1 marzo 2008

La scienza non esiste per se stessa ma per il benessere dell'umanità

Esiste un fondato motivo per mettere enfasi sull’Unità tra le scienze. Una Unità che va intesa soprattutto in senso spirituale, più che in senso tecnico; un senso di unificazione nel lavorare per una causa comune, in armonia tra le varie discipline, con un profondo rispetto reciproco.

Antonio Ciacciarelli
Segretario Generale ICUS

Fin dall'inizio, il fondatore della Conferenza Internazionale sull'Unità delle Scienze (ICUS) ha chiesto che queste perseguissero due temi correlati: l'Unità delle Scienze in relazione ai Valori Assoluti. Per la maggior parte degli scienziati, il primo tema era una astrusità, il secondo un’assurdità.
In effetti più la Scienza si è sviluppata, più si è suddivisa in discipline e specializzazioni sempre più specifiche, che di conseguenza hanno difficoltà sempre maggiori di integrazione e di comprensione reciproca. Ognuna di esse ha infatti un proprio glossario, una propria grammatica, una specifica sfera di ricerca.
La scienza oggi è diventata perciò un torre di Babele, e l’integrazione tra le varie discipline sembra un’utopia. Il Prof. Seyyed Hossein Nasr della Washington University ha affermato in proposito: “Le scienze naturali hanno perso la loro intelligibilità simbolica, fatto che ha una diretta responsabilità della crisi nella quale il mondo scientifico moderno si trova; crisi che consiste nell’incapacità di fornire una visione del mondo".
Vi è quindi un fondato motivo per mettere enfasi sull’Unità tra le scienze. Una Unità che va intesa soprattutto in senso spirituale, più che in senso tecnico; un senso di unificazione nel lavorare per una causa comune, in armonia tra le varie discipline, con un profondo rispetto reciproco.
L’altro aspetto importante delle ICUS è l’accento che mettono sui valori assoluti. È vero che molti scienziati hanno sollevato obiezioni a proposito di questo aspetto. Molti di loro, come sappiamo, sono d'accordo con Jacques Monod, che nel suo famoso libro “Il caso e la necessità” afferma che “l'obbiettività è l'unico valore che deve interessare la scienza”.
Georg Henrik von Wright, grande filosofo e grande critico della scienza moderna affermava però:
“La cosiddetta battaglia per la libertà della scienza è finita con un compromesso. La scienza avrebbe dovuto abbandonare la pretesa di essere una fonte di valori, lasciando alla religione l’autorità in materia di ciò che è buono e cattivo, e di verità ‘soprannaturale’. La Religione, dal canto suo, avrebbe dovuto abbandonare la pretesa di avere autorità sulla ‘verità naturale’ accessibile soltanto attraverso la sperimentazione, l'osservazione e il ragionamento logico. In termini filosofici, questa ‘divisione di competenze’ significa una frattura concettuale tra il fatto ed il valore tra ciò che È e ciò che Deve Essere, frattura che non esisteva nel pensiero greco e neppure nel pensiero cristiano medievale. Una delle implicazioni di questa spaccatura è la tesi che la scienza oggi deve essere ‘value free’, libera cioè da valutazioni valoriali o, peggio ancora, che deve essere senza valori”.
La drammatica conseguenza di questo, come Seyyed Hossein Nasr ha voluto puntualizzare, è che “il dominio sulla natura è diventato ‘cosa’ priva di significato morale e, allo stesso tempo, il vuoto creatosi a seguito della scomparsa di questo aspetto vitale dell'esistenza umana, continua ad albergare all'interno dell'animo dell'uomo, manifestandosi in molti modi diversi, qualche volta in modo violento e disperato".
Per questo le Conferenze ICUS hanno preso ferma posizione su questioni che sono attualmente al centro del dibattito sull'impatto sociale della scienza e della tecnologia; sulla visione materialistica del mondo occidentale che si scontra contro il misticismo dell'Oriente; sul progresso e sul benessere sociale in rapporto ai bisogni esistenziali e alle aspirazioni religiose.
È evidente che questa non è una negazione della scienza o del metodo scientifico. Senza lo sviluppo scientifico, non avremmo mai avuto la prosperità economica attuale. Inoltre, nonostante il cattivo uso che a volte si fa e si è fatto della conoscenza scientifica, lo spirito di base degli scienziati è proiettato verso la realizzazione di una società migliore per il bene di tutta l'umanità.
C’è da notare pero che nonostante i desideri e gli sforzi degli scienziati, povertà, analfabetismo, malattie, non sono ancora debellati, neppure nelle nazioni più progredite; tensioni e guerre continuano ad esistere tra molte nazioni, e gli uomini continuano a soffrire. Come mai? Probabilmente perché la scienza moderna non è in grado di sostenere alcun sistema di valori; di conseguenza non è capace di promuovere alcuna moralità ed etica. Ed addirittura anche all'interno della propria cornice metafisica, la scienza si ritrova incapace di offrire qualsiasi guida in termini di moralità e di etica.
A questo punto è evidente la necessità di definire una moralità ed una etica basate su un nuovo standard di valori. Per poter far questo, la scienza deve giungere a poter affrontare anche il campo dei valori morali, poiché non possiamo perdere il punto centrale dello scopo dell’insieme: la scienza non esiste per il beneficio della scienza stessa, ma per il benessere dell'umanità.
Per chi crede in un Essere superiore, in un certo senso la Natura è “il Manuale d'amore di Dio”. Ecco perché la scienza è così importante anche per Dio. Gli scienziati sono persone in grado di interpretare questo manuale; questo oggi a molti può sembrare strano, perché sono affermazioni che da molto tempo non vengono fatte, o vengono addirittura bollate come non rientranti nel campo della scienza.
Eppure anche Galileo, fondatore della scienza moderna, disse più o meno le stesse cose: “La filosofia è scritta nel grande libro che si estende davanti ai nostri occhi - intendo l'universo - ma noi non siamo in grado di comprenderlo se prima non impariamo il linguaggio e non afferriamo i simboli con i quali è scritto. Questo libro è redatto con linguaggio matematico e i simboli sono i triangoli, i cerchi e le altre figure geometriche senza le quali è impossibile comprendere anche una singola parola di questo testo; senza le quali non facciamo altro che vagare invano in un buio labirinto”.
Qual è questo grande libro di cui parlava? Galileo citò durante il suo processo ciò che Tertulliano aveva affermato: “Sono convinto che l'uomo arrivi alla conoscenza dell'esistenza di Dio prima attraverso la natura e poi attraverso la rivelazione”, ed aggiunse: “Dio manifesta se stesso in modo meraviglioso nell'azione della Natura più di quanto abbia fatto nei dettami della Scrittura”.
Non dobbiamo però perdere il punto centrale dello scopo dell’insieme. La scienza deve essere applicata: "La scienza non esiste per se stessa ma per il benessere dell'umanità”. Questo è ciò che Francis Bacon ci aveva spiegato: “La conoscenza che tende soltanto alla propria soddisfazione è come una cortigiana che esiste solo per il piacere e non è capace di dare frutti”.
Ma per poter avere questo benefico effetto, cioè per non essere soltanto per “la gloria del Creatore” ma anche “per il benessere e sollievo dell'uomo”, la conoscenza non può essere ricercata solo per il piacere della mente o per la contesa disciplinare, o per ottenere la superiorità sugli altri, o per il profitto o per la fama, o per il potere; ma deve avere come fine il beneficio ed il servizio della e alla vita stessa. Il vero e preciso scopo della scienza non è altro che questo: poter offrire alla vita umana scoperte nuove e nuova forza.

Cosa sono le ICUS?
Le Conferenze Internazionali sull'Unità delle Scienze (ICUS) nascono dal desiderio del Fondatore della UPF di promuovere la ricerca di una visione integrata del mondo. Questa visione, la cui ricerca è aperta a tutti gli uomini di buona volontà, è la base per generare un futuro pacifico per l’umanità.

Per questo i temi che hanno caratterizzato tutte le ICUS, “L'unità della conoscenza e della scienza” e “I valori assoluti”, sono una sfida volta a stimolare la creatività dei ricercatori e degli scienziati di tutto il mondo.

Iniziata nel 1972 con 20 partecipanti, le ICUS si sono ampliate anno dopo anno migliorando la collaborazione all’interno della comunità accademica mondiale. Questa fase di crescita è culminata nella decima ICUS, un evento che nel 1981 ha radunato 808 partecipanti da più di 100 paesi in Seul. Da quel momento in poi la ICUS è stata riconosciuta dalla comunità accademica quale realtà veramente unica di confronto sia per la sua interdisciplinarietà che per la sua internazionalità.

Ora, quella rete internazionale di studiosi, consolidatasi attraverso le ICUS e vari altri programmi, promuove e sostiene questo grande network. Oggi, le Conferenze Internazionali sull'Unita delle Scienze sono incontri di dimensioni più piccole, poiché la loro attenzione è indirizzata fondamentalmente alla realizzazione di comitati di lavoro che producano documenti atti a perseguire i due temi fondanti. Il sito web è: www.icus.org

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