenti clandestini operano sotto varie coperture: ad esempio, come personale della compagnia di bandiera Iran air, come componenti di associazioni culturali o caritatevoli, giornalisti (agenzia di stampa Irna o televisiva Irib), bancari, medici ed infermieri (la Mezza luna rossa iraniana serve spesso come pretesto), studenti ....
Tra le "antenne" più rilevanti all'estero troviamo Amman, baricentro del Medio Oriente. Importanti i rapporti con l'omologo servizio segreto siriano, russo, libico e sudanese. Interesse prioritario rivestono anche Emirati Arabi Uniti, Barhain nonché i paesi dell'Asia Centrale. In Europa viene attribuita particolare attenzione a Berlino, Vienna, Parigi, Ginevra, Istanbul, Ankara, Nicosia e Roma.
Le missioni preminenti del Vevak riguardano la sorveglianza, la manipolazione e talvolta l'eliminazione fisica dei membri dell'opposizione al regime iraniano che vivono all'estero. Ad esempio, suscitò scalpore nel marzo 1993 l'uccisione a Roma del rappresentante in Italia del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), Mohammad Hossein Maghi, ad opera di alcuni sicari in motocicletta, sospettati di appartenere al Vevak. Ma anche in altre città europee sono stati "freddati" autorevoli esponenti dell'opposizione.
All'interno del paese preoccupano non poco i servizi di sicurezza sia i curdi a nord-ovest sia gruppi etnici-religiosi nel sud-est, nel Seistan-Balucistan, di confessione sannita.
Se le aree orientali di maggiore interesse e preoccupazione del Vevak sono quelle situate a ridosso del confine con il Pakistan, anche il turbolento Afghanistan non sfugge all'attenzione dei servizi iraniani, dove i suoi agenti sono presenti ed attivi da diversi anni. Si ricorda l'uccisione nel 1998 di 8 "diplomatici" del consolato iraniano di Mazar-e Sharif. Durante il regime talebano, l'Iran ha sostenuto i movimenti armati di opposizione, accogliendo sul proprio territorio il leader pashtun dello Hezb-i-islami (partito islamico), Gulbuddin Hekmatyar, oppure fornendo aiuti logistici ed istruzione paramilitare agli sciiti hazarà dell'Hezb-e-wandat (partito dell'unità) di Abdul Ali Mazari. Nel 2001, Teheran ha condannato l'invasione dell'Afghanistan considerando che la minaccia costituita dalla presenza di forze statunitensi e di altri eserciti nel paese era ben più pericolosa per l'Iran di quella rappresentata dai talebani. Da allora, Teheran sostiene tutti i gruppi armati, tanto sciiti quanto sunniti, che si oppongono alla presenza delle forze della coalizione in
Afghanistan, conducedendo parallelamente anche azioni di promozione e/o propaganda.
Dopo la caduta dei talebani, l'Iran ha protetto per svariati motivi i membri di Al-Qaeda, così come molti suoi responsabili hanno trovato rifugio nel paese. Alcune fonti hanno segnalato anche la presenza sporadica in Iran di Al Zawahiri e di Saad bin Laden, il più attivo dei 3 figli di Osama; nella primavera/estate 2007, i 3 figli di Osama, Saad, Mohammed e Othman avrebbero addirittura soggiornato presso il regime sciita. Per alcuni osservatori, Teheran utilizzerebbe Al-Qaeda e la sua "nebulosa" che vi gravita intorno, per favorire e portare a termine le proprie attività di politica estera in determinate aree ritenute sensibili e di prioritario interesse. L'obiettivo primario di Osama, cioè la destabilizzazione del regime saudita, rimane sicuramente uno dei motivi irrinunciabili per Teheran.
Da tempo è noto il collegamento iraniano con gli Hezbollah (partito di Dio) in Libano ed i miliziani di Hamas e della Jihad islamica nella striscia di Gaza per costituire una sorta di santuario nel sud dello stato ebraico per potere lanciare azioni dirette e/o di disturbo nel cuore del territorio israeliano.
Anche il duro e prolungato contenzioso propagandistico Washington-Teheran su delicate questioni non sembra risolversi a breve-medio termine. Come si può intuire, l'Iran è ora più forte di quando Bush ha iniziato il suo mandato. Gli Stati Uniti hanno eliminato il suo principale rivale al confine occidentale, l'Iraq; in secondo luogo, gli americani sono sembrati poco efficaci nell'utilizzare nella complessa regione le armi della diplomazia e della pressione morale, permettendo a Teheran di conquistare Hamas, disperdere Fatah e rafforzare la propria influenza sugli Hezbollah.

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