2 febbraio 2007

La Religione, la Pace e la Prosperità Internazionale

Simposio internazionale sugli Stati Uniti e le Nazioni Unite
"La Religione, la Pace e la Prosperità Internazionale
"

Gordon L. Anderson
Segretario Generale, Accademia dei Professori per la Pace Mondiale


Introduzione

Il ruolo della religione nei problemi riguardanti la pace e la prosperità internazionale è diventato evidente, per le coscienze intellettuali, dopo il crollo dell'Unione Sovietica ed è sempre più visibile ai media e alla cultura popolare, dopo l'attacco del 11 Settembre agli Stati Uniti. La Religione è una forza che non può più essere ignorata o essere aggirata da coloro che si occupano di problemi legati alla pace e alla prosperità, sia che riguardi problemi interni alle nazioni o alla società globale. Nel 1993 Samuele Huntington affermò in un articolo sugli affari internazionali:

"Durante la guerra fredda, il mondo fu diviso nel primo, secondo e terzo mondo. Quelle divisioni non sono più rilevanti. Ora ha una valenza più significativa raggruppare i paesi non in termini dei loro sistemi politici o economici o in termini del loro livello di sviluppo economico, ma piuttosto in termini della loro civiltà e della loro cultura."

La Religione è un ingrediente centrale nell'identità personale e sociale. Ci aiuta a definire il nostro scopo nel cosmo, le nostre relazioni con gli altri e le nostre mete per le nostre attività. È probabile che affermi che c'è essenzialmente un Dio, o che ci sono molti dei. Può aiutarci a sentirci potenti o piccoli, speciali o insignificanti. Può dirci di essere pacifisti o guerrieri, che uccidere un nemico non è permesso o che è, invece, un gesto nobile. Può esortarci a lavorare sodo o dirci che il nostro sforzo non serve a niente. Può insegnarci che dovremmo curare il nostro ambiente o che invece possiamo usarlo come più ci piace.

Alcuni insegnamenti religiosi portano alla pace e alla prosperità internazionale, mentre altri non lo fanno. Comunque, siccome la religione è così fondamentale per le persone e la società, non è un tema facile, per gli statisti moderni, maneggiarla. In molte società e civiltà precedenti le credenze degli anziani e dei re erano le credenze ufficiali della nazione. Mentre il pluralismo religioso è esistito in molti luoghi e tempi diversi, una base comune che unisca era richiesta nell'interesse del mantenimento dell'ordine sociale, e le religioni dovevano operare all'interno dei limiti stabiliti dallo stato.

L'ascesa della civiltà globale ha fatto incontrare molte religioni e culture. Comunque, le moderne istituzioni internazionali non sono equipaggiate per affrontare questo "scontro delle civiltà." Qual è il ruolo delle religioni negli affari internazionali? Abbiamo bisogno di una religione globale? La Religione può essere regolata? Possono alcuni modi di comportamento basati sulla visione religiosa essere permessi ed altri, invece, non essere permessi? Per rispondere a queste domande, possiamo esaminare i contributi positivi della religione verso società esistenti, e come il pluralismo religioso è stato indirizzato da altre nazioni e civiltà.

La Pace internazionale, la Sovranità ed il Primo Comandamento

Mose ha dovuto confrontarsi con il problema del pluralismo religioso quando condusse gli schiavi fuori dell’Antico Egitto. Alcune persone pensano che tutte le persone che Mose fece uscire dall'Egitto, stavano seguendo lo stesso credo ebraico, mentre è più probabile che gli schiavi egiziani venissero da tutte le direzioni e stili di vita all'interno dell'impero egizio. Certamente la Bibbia ci dice che queste persone adoravano molti “dei” familiari e tribali. La sfida principale di Mose era di creare la lealtà ad un potere che fosse più alto di tutti i loro “dei” esistenti, nell'interesse dell'unità fra i suoi seguaci. Nel racconto biblico, Mose salì su una montagna per ricevere la direzione da Dio, e quando ritornò le persone avevano creato un vitello d'oro. Lui spezzò le pietre, distrusse l'idolo, e ritornò sulla montagna e ridiscese con i Dieci Comandamenti, il primo dei quali "Io sono il Signore Dio tuo, e non avrai altro Dio all'infuori di me." Gli israeliti furono uniti da un Dio nazionale che era al di sopra di quello più limitato della famiglia e della Tribù. Questo permise alla molteplicità di persone di lavorare insieme come una nazione.

Mentre l'unificazione nazionale degli israeliti fu fortificata dal credere in un Dio più elevato, la vera domanda per i nostri scopi è se questo Dio più elevato è al di là anche di tutte le nazioni o se è un dio nazionale d'Israele. Storicamente è stato considerato in ambo i modi. Per gli scopi dell'armonia interreligiosa e della pace interreligiosa, è necessario che ogni stato ed ogni religione possano accettare la possibilità di un Dio o potere cosmico che siano un potere più alto di quello incarnato nelle loro scritture sacre, leggi nazionali ed istituzioni culturali.

Il Problema dell'Enoteismo

H. Richard Niebuhr usò il termine enoteismo, nel suo libro 'Monoteismo Integrale e la Cultura Occidentale', per descrivere coloro che incentrarono la loro fede o lealtà in oggetti limitati, istituzioni sociali, o leader. Monoteismo integrale, egli affermò, è la fede in un centro trascendente di valore che va di là di tutti gli individui limitati, società, istituzioni e dogmi. Molte persone sono colpevoli di proclamare la credenza in un Dio infinito, mentre nella pratica adorano un “dio” limitato.

Ad esempio, un Cristiano può retoricamente adorare il Dio infinito, mentre in realtà è più fedele a Gesù o al Papa o ad un altro leader religioso, o alla dottrina della sua denominazione. Un musulmano potrebbe affermare di adorare Dio, ma nel quotidiano dà più importanza al Corano, a Maometto, o ad una dottrina promossa da un uomo come Osama bin Laden. Nell'istante in cui la Bibbia fu canonizzata e le persone affermarono che quella è l'unica parola di Dio, e nulla può essere aggiunto o tolto, essi hanno commesso il peccato di enoteismo. Quando un musulmano afferma che il Corano è la rivelazione finale o Maometto è stato l'ultimo profeta, loro mettono dei limiti al Dio infinito e commettono il peccato di enoteismo. Allo stesso modo, un americano potrebbe affermare di credere in Dio, ma presta maggior attenzione alla Costituzione degli Stati Uniti o a un partito politico o al presidente. È probabile che un Bianco, un Nero, un Ebreo o un Cinese chiedano che un potere trascendente governi l'universo, ma riporrebbero la loro fede e orgoglio in istituzioni progettate per promuovere il benessere della loro razza o gruppo etnico a spese degl'altri.

Queste e altre forme di enotismo guidano al razzismo, all'etnocentrismo, al nazionalismo, all'intolleranza religiosa ed al fanatismo. Tali "ismi" sono fonti divisivi per la violenza e la guerra. In ogni caso, se tutti gli esseri umani mettono la loro fede in un centro infinito e trascendente di valore, questi problemi possono essere evitati.

Questo non è stato il caso del ventesimo secolo, che il filosofo William Bartley, ha chiamato "il secolo della divisione." Una pluralità di coesistenze, ma enoteistiche, afferma che furono sancite ufficialmente ed incorporate nelle dottrine del diciannovesimo e ventesimo secolo della sovranità nazionale. Nella sua Filosofia del Diritto, G.W.F. Hegel descrisse lo stato come l'ultimo stadio della marcia dell’"assoluto" nella storia. Era il fine ultimo:

"Il fine razionale di un uomo è la vita nello stato, e se non c'è nessuno stato lì, è necessario che uno sia fondato. Il permesso per entrare o lasciare lo stato è dato dallo stato; questa non è poi una questione che dipende dalla volontà arbitraria di un individuo e perciò lo stato non stipula contratti, perché un contratto presuppone l'arbitrarietà. È pure falso affermare che lo stato è qual cosa che dipende dalle opinioni di tutti i suoi membri. È più vicino alla verità affermare che è assolutamente necessario che ogni individuo deve essere un cittadino. Il grande sviluppo dello stato nei tempi moderni è che, oggi, tutti i cittadini hanno un unico scopo comune e la stessa meta, una meta assoluta e permanente… "

Per Hegel, lo stato, col suo apparato, era l'incarnazione dell'assoluto. Era l'ultima fonte della lealtà per i cittadini. Questa fede quasi-religiosa verso lo stato era una versione secolare della realtà ultima che è stata usata dalla retorica del comunismo di stato, del Nazional Socialismo ed il Maoismo. Per i nostri scopi, è importante capire che una versione meno stridente della sovranità statale fu promossa anche nella formazione delle Nazioni Unite. In ogni caso, la pace internazionale non può essere realizzata in un mondo non regolato di stati supremi, dove nessun stato riconosce che esiste una verità o legge superiore ad esso. Nessun consenso internazionale potrà essere raggiunto in un mondo dove l'opinione di ogni singolo stato è considerata come assoluta.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fu stabilito per assicurare la sovranità degli stati, per proteggere dalle azioni arbitrarie di uno stato supremo contro un altro. Fino ad un certo punto, il Consiglio di Sicurezza è stato capace di intervenire quando tali incursioni sono avvenute. Ciononostante, tale stato della "pace" non è la vera pace. Non è un mondo libero dalla violenza all'interno degli stati e può essere una "pace" che promuove la violenza strutturale. Effettivamente, nell'ultima metà del ventesimo secolo la povertà e la sofferenza sotto regimi "sovrani" sono state molto estese. Molti degli stati "sovrani" non sono stati gentili coi loro propri cittadini.

Inoltre, il sistema di stati supremi non è stato in grado di limitare l'abuso economico globale che li trascende. Nell'assenza di organizzazioni internazionali che riconoscono i limiti della sovranità statale, un'economia globale è emersa come una forza guida del globalismo. Richard Falk ha sostenuto che questa globalizzazione economica sta divenendo una fonte di governo globale inumano.

Gli effetti visibili sui quali egli mette enfasi sono:

1. Disparità economiche crescenti
2. Trascurare la sofferenza umana
3. Declino del bene pubblico su scala globale
4. Sviluppo tecnologico incontrollato per grandi danni potenziali

Il ragionamento di Falk si basa sul fatto che questi sviluppi negativi sono il risultato di un’economia globale non controllata; sono problemi morali che tradizionalmente erano affrontati dalla religione. Da adesso, seguendo il pensiero di Hans Küng, esiste il bisogno per una coscienza globale religiosa comune:

"È mia opinione che questo primo sforzo di costruire una società civile democratica globale, viene da un’inspirazione religiosa e spirituale, e se si vuole muoversi dai margini della realtà politica per sfidare le varie costellazioni del potere in un modo più serio, dovrà acquisire alcune delle caratteristiche e preoccupazioni di un movimento religioso, inserendo la costruzione di collegamenti positivi con gli aspetti emancipatori delle grandi religioni del mondo."

Per costruire un tale movimento interreligioso comune, noi ritorniamo alla nostra premessa originale che le religioni, forse i violatori più frequenti del primo comandamento, devono tutte essere umili abbastanza da riconoscere che c'è un'autorità infinita più alta, su tutte le espressioni limitate esistenti sulla terra. I Leader religiosi devono rappresentare gli interessi genuini di tutti, non solo accordarsi con i poteri temporali del momento per il loro proprio conforto. Ancor più importante, dobbiamo imparare a distinguere tra gli aspetti emancipatori ed enoteistici della religione. Il tentativo di costruire un ordine solamente politico o economico, senza la guida della religione condurrà inevitabilmente ad un ordine mondiale inumano, un ordine pervaso dalla violenza strutturale.

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